MOTO GUZZI V11 Le Mans

La presentazione della V11 Le Mans, è sintomo di ritrovata fiducia, anche perché un nome così non si scomoda senza motivo (i Guzzisti hanno capito quello che intendo dire). Gli amanti delle "Aquile" possono mettersi alla guida di un prodotto che, senza rompere con il passato, e grazie alle cure di Ivano Beggio, saprà regalare grandi soddisfazioni
3 maggio 2003

Certo non si vede uno stacco netto con il passato, ma piuttosto uno sviluppo a 360° del prodotto.
Guardando la Le Mans nel suo complesso, si riconosce la classica granturismo di Mandello, ed il richiamo al passato si intuisce osservando il cupolino (o meglio, il cupolone), anche se qualche dubbio sul suo design rimane.

La linea è un susseguirsi di elementi moderni e retrò
. È giusto richiamare il passato, ma senza esagerare, e le dimensioni del cupolino con relativo faro tondo, in contrasto con un parafango anteriore dalle forme originali e moderne, fanno perdere slancio alla linea della V11. Snello il serbatoio dalle linee tese, e bello il codone in versione con "guscio" monoposto (con sella del passeggero a vista perde dinamicità), che segna il passo solo nella realizzazione del gruppo faro-portatarga poco integrato e che lascia sedere, a livello estetico, il posteriore della moto.


Di notevole impatto il motore, gioia per gli occhi di tutti gli appassionati della Moto Guzzi, notevolmente migliorato per quanto riguarda le finiture (azzeccata la verniciatura nera-goffrata del basamento motore) ed il look.

Ottime le verniciature dei singoli pezzi della carenatura, come ottimi risultano gli accoppiamenti delle singole parti.

Il ponte di comando prevede una strumentazione dal design classico contrapposta ad una piastra di sterzo con semimanubri, registri sospensioni e comandi in stile racing (spiccano su tutto i serbatoi separati per gli impianti idraulici di frizione e freni) con leve ben posizionate e regolabili.

La linea è un susseguirsi di elementi moderni e retrò
La linea è un susseguirsi di elementi moderni e retrò

Meno curata di quanto dovrebbe essere, la parte interna del cupolino. Qualche critica per gli specchi retrovisori, non tanto per l'aspetto estetico quanto per la plastica con cui sono realizzati (stiamo parlando di una moto da 11.000 Euro).

Veramente semplice agganciare e sganciare la sella, peccato che il relativo vano sia praticamente inesistente.

Saliti sulla Guzzi, si rimane un po' disorientati (almeno per chi non passa la quarantina?) dalla posizione di guida. Pedane alte e avanzate con semimanubri anch'essi molto avanzati, costringono ad una postura "sdraiata", diciamo old style. Qualche problema per i più alti , che toccheranno le estremità della semi carena con le ginocchia. L'ospitalità per il passeggero viene meno non tanto per la forma e l'imbottitura della sella (più che soddisfacenti) quanto per la posizione delle pedane troppo arretrate. Questo particolare tende a far "cadere"in avanti il passeggero (che nel caso di una passeggera la cosa può essere tutt'altro che spiacevole) vista anche la mancanza di un qualsivoglia appiglio (non mi nominate la cinghietta sopra la sella per carità).

Diamo ora uno sguardo all'aspetto tecnico della V11 Le Mans, che si presenta con il classico motore bicilindrico di 1064cc raffreddato ad aria a V di 90° , due valvole per cilindro comandate da aste e bilancieri con alimentazione ad iniezione elettronica. Tra le migliorie da mettere in evidenza ci sono sicuramente i nuovi collettori di scarico dotati di un traverso di collegamento, che migliora l'erogazione ai medi regimi, grazie ad un migliore equilibrio di scambio tra le parti termiche. Novità anche per il sistema di raffreddamento dei pistoni (per mezzo di getti d'olio che passando attraverso le bielle vanno a spruzzare direttamente la parte sottostante il cielo del pistone). Aumentato anche il rapporto di compressione, che passa dai precedenti 9,5:1 agli attuali 9,8:1.
Novità anche nel reparto trasmissione, con un nuovo cambio a 6 rapporti (prima erano 5) con frizione bidisco a secco.

