Abbiamo provato in kartodromo la Honda CRF250M. La piccola supermoto giapponese è perfetta nell'uso cittadino e diverte tra le curve. Scomode le pedane del passeggero
Supermotard. Uno sport estremo, caratterizzato da moto ruvide, un po’ bastarde che scalpitano e che si fatica molto spesso a tenere a bada. Ma deve per forza essere sempre così? No, non bisogna essere dei Ruben Xaus della situazione per potersi divertire con questa tipologia di moto. Honda è d’accordo con noi e presenta la CRF250M, una supermotard facile e intuitiva, capace di regalare comunque tanto divertimento proprio grazie al suo carattere amichevole. Pensata per un pubblico giovane che la userà tanto in città, la Honda CRF250M rappresenta la versione a ruote non tassellate della CRF250L. Arriverà nelle concessionarie ad un prezzo ancora da ufficializzare, ma che dovrebbe aggirarsi intorno ai 4.600 euro F.C. (circa 100 in più rispetto alla variante da enduro).
Collocata all’interno di un telaio perimetrale con schema a semi-doppia culla in acciaio, l’unità monocilindrica a 4T bialbero raffreddata a liquido che alimenta la CRF250M presenta una cubatura di 250 cc con valori di alesaggio e corsa pari a 76x55 mm e un rapporto di compressione di 10,7:1. È in grado di sviluppare una potenza di 23,1 CV ad un regime di 8.500 giri, oltre una coppia massima di 22 Nm a 7.000 giri.
Dimensioni e ciclistica
Lunga 2.127, larga 815 e alta 1,147 mm, la Honda CRF250M presenta un interasse di 1.446 mm, un’avancorsa di 71 mm ed un’altezza della sella da terra di 855 mm, oltre a un peso di 145 kg con il pieno di benzina.
All’anteriore c’è una forcella telescopica a steli rovesciati da 43 mm di diametro, mentre al posteriore un forcellone in alluminio con monoammortizzatore e architettura Pro-Link. I cerchi presentano un disegno a raggi, misurano 17 pollici e sono gommati con pneumatici 110/70 all’anteriore e 130/70 al posteriore. I freni impiegano un disco da 296 mm con pinza a 2 pistoncini all’avantreno e da 220 mm con pinza a pistoncino singolo al retrotreno.
Lo stile della CRF250M
Completamente digitale e caratterizzata da un piacevole sfondo arancione, la strumentazione appare chiara e ben leggibile, anche se molto rastremata nelle dimensioni, e mantiene informati su velocità, livello del carburante, km totali e parziali percorsi, ed ora. Tradizionalistico il design adottato per questa moto, che presenta una sezione frontale caratterizzata da un ampio parafango anteriore e dal gruppo ottico con linee a V. Lo stile è di chiara derivazione crossistica e fa di tutto per far sognare ad occhi aperti le mitiche CRF da motocross che corrono in MX1 e MX2.
La nostra prova in pista
Preso posto sull’alta sella della Honda CRF250M, notiamo una triangolazione di guida non affaticante; solo dopo molti km potrebbe portare a stancare leggermente i tricipiti, ma ci riferiamo pur sempre alla guida in kartodromo. Tirata la frizione inseriamo la prima delle sei marce di un cambio che lavora con rigore e precisione e che sfrutta una frizione lubrificata multidisco a molle. Scendiamo in piega verso destra per affrontare il primo tornantino del kartodromo e iniziamo da qui ad apprezzare sia l’elevata agilità della moto che una buona precisione direzionale. Una volta impostata la traiettoria questa viene percorsa con rigore, senza sbavature: un risultato dovuto al lavoro in sinergia delle sospensioni Showa e del telaio perimetrale a semi-doppia culla, a cui si deve aggiungere un motore bilanciato che diverte senza imbarazzare. Si ritrova sulla CRF quel famoso equilibrio dinamico tipico delle moto della Casa di Tokyo.
Il propulsore si dimostra abbastanza pieno sin dai bassi regimi (è pur sempre un piccolo mono di 250 cc), oltre che incline ad allungare. Così deve essere una moto rivolta ai giovani, deve cioè avere un bel carattere trasversale capace tanto di divertire sulle strade tortuose quanto di muoversi in città grazie a un peso contenuto e a uno sterzo elevato. Quel che serve per divertirsi c’è insomma e basta ruotare il polso destro per accorgersene, ma la parte dell’attore protagonista in questa moto non vuole essere recitata dal motore, bensì dall’agilità in tutte le situazioni. Saltare da un cordolo all’altro è un piacere e immaginiamo facilmente quale sorriso riesca a strappare al pilota su una bella strada tortuosa di montagna, mentre in fase di inserimento in curva apprezziamo il funzionamento dell’impianto frenante, che si dimostra modulabile e potente, anche se un filino di mordente in più nella fase finale della frenata non avrebbe guastato.
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