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La Z 1000, più che una moto di serie, sembra uscita direttamente dall’atelier di un preparatore, pronta per essere messa in bella mostra durante qualche gara di tuning.
La linea nel complesso appare muscolosa, con un avantreno basso, un cupolino montato quasi sul parafango anteriore ed un gruppo ottico che “guarda male” chi gli sta davanti. Peccato per i due specchi retrovisori dal design banale che seguono poco lo stile scelto dai designers. Riuscito il serbatoio che mostra un giusto mix tra il “pingue” ed il teso e che conferisce alla naked di Akashi un ulteriore caricamento dell’avantreno, per esaltare maggiormente (come se ce ne fosse bisogno) la dinamicità della Z 1000.
Già visto, e soprattutto apprezzato, il codone, anzi codino viste le dimensioni, preso pari pari dall ZX 6 R. Bello e slanciato a vedersi sia in configurazione mono che in quella bi-posto, con l’unica pecca del solito portatarga “ingombrante”, a disturbare l’occhio. A ben guardare, però, è facilmente smontabile.
Originali i terminali di scarico sdoppiati, due per lato, dalla superficie dorata a riprendere gli steli della forcella anteriore (...e se fossero satinati o lucidati ma grigi come il resto della componentistica?). Niente telaio...non che non ci sia, ma è occultato per benino. Le piastre montate dietro al motore fungono solo da elementi estetici, mentre il telaio vero e proprio, in tubi tondi d’acciaio con struttura a diamante, è celato sotto al serbatoio. Il motore stesso funge da elemento stressato.
Le sospensioni anteriori sono a steli rovesciati da 41 mm, regolabili nel precarico molla e nel ritorno idraulico (solo lo stelo destro), mentre al retrotreno il forcellone costruito in estruso di alluminio lavora accoppiato ad un mono regolabile nel precarico e nel freno in estensione.
Il motore giustamente, al pari dell’estetica doveva supportare le velleità di street-fighter della Z 1000 e pare che ci sia riuscito, anche perchè il quattro in linea accresciuto nei centimetri cubici e addolcito giusto un pelo, è quello della sorellona ZX-9R.
Quattro cilindri, sedici valvole, 953 cc con alimentazione ad iniezione elettronica e corpi farfallati da 38 mm, il tutto per spalmare sull’asfalto la bellezza di 127 Cv a 10.000 giri e 9,7 Kgm a 8.000 giri. Direi che c’è di che divertirsi.
Considerando il prezzo di 9.899 Euro che la posiziona tra le meno care della categoria, nel complesso le finiture e le dotazioni sono da apprezzare, anche se alcuni particolari come i comandi al pedale “simil-cromo” e la resistenza agli agenti atmosferici dei terminali di scarico andrebbero migliorate.
La posizione di guida è lo specchio delle caratteristiche estetiche della Z 1000, con il busto ben caricato in avanti, le gambe piegate il giusto e le pedane arretrate, ma senza esagerare...insomma comoda, considerando le velleità battagliere del mezzo. Le leve della frizione e del freno sono regolabili, come da tradizione Kawasaki, e permettono a tutti, anche a quelli che si ritrovano delle manine da sarta, di trovare la sistemazione più appropriata.
Di tutt’altra opinione sarà l’eventuale (ed è meglio che rimanga tale) passeggero, che ha a sua disposizione il classico trespolo buono per raggiungere gli amici al bar, sufficiente per il girello della domenica (girello di quelli brevi) e basta!
Discrete le dimensioni del vano sottosella, ma da guinness dei primati la sistemazione della serratura per lo sgancio della sella: sotto il codone all’interno di un buco!
La strumentazione, condivisa con la sorellina 636, è a dir poco compatta, con un “elemento” centrale, all’interno del quale troviamo sia il tachimetro che il contagiri, naturalmente digitali, più un display multifunzione.
I primi chilometri percorsi nelle trafficate strade di Milano mi fanno apprezzare la guida di questa naked, anche se i 198 Kg dichiarati a secco sembrano di più. Non che la Z 1000 sia pesante, anzi, ma il fatto che la moto ed il pilota siano caricati in avanti, alle basse andature la rende meno svelta di alcune concorrenti. Il motore gira tranquillo ai bassi, e riprende facilmente senza strappi, ma nasconde fin troppo bene i 127 Cv dichiarati.
Non appena si posano le gomme fuori dalla città, con il traffico che si dirada e le strade che si fanno più “divertenti”, ecco che la Z 1000 si trasforma.
Il motore che girava sornione ai regimi medi, mostra di avere gli attributi, spingendo in modo rabbioso verso il fondoscala del contagiri. La ruota davanti tende ad alleggerirsi e a decollare con facilità, senza però quel nervosismo tipico di altre maxi-naked, ecco a cosa serve un avantreno “carico”. Stessa sensazione affrontando un tratto di strada ricco di curve veloci, la Z non si scompone e mette le ruote esattamente dove vuole il pilota.
Considerevole la sincerità dell’avantreno, stabile e preciso in ogni condizione. Certo l’inserimento in curva non è rapido quanto quello di alcune avversarie dirette, ma per quanto riguarda la solidità sia durante che in uscita di curva, la Z 1000 non ha rivali.
L’assetto è tutt’altro che rigido e sulle prime costringe a guidare in maniera più pulita e sciolta di quanto non si vorrebbe, considerando la natura selvaggia di questa moto. Basta però percorrere qualche tratto di asfalto sconnesso, per apprezzare le ottime doti di filtraggio delle sospensioni, che permettono alla Z 1000 di non scomporsi più di tanto. La taratura standard, vi mette nella condizione ideale per l’utilizzo quotidiano della naked di Akashi, se però la manetta è esigente e gradisce anche qualche puntatine in pista (che è sempre meglio della strada) conviene intervenire sulle sospensioni.
L’accoppiata Z 1000 autostrada, non è che sia delle più felici, i motivi si possono facilmente immaginare. Protezione dall’aria pari a zero. Il cupolino, se così si può definire, si dimostra più estetico che pratico, e consente all’aria di investire completamente il guidatore sin dalle velocità più basse. Viaggiare a 120/130 Km/h è il limite oltre il quale ci si deve aggrappare per bene al manubrio. Per vedere gli oltre 240 Km/h di velocità massima, bisogna diventare parte integrante del serbatoio e sopportare le sberle dell’aria sul casco (e non solo); d'altronde il cliente tipo di una naked non ama le strade troppo dritte e veloci, meglio allungare il percorso ma divertirsi di più.
Tanta esuberanza è tenuta a bada da un impianto frenante che è sempre pronto e reattivo, anche dopo essere stato strapazzato per benino. Le due padelle anteriori non vengono mai meno e sono anche facilmente modulabili, mentre il disco posteriore è meno sensibile, quel tanto che basta per evitare bloccaggi indesiderati.
Se amate i muscoli e la forte personalità, la Z 1000 è fatta per voi.
Kawasaki
Via Luigi Meraviglia, 31
20020 Lainate
(MI) - Italia
848 580102
https://www.kawasaki.it
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