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Un giorno non molto lontano, alcuni uomini di varie nazionalità si incontrarono in un agriturismo umbro per trascorrere un paio di settimane insieme. No, non aspettatevi la classica barzelletta: si trattava di un gruppo di designer e modellisti, ed erano lì per lavoro. Un lavoro mica da ridere, visto che si trattava di concepire una concept-bike apparentemente estrema, ma le cui linee guida le avremmo ritrovate su una moto vera e funzionante, che avrebbe avuto l’onere di rappresentare un nuovo (ennesimo…) segmento di mercato, definito “Road Sport”, oltre che di diventare, nel corso degli anni, una pietra miliare del motociclismo.
Roba leggera, vero? Ah, i signori di cui sopra erano uomini dell’R&D di Honda, e dal loro “brain-storming” è scaturita la concept –bike apparsa a sorpresa l’anno scorso all’Ifma di Colonia: esatto, quella futuristica creatura rossa di plastica con le ruote finte, il cui compito era quello di lasciarci vagamente intendere come sarebbe stata la nuova generazione di Honda V4. Vagamente neanche tanto, in fin dei conti, visto che buona parte di quelle linee le abbiamo riviste solo pochi mesi dopo, sulla nuovissima VFR1200F.
Il project leader della nuova VFR è l’ingegner Yosuke Hasegawa, in Honda da dieci anni dopo aver progettato grosse macchine per l’edilizia e il più grande rollercoaster (leggi: montagne russe) di Tokio.
Un tipo molto pacato e riflessivo, che precedentemente si era occupato della VTX1800, e che ci ha candidamente confessato che a lui il classico rumore del motore V4 non piace, preferisce il “quattro in linea”, però ha voluto conferire alla sua nuova creatura una voce dal timbro importante e assolutamente unico.
L’ingegner Toshiaki Kishi, già creatore del missile CBR1100XX, ha invece guidato il team di designer, uno dei quali è lo spagnolo Teofilo Plaza, che somiglia molto all’attore Neri Marcorè e lavora alla Honda Europe di Roma.Teo anni addietro si occupava di auto, poi un giorno provò una Transalp e iniziò a macinarci chilometri e chilometri, senza usare più la macchina. Teo era commosso quando, per la prima volta, ha visto un bel gruppo di VFR1200F tutte assieme, al test meeting organizzato i giorni scorsi nei dintorni di Malaga, dove la “sua” VFR è riuscito anche a usarla per la prima volta.
La nuova VFR1200F arriverà dai nostri concessionari il prossimo gennaio, al prezzo di 15.500 euro (f.c.). Come avviene con la DN-01, l’acquirente della VFR concorderà l’acquisto con il concessionario, che solo allora ordinerà la moto alla Honda, dalla quale il cliente stesso verrà poi periodicamente contattato allo scopo di verificarne il grado di soddisfazione. La nuova arrivata usufruirà però del trattamento esclusivo Premium post-vendita, che comprende la garanzia estesa a 3 anni, con relativo il recupero stradale gratuito, e tagliandi ogni 12.000 km (dopo il primo, a 1.000) o comunque con cadenza annuale.
Più che un’evoluzione della specie, la VFR1200F rappresenta evidentemente una rivoluzione, pur mantenendo il carattere di famiglia
Una moto molto elegante, ma dalla presenza imponente vista di lato, anche per via del voluminoso silenziatore a megafono dalle bocche asimmetriche, che tuttavia vanta un ridotto ingombro laterale per poter piegare il più possibile. Più svelto il codone, con due bei maniglioni per il passeggero, gli attacchi delle moto valigie integrati e con in punta un fanalino rastremato (stranamente non a led), sotto al quale spunta la serratura della sella. Il tutto è confezionato e rifinito con cura tipicamente Honda, strumentazione compresa: che tra l’altro indica anche la marcia inserita e la temperatura dell’aria, ma purtroppo non riporta dati come l’autonomia e i litri di carburante residui e il consumo istantaneo, che era logico attendersi su un prodotto del genere. Anche perché il serbatoio in effetti tiene solo 18,5 litri, non molti per una potente 1200…
Del tutto nuovi anche i blocchetti elettrici, con pulsanti ergonomici di generose dimensioni e di colore grigio per azionare il clacson e, sulla destra, l’hazard (le quattro frecce simultanee): solo che il pulsante del clacson è stato posizionato sopra al deviatore delle frecce, il che richiede un certo periodo di abitudine.
Le pinze anteriori montano pastiglie sdoppiate: la leva del freno aziona così quattro pistoncini e due pastiglie di ogni pinza anteriore, mentre il pedale si occupa della pinza posteriore in abbinamento agli altri due pistoncini anteriori, dotati di pastiglie indipendenti. Il tutto in combinazione con il sistema ABS, anch’esso ripartito sulle due ruote.
Pensate che questo V4 da 1.237 cc è più compatto di quello della stessa VFR 800
Il primo tratto purtroppo si rivela una vera tortura a fuoco lento, tutti rigorosamente in fila a 60 all’ora dietro alla nostra severissima guida e a una serie di veicoli sfiancanti, fino al primo curvone dove ci attendevano fotografi, operatori e…due agenti motociclisti della Policia National, che con i loro perché e per come, come mai siete qui e mille altre domande ci hanno solo fatto perdere del gran tempo e rovinato la prima sessione fotografica. Mentre loro discutevano con chi di dovere, comunque, io ho cambiato moto, e con altri amici ci siamo elegantemente defilati dal gruppo per andare a divertirci lungo quella quarantina di chilometri misto veloci da urlo, guidando come questa moto consente di fare.
