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Ci fu un tempo in cui le Indian guardavano a viso aperto le Harley-Davidson e, nelle vendite come nello sport, le superavano. Ma si parla di molto, molto tempo fa. Per tutti, dagli anni Cinquanta in avanti come minimo, la moto americana è quella che arriva da Milwaukee e le altre sono solo imitazioni. Da quando la Polaris ha rilevato il marchio Indian, nel 2011, le cose stanno però cambiando un poco: la Harley resta sicura sul piedistallo, irraggiungibile per chissà quanto tempo ancora, ma si sta facendo avanti una solida concorrenza.
La Indian Chief è stata presentata l'anno scorso al raduno di Sturgis, nella tana del lupo, e all'inizio del 2014 ne è cominciata la vendita. Si tratta di tre modelli sviluppati attorno a una base comune di motore e telaio. Principalmente attorno all'inedito bicilindrico Thunder Stroke da 111 pollici cubi – che diventano 1.811 tradotti in centimetri cubi – costruito dalla Polaris. Le tre nuove Indian sono la cuiser Chief Classic, la touring Chief Vintage e la bagger Chieftain, quella che abbiamo provato. Da poco sono distribuite anche in Italia ai prezzi base di 24.190, 25.590 e 26.790 euro.
La strumentazione dal sapore vintage prevede due classici elementi circolari per tachimetro e contagiri (nel quadrante di quest'ultimo c'è l'indicatore del livello carburante), e al centro un display multifunzione con illuminazione rossa, ma di lettura poco chiara sotto la luce del sole. Fra le varie informazioni non mancano quelle relative alla marcia inserita, a consumi, autonomia, pressione gomme e avviso manutenzione.
Il metallo regna sovrano, del resto il peso della Chieftain è dichiarato in 385 kg con il pieno, in acciaio sono i parafanghi avvolgenti e il copri filtro dell'aria. C'è ovviamente abbondanza di cromature e questo permette di mascherare la presenza di alcuni dettagli di plastica come l'ampia calandra attorno al faro, la consolle sul dorso del serbatoio o i profili del parafango.
La verniciatura della carrozzeria e la finitura del motore sono molto curate, i cavi passano all'interno del manubrio e la sella, dotata di frange fissate con del velcro, è in morbida pelle cucita ad arte. Le borse rigide da 32 litri non sono ingombranti nel traffico e si possono togliere velocemente quando non servono. Sono abbastanza capienti ma, come del resto sulla concorrenza, sono troppo strette per riporre i caschi: del resto in molti Stati americani l'uso del casco non è obbligatorio. La lunga serie di accessori spazia dai terminali di scarico al parabrezza alto, dai coperchi delle borse con altoparlanti posteriori e portapacchi integrati alle manopole riscaldabili, dagli schienalini anteriore e posteriore ai manubri di foggia differente. Sono tre le colorazioni disponibili: rosso Indian, blu Springfield e nero Thunder.
Il telaio della serie Chief è una struttura superiore in lega di alluminio ottenuta per fusione e stampaggio. La forcella non è regolabile e offre 119 mm di escursione; il mono posteriore, a regolazione pneumatica e con articolazione progressiva, garantisce una corsa ruota di 114 mm. L'impianto frenante a triplo disco, dotato di Abs, ha le pinze anteriori a quattro pistoncini. Le ruote integrali da 16” calzano pneumatici di sezione 130/90 e 180/65.
In fatto di erogazione e funzionalità della trasmissione questo V2 non teme confronti con il 110 pollici cubi H-D
Con tutta questa coppia ai bassi non viene mai voglia di tirare le marce oltre 3.500-4.000 giri (anche se la potenza massima di 74 cv è a 4.500 giri) e si finisce per giocare con il gas fra i 1.500 e i 3.500 giri. C'è un picco di vibrazioni a quota 2.500 sulle pedane, quasi nulla sulla sella e sul manubrio che è montato elasticamente, poi le pulsazioni crescono al salire di regime ma senza infastidire. In fatto di erogazione e funzionalità della trasmissione questo V2 non teme confronti con il 110 pollici cubi H-D.
Capitolo consumi. Usando a dovere la coppia è facile arrivare a percorrenze medie di 18 km al litro, significa poter contare su un'autonomia di circa 350 km, mentre usando il gas con più decisione raramente si scende sotto i 15-16 km/l.
In autostrada la semi carenatura ripara bene e si viaggia rilassati, sono però esposte le gambe – si sente soprattutto quando piove - e oltre ai 130 orari si crea qualche turbolenza attorno al casco con il parabrezza sollevato del tutto: ha un'escursione di 100 mm e il motore elettrico lo solleva in cinque secondi.
Il calore del cilindro posteriore e dei collettori di scarico, entrambi sul lato destro, si fa sentire solamente nel traffico e quando la temperatura diventa estiva, ma va detto che ci sono tante moto stradali che scaldano di più. Il comfort di guida è molto buono, grazie al sellone ben sagomato e alle sospensioni che non sono mai brusche. Ma il passeggero se la passa meno bene del previsto: trovando la sella bassa finisce per avere le pedane un po' troppo avanzate e alte. E se il passeggero ha le gambe lunghe, con le sue ginocchia intralcia le braccia del pilota nelle svolte strette.
La Chieftain ha insomma un buon equilibrio dinamico, non accusa lo sterzo gommoso di altre cruiser ed è docile considerato quanto è lunga e pesante. Nel misto la dolcezza e la pienezza di erogazione trova il giusto contraltare nella ciclistica ben armonizzata. Non ci vuole molto a comprendere che l'andatura giusta, quella capace di offrire le migliori sensazioni, va dagli 80 e i 120 orari. Che è poi la più consona al tipo di moto e all'uso normale nel turismo. Dove la precisione cala è sui fondi ondulati e già a velocità di poco superiore ai cento orari, perché le sospensioni faticano a tenere a bada quattro quintali di peso affrontando avvallamenti a moto inclinata e a smorzare le oscillazioni in un istante.
Sull'asciutto si può andare più forte senza che qualche movimento del manubrio o del retrotreno crei problemi, affidandosi al lavoro extra delle Dunlop di serie che ci mettono una pezza. Ma se piove occorre abbassare molto il ritmo anche perché le Elite non brillano in fatto di grip sul bagnato. In frenata c'è sempre la potenza necessaria però i comandi sono relativamente modulabili, tutto bene nell'uso normale ma quando serve attaccarsi ai freni occorre spremere a fondo il comando anteriore. L'Abs fa il suo dovere, anche se al retrotreno l'intervento è poco graduale e anticipato.
Indian
Via Filippo da Desio, 49/51
20832 Desio
(MI) - Italia
https://www.indianmoto.it/
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