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MV Agusta si muove in maniera agile e brillante in un mercato motociclistico, che almeno in Italia, è a dir poco bolso e zoppicante, ma che in altri lidi è meno sofferente e sempre in cerca di novità. E proprio parlando di novità la casa italiana stupisce ancora, presentando un altro modello - in totale si arriva a dodici contro i tre disponibili poco più di dieci anni fa - che allarga ulteriormente la famiglia delle tre cilindri, andando a colmare una nicchia, senza il clamore suscitato dalle sorelle Rivale e Turismo Veloce, ma che di certo solleticherà le voglie di un ristretto numero di appassionati. Che poi tanto ristretto può anche non essere. Non è una moto da grandi numeri, né gli uomini di MV Agusta l’hanno pensata e realizzata a tale scopo: è un vero e proprio sfizio a due ruote, una seconda moto magari, dalla personalità forte e irriverente, per motociclisti senza compromessi.
Deriva strettamente dalla B3 800, ma le componenti modificate rendono la Dragster più curata e ricercata, caratteristiche che innalzano anche il prezzo di listino fino a 13.490 euro franco concessionario. La prima cosa che colpisce è il codino “mozzato”, con la sella dalla nuova conformazione in sostanza monoposto, che rende ancora più compatta la vista laterale della tre cilindri di Varese, mentre i cerchi specifici per questa moto, calzano pneumatici (Pirelli Diablo Rosso II) 120/70 anteriori e 200/50 posteriori, dimensione che estremizza ulteriormente il concetto di moto da sparo. Due le colorazioni disponibili, Bianco oppure Grigio Avio metallizzato opaco. Porta targa e specchi retrovisori sono presi direttamente dalle sorelle Turismo Veloce e Rivale, mentre i supporti delle pedane e i fregi in alluminio per il parafango anteriore, sono specifici per questa moto, così come la palpebra che sormonta il faro anteriore e la sella, con cuciture a vista. L’impostazione di guida cambia anche grazie al fatto che al posto del manubrio della Brutale 800, ora ci sono due semi manubri dotati di regolazione, con un’escursione utile di 7°, che corrisponde a 40 mm.
L’MVICS (Motor & Vehicle Integrated System) consente, sulla Dragster come sul resto della gamma tre cilindri, di scegliere fra tre mappature differenti (Sport – Normal – Rain), più una quarta aggiuntiva, Custom, completamente personalizzabile. Come sulle sorelle, anche sulla Dragster si può intervenire su controllo di trazione (regolabile su otto livelli), intervento del freno motore e del limitatore di giri, risposta del motore ed erogazione della coppia e risposta del comando del gas. Le regolazioni si possono attuare attraverso l'utilizzo dei pulsanti di selezione posizionati sui blocchetti elettrici. La ciclistica è strettamente derivata da quella della B3 800, e se si esclude una taratura leggermente diversa delle sospensioni, e quindi della forcella a steli rovesciati Marzocchi da 43 mm e del mono Sachs (entrambi ampiamente regolabili), la Dragster 800 è una copia fedele della Brutale 800. Certo il telaietto reggisella è stato rivisto, in virtù delle dimensioni ridotte, ma il traliccio in tubi di acciaio ALS e le piastre in fusione di alluminio sono gli stessi, così come il bellissimo forcellone monobraccio.
A mano a mano che passano i chilometri, dobbiamo ricrederci, e la tensione che sulle prime ci portava a guidare in maniera particolarmente accorta, inizia a scemare. Il perché è presto detto, la risposta ai comandi del gas conseguente l'aggiornamento del software di gestione del motore, hanno sortito gli effetti sperati, e a giovarne è la guidabilitá in tutte le condizioni. Il tanto acclamato ABS finalmente consente di affrontare le frenate più impegnative e i terreni più insidiosi, con una certa tranquillità, e permette di sfruttare al meglio l’impianto frenante, con la novità di un freno posteriore ben più modulabile rispetto alle versioni prive di antibloccaggio, e che è più facile e soprattutto più piacevole da usare.
