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Lunga, massiccia e compatta svela già all’occhio le sue cattive intenzioni; sostanza minimal, forcella imponente e un grosso pneumatico da 240 al posteriore le aggiudicano il titolo di cattiva della gamma e il motore Twin Cam 103 completa l’opera.
Quest’ultimo, forte dei suoi 1.690 cc, eroga una coppia di 130 Nm a 3.000 giri, è montato su supporti rigidi e dotato di iniezione elettronica sequenziale e rilascio automatico di compressione, mentre la trasmissione è affidata al Cruise Drive a sei marce. È un propulsore evoluto, ma che conserva l'eredità dei predecessori Flathead, Knucklehead, Panhead, Shovelhead, Evolution, Twin Cam 88 e Twin Cam 96 e come ogni motore Harley-Davidson punta molto anche sull’estetica: fulcro della moto, il gruppo motore trasmissione fa bella mostra di sé con la verniciatura a polvere e le coperture cromate. I terminali di scarico sfoggiano una singolare colorazione nero lucido.
Saltano subito piacevolmente all’occhio i cerchi Gasser a 10 raggi semicircolari che alternano finiture nero e alluminio lucidi, montati per la prima volta proprio sulla Breakout, misurano 18” al posteriore e 21 all’anteriore.
Entrambi i parafanghi sono corti e tozzi, particolarmente attillato quello posteriore, che scopre il ruotone Dunlop da 240 mm. La forcella si allarga di 49 mm rispetto ai precedenti modelli Softail e l’avantreno (definirlo granitico è poco) ospita una gomma da 130 mm, anche questa Dunlop rigorosamente marchiata Harley-Davidson. A completare la ricercata silouette troviamo il serbatoio da 18,9 litri, con inserto in pelle nera e loghi in fibra di vetro.
Il primo step della nostra prova si svolge in un tratto urbano particolarmente trafficato, dobbiamo attraversare Marsiglia per portarci sulle sinuose coste circostanti e sulle scogliere a picco sul mare. Non è forse il mezzo più adatto al tran tran metropolitano; nonostante l’inaspettata agilità anche nelle manovre più lente, l’Harleona non è propensa a zigzagare tra le auto, ma nell’attesa ai semafori abbiamo avuto modo di constatare che il motore non scalda esageratamente e che le vibrazioni percepite sono pressoché nulle. Gli irriducibili nostalgici che amano il borbottio del bicilindrico e le famose good vibrations rimarranno delusi. Sia con motore al minimo che in marcia non si avvertono vibrazioni di alcun tipo e anche dal sound del motorone da 1.690 cc ci aspettavamo qualcosa di più. Un punto a suo favore è indubbiamente la progressione fluida e sempre pronta a tutti i regimi, anche se è dai 3.000 ai 4.000 giri che il Twin Cam dà il meglio.
Una volta fuori dal caos della città imbocchiamo una strada decisamente più a misura di Breakout: un saliscendi di curve veloci e panoramiche che la mettono subito a suo agio e ne rivelano l’animo viaggiatore. La leva della frizione non affatica e il cambio è preciso e poco rumoroso rispetto agli standard americani cui siamo abituati, tutto a favore della guida e del godersi ancor di più la strada, mentre la nuova Softail Harley disegna le curve come su una rotaia. Nemmeno gli avvallamenti del terreno e qualche tratto di strada disastrato turbano la sua marcia, le sospensioni incassano le asperità senza problemi e il fondoschiena (punto solitamente troppo sollecitato su questo genere di moto) ringrazia.
Chi ama i Softail lo sa: due sono i difetti-non difetti che la caratterizzano, e che ritroviamo anche su quest’ultimo esemplare: la scarsissima luce a terra e la frenata non proprio incisiva, soprattutto al posteriore.
Anche nelle pieghe meno azzardate si rischia di lasciare sull’asfalto buona parte del pomello delle pedane (e non solo) e per fermare l’ingente mole è necessaria una bella strizzatina della leva freno. Su questo modello è ben gradita la presenza dell’ABS di serie, che ormai equipaggia quasi tutta la gamma H-D.
Se la si prende con una certa decisione e si fa leva sul grande manubrio, complice anche la coppia del potente propulsore, la Breakout tira fuori i muscoli e si inerpica anche su tratti insidiosi
La posizione delle braccia convoglia gran parte dell’aria sul guidatore, a discapito del comfort nelle lunghe percorrenze a velocità sostenuta, ma probabilmente un parabrezza sulla Breakout sarebbe un sacrilegio nei confronti della sua linea compatta e minimale. Come dice il detto? Per apparire… Veniamo al punto dolente: quando ci si trova di fronte ad una serie di tornanti stretti e ripidi in sella a un motone da 330 chili, lungo 2.440 mm e con pneumatici di grossa misura il pensiero, è uno solo: non girerà mai!
E invece se la si prende con una certa decisione e si fa leva sul grande manubrio, complice anche la coppia del potente propulsore, la Breakout tira fuori i muscoli (e noi con lei) e si inerpica anche su tratti insidiosi, forse più adatti a un motard che a una long custom come questa.
Preferiamo comunque immaginarla percorrere lunghi tratti panoramici, come nell’immaginario più comune della motocicletta americana, magari con passeggero al seguito visto il comodo sellino posteriore che, all’occorrenza, può essere rimosso.
La nuova Harley-Davidson Breakout è disponibile in tre colorazioni, Vivid Black, Big Blue Pearl e Ember Red Sunglo a 20.900 Euro per la versione nera, 21.200 per la blu e la rossa.
Harley-Davidson
Via Privata Bastia, 5
20139 Milano
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https://www.harley-davidson.com/it/it/index.html
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