Il telaio della V11 Le Mans è un classico monotrave in acciaio anch'esso modificato negli attacchi al motore (erano 6 ora sono 8), come modificata è la forcella anteriore Marzocchi regolabile in compressione ed estensione, che passa da 40 a 43 mm e con il perno ruota che cresce da 20 a 25 mm.

Posteriormente troviamo un forcellone oscillante con sistema Cantilever dotato di ammortizzatore regolabile nel precarico, in estensione e compressione.

Messo in moto, il bicilindrico di Mandello sembra un leone in gabbia, e la coppia di rovesciamento tipica di questo motore, (per alcuni è una cosa irrinunciabile?) fa ondeggiare la moto ogni volta che si apre il gas.

Il peso dichiarato è di 226 kg, e da fermo si sente, mentre una volta in movimento tende a sparire. Certo non è una libellula , ma neanche un elefante, così riusciamo a muoverci in modo disinvolto. Anche in mezzo al traffico si viaggia senza problemi (magari mollando un poco l'ammortizzatore di sterzo). Grazie al motore che riprende in modo disinvolto da qualsiasi regime si può evitare di dover ricorrere al cambio troppo spesso.

Si capisce subito, però, che la V11 Le Mans è fatta per "altro", intendo dire che cerca i lunghi trasferimenti, magari su percorsi guidati, con curve e controcurve nelle quali assaporare la genuinità della ciclistica. La Le Mans, certo non si può classificare come sportiva pura, ma risulta divertente nei percorsi misto-veloci, dove sfodera un equilibrio notevole, se guidata in modo pulito, mentre risulta scorbutica se portata con piglio sportivo.

Il primo limite nella guida "disinvolta" risulta la scarsa luce a terra (angolo di piega) soprattutto nelle curve a sinistra dove il cavalletto striscia con facilità sull'asfalto, mentre a destra ci pensa il terminale della marmitta a lasciare il segno del vostro passaggio. Il cambio che nell'utilizzo normale non crea problemi, mostra le corde nell'utilizzo sportivo (bisogna accompagnare fino in fondo la leva del cambio inserendo i rapporti) mentre in scalata capita di "trovare" la folle con troppa facilità. Altro limite viene dal mono posteriore, che risponde in modo brusco e poco "accordato" alla forcella, in modo particolare sui percorsi dissestati.

Ottimi i freni (una coppia di Brembo Serie Oro da 320 mm anteriore più un singolo da 282 mm posteriore) soprattutto tenendo conto della massa non indifferente che devono gestire. Lo sforzo alla leva non è dei più leggeri.

La frizione non è una piuma, ma ha dalla sua un funzionamento senza ombre, magari è il rumore tipico delle frizioni a secco che può risultare fastidioso (non per tutti!).

Nei trasferimenti veloci, e qui mi rimangio tutte le cose che ho scritto sul cupolino, la protezione dall'aria è notevole, permettendo velocità medie sconosciute a molte sport-touring. I problemi semmai arrivano dalle vibrazioni al manubrio, che in autostrada danno parecchio fastidio, minando un po' la vocazione di macina chilometri della V11 Le Mans.

Nel complesso la si può giudicare come un mezzo ricco di personalità adatta a chi la moto la vive senza compromessi.

I Guzzisti sono gente "strana" che ha le aquile di Mandello dentro. Per questo è difficile dare un giudizio razionale su questa moto (magari paragonandola alla concorrenza giapponese). Perché ogni difetto, diventa una "caratteristica irrinunciabile della moto", e ogni piccolo neo si trasforma in pregio caratteristico.

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Moto Guzzi V11 Le Mans (2001 - 06)
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  • Prezzo 11.490 €
  • Cilindrata 1.064 cc
  • Potenza 89 cv
  • Peso 236 kg
  • Sella 800 mm
  • Serbatoio 22 lt
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