La VFR1200F è ben più entusiasmante di quanto si possa pensare guardandola, praticamente perfetta per stabilità, precisione e possibilità di correzione, tanto da chiedersi davvero dove diavolo siano tutti quei chili, evidentemente molto ben distribuiti. Il motore accetta la tutta apertura in sesta da già da 1.500 giri, salendo progressivamente di regime fino al rafforzarsi della curva di coppia, sui 4.000, per poi continuare fino all’apertura della famosa valvola sullo scarico e via, e poi con spinta sempre maggiore fino ai regimi più alti (il limitatore, per la cronaca, taglia a 10.500 giri). Il tutto con un leggero sottofondo di pulsazioni ovattate, non certo di vibrazioni degne di nota. La risposta al gas elettronico è inappuntabile, pulita e liscia come l’olio. In precedenza, marciando lentamente in coda in prima e seconda, mi ero accorto di un certo rumore di trascinamento degli ingranaggi, e avevo anche riscontrato giochi di trasmissione nel classico chiudi/apri da traffico intenso: in tutte le altre marce però tutto funziona alla perfezione, grazie anche alla già citata dolcezza dell’acceleratore. Il reparto trasmissione merita un buon otto e mezzo. Il cambio (vizietto abbastanza diffuso, ma è davvero inevitabile?) è rumoroso solo all’innesto della prima ma in generale è rapido, preciso e silenzioso sia salendo di rapporto che scalando. La frizione antisaltellamento non affatica il polso, ed è una manna per chi vuol guidare molto sportivamente, come del resto la VFR istiga a fare su strade del genere, dando tra l’altro anche ottime soddisfazioni in termini di piega. Con un motore così, in ogni caso, anche con questa moto si potrebbe tenere un passo decisamente veloce sul misto tenendo tranquillamente la sesta: per la cronaca, a 3.000 giri indicati il tachimetro segna 88 km/h, a 6.000 siamo oltre i 175 e a 7.500 quasi a 215. Per viaggiare entro i limiti autostradali, quindi, al motore basta girare a circa 4.500/4.700 giri.
Ottimo anche il cardano, visto che sembra di guidare una moto con una trasmissione a catena molto ben regolata, e senza mai reazioni brusche, beccheggi e scompensi d’assetto. Ovviamente mi riferisco solo alla guida su strada, visto che in pista non ci siamo andati, anche se a Ronda ci sarebbe il magnifico circuito Ascari…
Insomma, su strade veloci, tutte curve e con l’asfalto perfetto, la nuova VFR infonde quello che mi piace definire “delirio di onnipotenza”, status psicofisico del quale si deve essere ben consci per evitare pericolosi patatrac, anche se si gode come bambini al luna park. Complici anche le sospensioni molto a posto e le generose Dunlop RoadSmart, gomme sport-touring dalle rimarchevoli prestazioni.
Ma anche i freni, che una volta sostituita la moto mi hanno rassicurato: progressivi sia davanti che dietro (fondamentale la sensibilità sul posteriore, per me che lo utilizzo molto ovunque), sono potenti e ben gestibili, pur dovendosi adeguare all’inevitabile effetto auto raddrizzante del CBS quando si frena energicamente a moto piegata. Per filare via puliti tenendo un buon ritmo conviene quindi entrare in curva a freni già liberi, lasciando scorrere la moto e giocando col gas. Bene anche il lavoro dell’ABS, come al solito più presente dietro che davanti ma mai fastidiosamente invasivo.
Dopo la sosta a Ronda ho usato a lungo la VFR1200F anche su strade più strette e sinuose, e non sempre perfettamente lisce, dove la moto si è lasciata guidare docilmente con la medesima facilità riscontrata prima. Sulle gobbette e le imperfezioni dell’asfalto le sospensioni erano un po’ meno rigorose, qualche pompatina posteriore si è manifestata esagerando un po’ col gas, ma il giudizio globale sulla moto è rimasto assolutamente positivo, anche dopo essere tornati in albergo il pomeriggio tardi dopo una sgroppata di duecento chilometri a ritmi da non enfatizzare troppo, col freddo e un po’ stanchi.
Una nota: come detto, la moto consente pieghe di tutto rispetto, ma sotto al motore la luce a terra non è elevatissima: solo 125 mm. Quindi…occhio ai marciapiedi e, soprattutto, agli odiosissimi dossi di rallentamento!
E qui veniamo alla protezione aerodinamica. In effetti la carena lavora bene, specie nel deviare l’aria dalle gambe, anche viaggiando a limiti teutonici. Guidando in posizione eretta (sono alto 1,75) l’aria lambisce la sommità delle spalle e investe il casco dalla visiera in su, il che causa rumore ma non vortici fastidiosi per la testa e il collo. Sarebbe stato davvero interessante verificare l’efficacia del plexiglas sdoppiato opzionale…
Honda
Via della Cecchignola, 13
00143 Roma
(RM) - Italia
848846632
https://www.honda.it/motorcycles.html
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