Dunlop Mutant, diario di bordo. 4. In pista e con il caldo

Un vero e proprio long test sul nuovo, versatile pneumatico Dunlop. Tanti chilometri alla scoperta del suo comportamento in ogni condizione. Stavolta esageriamo: lo portiamo in pista e lo mettiamo alla prova con le alte temperature
20 luglio 2021

Come vi avevamo promesso, quarta puntata del nostro long test dedicato ai Dunlop Mutant. Stavolta li abbiamo portati anche in pista, e li abbiamo finalmente potuti provare anche con quel caldo che, da più parti, sembrava essere il loro tallone d'Achille. Ma andiamo con ordine.

In pista si sono comportati meglio di quanto ci aspettassimo: pur essendo pneumatici assolutamente non destinati all'uso in circuito, hanno resistito abbastanza bene agli strapazzi fra i cordoli. Pressione a 2,5 bar ad entrambe le estremità, seguendo i consigli dei tecnici Dunlop (pressioni più basse, vista la carcassa stradale, rischiano di danneggiarli oltre a non offrire prestazioni ottimali) e via, dentro. Feeling sul davanti e rapidità restano invariati, manca però inevitabilmente quell'appoggio sulla spalla e quella capacità di spinta tipici di gomme più marcatamente performance oriented nel segmento sport-touring.

In compenso, il battistrada non si è "strappato" come ci aspettavamo: anche dopo due turni, sia pure fatti con il fresco, l'usura è risultata abbastanza regolare con giusto qualche scalino sugli intagli in uscita. In sostanza, non sono fatti per la pista, ma se anche doveste farci qualche turno, non rischierete l'osso del collo.

Veniamo al caldo. Effettivamente, con l'aumentare delle temperature dell'asfalto, il Mutant tende a perdere quella coerenza di comportamento ma soprattutto quel bel feeling che le caratterizza nelle stagioni più fresche. In questo caso, con ogni probabilità la scelta di mescole molto ricche di silice (e quindi molto performanti in termini di tempi di riscaldamento e tenuta su asfalti freddi) e strutture pensate per fondi accidentati porta a qualche compromesso prestazionale nella guida sportiva con il caldo estivo.

Niente di tragico, intendiamoci: si perde feeling, e si sente la moto muoversi un po' di più, ma se avete scelto Mutant probabilmente il vostro focus è rivolto più all'uso turistico veloce che non alla guida sportiva. E quindi, per capirci, tutto bene. Inoltre, non appena si sale un po' in quota, e l'asfalto si rinfresca, il Mutant recupera quel comportamento piacevole e comunicativo che ci è piaciuto tanto nelle prime settimane.

Proseguiamo nel nostro test: appuntamento attorno ai 5.000 km, fra qualche settimana, per qualche altra impressione e consiglio in merito alle Dunlop Mutant. E speriamo - anche se suona strano - di poterci mettere anche qualche considerazione sul bagnato.

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Il misto di montagna

Ci siamo lasciati a quota 1.000 km, con una prima - e forzatamente incompleta - analisi dei nuovi Dunlop Mutant, che fino a questo momento avevamo saggiato poco più che su lunghe e noiose trasferte autostradali. I successivi 700 km sono stati ben più interessanti, perché si sono svolti in grandissima parte su misto di montagna mosso e piacevole, il teatro dove più di ogni altro ci si gode una gomma dinamica come questa nuova Mutant.

Le temperature, in questa primavera 2021, restano ancora piuttosto basse: in questo contesto le Mutant si comportano egregiamente. Grande il feeling sull'avantreno, notevole l'agilità come da buona tradizione Dunlop. La confidenza quando si guida forte è elevata e il divertimento notevole, anche perché Mutant si dimostra anche piacevolmente neutra sia entrando con i freni in mano che uscendo con forti applicazioni di coppia (ovvero, parlando come si mangia, spalancando il gas in uscita di curva), senza effetti autoraddrizzanti degni di nota.

Quando si alza il ritmo emergono però due piccoli difettucci: una leggerissima incoerenza nei profili di anteriore e posteriore (almeno nella misura 180/55) che fa sì che il retrotreno sembri seguire con un po' di ritardo il comportamento dell'avantreno. L'altro è un grip forse un filo inferiore a proposte un po' più sportive nel disegno battistrada e nella mescola alle massime inclinazioni consentite dalla gomma. In entrambi i casi si tratta di piccole sbavature che non inficiano un quadro di eccellenza, almeno fino ad ora, dipinto dalle Dunlop Mutant.

