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Il nome, legato indissolubilmente al territorio è diventato una costante per la casa di Mandello, che con questa nuova moto, conta di prendersi una fetta della torta attualmente in mano alla Harley Davidson con la Sportster 883 e 1200.
Custom nel look, ma naked nella sostanza, la Bellagio fissa nuovi parametri nel mondo delle cruiser, grazie al giusto mix tra tradizione e soluzioni tecniche all'avanguardia per questo settore.
Le forme sinuose del serbatoio e della sella, le cromature e i cerchi a raggi, appartengono all'universo delle custom, anche il motore ben in vista riporta alla tradizione yankee, ma i contenuti e le dotazioni ciclistiche hanno un sapore assolutamente italico.
Questa moto si capisce subito che è stata concepita sia per farsi guardare, che per farsi guidare.
Il propulsore esteticamente sembra sempre il classico V 90° di Mandello, dentro però è tutto nuovo. L'inedita cilindrata infatti, 940 cc, anzi 935,6 per essere precisi, rappresenta una cubatura "strana" per gli standard Guzzi. I 75 cavalli a 7.200 giri/minuto vengono erogati in modo fluido e mai brusco, così come la coppia che pur raggiungendo un valore massimo di 8 kgm a 6.700 giri, è disponibile per l'80% tra i 2.800 e i
4.800 giri/minuto.
Il telaio tubolare doppia culla in acciaio è stato disegnato ex-novo proprio per questa moto, tenendo in considerazione l'aspetto prestazionale e non solo quello estetico.
Anche il reparto sospensioni offre i suoi preziosi servigi. La sospensione anteriore prevede una forcella con steli da 45 mm regolabile nel precarico
molla, una chicca per questo settore, mentre dietro il CARC, il cardano reattivo compatto, funge da monobraccio e lavora accoppiato ad un mono,
anch'esso regolabile con leveraggio progressivo.
Poco custom, fortunatamente, ma molto Moto Guzzi, l'impianto frenante griffato Brembo è composto da una coppia di dischi anteriore da 320 mm, con pinze a quattro pistoncini contrapposti e da un singolo posteriore da 282 mm con pinza flottante a doppio pistoncino parallelo. Una garanzia ulteriore per una moto che pesa 224 chili a secco.
Un'occhiata più approfondita alla Bellagio, prima di salire in sella, mette in evidenza qualche finitura posticcia ma vengo prontamente delucidato sul fatto che le moto del test sono esemplari pre serie. Visto l'elevato standard qualitativo delle ultime nate in quel di Mandello non ho dubbi a ritenere che anche la Bellagio confermerà questa tendenza con gli esemplari
venduti al pubblico.
Una volta montati in sella, la prima impressione è quella di essere saliti su di una naked, più che su una custom, ma questo a mio parere non sottolinea certo un aspetto negativo.
La sella posta a 780 mm consente di toccare facilmente a terra con i piedi, ma i meno dotati, dovranno farlo con le punte. La postura è corretta e tutt'altro che affaticante. Al contrario il passeggero deve vedersela con una sella imbottita, ma dalle dimensioni non propriamente abbondanti e soprattutto con due pedane che definire alte è un eufemismo.
Inusuale su questo genere di moto la possibilità di regolare la distanza delle leve al manubrio ma soprattutto al "pedale".
La strumentazione che si para davanti agli occhi, sembra quella montata su altri modelli Guzzi, ma a guardare bene, lo strumento analogico che su Griso e Breva funge da contagiri, qui ha funzione di tachimetro. Il contagiri non
è previsto, e aggiungo io, viste le caratteristiche del propulsore, non se ne sente la mancanza.
Il test dinamico che si è svolto sulle tortuose strade nei dintorni di Bellagio, ha messo in luce tanti pregi della "Bellagio" e pochi difetti.
Il propulsore mostra sin da subito di essere un campione di trattabilità. A proprio agio ai bassi regimi, con i rapporti alti inseriti, la tipica andatura turistica da lungolago tanto per intenderci, il V 90° è capace di repentini cambiamenti di umore non appena si smanaccia la manopola del gas.
Ecco allora che cambia totalmente la tonalità di scarico, da pacata ed educata si passa ad ignorante e fragorosa, mentre i ritmi crescono e i tempi di reazione scendono. Tanto di cappello a chi ha messo a punto la ciclistica di questa "custom".
Agilissima e ben piantata sull'asfalto grazie ad una gommatura generosa, 120/70-18 ant., 180/55-17 post., la Bellagio difficilmente troverà rivali che possano essere altrettanto efficaci e piacevoli da guidare nella sua categoria.
L'assetto standard conferisce a questa Moto Guzzi un giusto compromesso tra comfort e guidabilità, ma è stato sufficiente agire sui registri della forcella e sul pomello del mono, per trasformare questa "tranquilla" custom in una naked, ma di quelle giuste. La notevole luce a terra permette di piegare senza alcun rischio di sentire pedane o cavalletti strisciare sull'asfalto.
Il generoso impianto frenante permette di guidare in maniera brillante potendo contare sempre su una riserva cospicua di potenza frenante, mentre la resistenza alla fatica si è dimostrata ottimale anche nelle discese più lunghe e affrontate in maniera poco confacente ad una moto di questa categoria.
Apprezzabile la manovrabilità del cambio, che però peccava in rumorosità.
Quest'ultimo aspetto va però preso con le pinze in quanto la stessa trasmissione, montata su altri modelli non è risultata altrettanto rumorosa.
Che sia colpa della pre serie e soprattutto dell'esiguo numero di chilometri percorsi dall'esemplare in prova? Molto probabile.
Il breve assaggio della Bellagio purtroppo volge al termine, ma le prime impressioni sono decisamente positive.
Italia - USA 1-0. Palla al centro.
Moto Guzzi
Via E.V. Parodi, 57
23826 Mandello del Lario
(LC) - Italia
0341 709111
https://www.motoguzzi.com/it_IT/
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