Durante il test su strada, abbiamo avuto modo di guidare oltre alla Dragster, anche la Brutale 800, quindi siamo riusciti a metterle a confronto in tempo reale. Le differenze sono abbastanza evidenti, con una posizione di guida “più inserita” (la sella è più scavata e offre meno possibilità di movimento rispetto a quella della B3) e leggermente più caricata in avanti nella Dragster, con una leggera perdita di velocità negli inserimenti in curva e nei cambi di direzione, a causa dell’aumento della sezione del pneumatico posteriore.
Alziamo il ritmo e cominciamo a sfruttare maggiormente le prestazioni del “Tre Pistoni”, che è davvero arrabbiato e arrogante quando gira nella zona alta del contagiri
Diciamo subito che la Dragster rimane molto agile e reattiva nei percorsi misti, e che la dinamica non peggiora assolutamente, ma semplicemente cambia. Mentre l’asfalto si asciuga alziamo il ritmo e cominciamo a sfruttare maggiormente le prestazioni del Tre Pistoni, che è davvero arrabbiato e arrogante quando gira nella zona alta del contagiri. Questo propulsore, a differenza del concorrente inglese e soprattutto dei neo arrivati giapponesi, è decisamente propenso a girare alto, e mostra il meglio di se dai 7/8.000 giri in su, regimi in cui il suono dell’aspirazione e la musica che esce dagli scarichi fanno letteralmente godere chi gli sta in sella. Dimostrando però che è anche capace di girare basso e di riprendere senza incertezze quando si va a spasso, magari in mezzo al traffico.
Le prime sorprese riservateci riguardano sia le prestazioni del motore, che consentono uscite di curva e accelerazioni in stile tiro con la fionda, senza quelle incertezze e ritardi che caratterizzavano la precedente gestione dell’elettronica, mentre il cambio dotato di quick shift inserisce, o meglio spara letteralmente un rapporto dietro l’altro. La reattività della ciclistica e l’immediatezza nel recepire i comandi del pilota, non contrastano con una stabilità sul veloce che ha dell’incredibile, e per veloce intendiamo la percorrenza della famosissima curva Signes, dopo il lungo, e altrettanto famoso rettilineo del Mistral, che la Dragster ha affrontato senza battere ciglio in quarta piena, forte anche del maggiore appoggio offerto dal gommone posteriore. Nella parte mista la naked italiana mette in mostra doti di piegatrice da prima della classe, alla faccia delle coperture di primo equipaggiamento dalla connotazione prettamente stradale, mentre pedane e scarico sono ben lungi dal grattare l’asfalto. Certo senza le macchie di umido e con due pneumatici in mescola…
L’ABS tanto apprezzato su strada, ci mette del suo anche tra i cordoli di questa bellissima pista, anche perché nella staccata più impegnativa in fondo al rettilineo dei box (girando sul “corto” si deve affrontare un tornantino da prima/seconda), c’erano delle evidenti tracce di umido che promettevano male. No problem, staccatona senza indugi, ABS che massimizza il grip del pneumatico anteriore, e via andare. In uscita peliamo il cordolo, e sentiamo l’intervento del controllo di trazione che finora ha riposato bellamente, anche perché questa Dragster, come del resto tutta la gamma sviluppata sulla piattaforma tre cilindri, ha trazione e grip da vendere, e innescare l’intervento dell’elettronica è più difficile rispetto a molte concorrenti.
La Dragster 800 è divertente anche nell’uso estremo in pista? La risposta è sì.
Estrema e modaiola in apparenza, esclusiva nella dotazione tecnica e nel prezzo, diamo un benvenuto a una moto che farà parlare di sé e che innescherà, anzi l’ha già fatto, discussioni infinite. Una moto che riesce a emozionare nella guida su strada così come parcheggiata davanti al locale di tendenza, e perché no, anche in pista.
MV Agusta
Via Giovanni Macchi, 144
21100 Varese
(VA) - Italia
0332 254111
[email protected]
https://www.mvagusta.com/it/
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