Il prossimo appuntamento ci vedrà impegnati in un impiego un po' (molto...) fuori contesto per le Mutant, che non nascono certamente come gomme pensate anche secondariamente per l'uso in pista, ma che abbiamo proprio voglia di portare fra i cordoli per capire di cosa siano capaci. E - oltre che a percorrerci ancora tanta strada, per tornare a valutarle con percorrenze più elevate - vogliamo sicuramente metterle alla prova al più presto possibile in un frangente di bagnato e con il caldo che, speriamo, non tarderà ad arrivare. Restate sintonizzati. 

Seconda parte - i primi 1000 km

Eccoci a un primo bilancio dopo una distanza già significativa: quasi mille chilometri percorsi, anche se non tutti come avremmo voluto. Le temperature poco favorevoli e diversi impegni ci hanno impedito di verificarli a fondo sui terreni più adatti, limitandoci a qualche breve sparata sul misto, ma la cosa non ci ha però precluso la possibilità di... portarci a casa qualche conclusione interessante.

Le Mutant, infatti, hanno comunque messo in mostra ottime doti di resistenza all'usura, perché nonostante tanti chilometri percorsi in autostrada, sia all'anteriore che al posteriore il profilo è rimasto bello tondo e regolare; l'agilità, la leggerezza di sterzo sono rimaste molto elevate e insomma non ci sono tracce di "quadrature" che ne rovinano la dinamica. Attualmente stiamo usando pressioni appena leggermente più basse di quelle raccomandate, con un 2.4 all'anteriore e 2.6 al posteriore. Godetevi il video: appuntamento a fra qualche giorno per un secondo bilancio più significativo...

Vi ricordate dei Dunlop Mutant? Sono stati una delle novità della "zona EICMA" 2019, che però non abbiamo avuto modo di approfondire come meritavano causa le ben note vicende della pandemia. Ve ne abbiamo parlato approfonditamente subito dopo la presentazione stampa (una delle prime realizzate in modalità "smart") e anche dopo, analizzandole con il responsabile Dunlop Roberto Finetti. Ci mancava l'ultimo tassello, quello della prova pratica...

Una gomma così versatile come la Dunlop Mutant - che nasce per adattarsi al sempre più multiforme mercato moto, con tantissimi modelli che incrociano caratteristiche di guida e destinazione d'uso spesso discordanti - meritava però qualcosa di più della solita prova, giocoforza ristretta temporalmente. Abbiamo pensato quindi di farcene dare un treno, montarle su una moto che potessimo utilizzare più a lungo del solito, e utilizzarla in tutti i contesti che ci potessero venire in mente, per capire se la versatilità promessa venisse realmente mantenuta, ma anche se le prestazioni fossero durature nel tempo.

Facciamo un passo indietro: le Dunlop Mutant sono pensate per adattarsi a un numero di moto che, con le ultime misure introdotte (150/60 e 160/60-17") va oltre il mezzo migliaio. Una copertura quantomeno ambiziosa, che richiede quindi una gomma di una versatilità davvero impressionante. Versatilità ottenuta sfruttando le ormai note tecnologie proprietarie Dunlop: JLB (Jointless belt, la cintura a spirale in acciaio) e CTCS, ovvero il controllo di tensione della carcassa. Anche la scelta dei materiali per le mescole è stata una sfida nella sfida, che però Dunlop sente di aver vinto tanto da definire - attraverso la sigla 4ST (e la M+S indicata sulla spalla) - la Mutant come vera gomma quattro stagioni, anche se Dunlop stessa non si spinge a consigliarne l'uso sotto la neve...

 

La prima presa di contatto è molto positiva. Fin dai primi metri, a gomma nuova e con le temperature insolitamente rigide che hanno caratterizzato la metà di aprile, la Mutant trasmette sicurezza. Si scalda in un attimo, e mette in mostra le due caratteristiche da sempre tipiche di Dunlop: agilità e confidenza con l'avantreno. C'è sostegno davanti e trazione dietro, e anche sui fondi meno regolari la gomma si comporta molto bene, senza reazioni secche e con pochissimi interventi dell'elettronica, segno che grip e capacità della carcassa di copiare il fondo sono di alto livello.

Primo esame, quindi, superato con successo. Ci vediamo naturalmente fra qualche centinaio di chilometri, per un bilancio più significativo!

Questo articolo è stato creato il 4 maggio 2021. L'ultimo aggiornamento è del 20 luglio 2021

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