Mv Agusta Brutale 800 vs Yamaha MT-09

Mv Agusta Brutale 800 vs Yamaha MT-09
Hanno in comune l'impostazione naked, il frazionamento del motore e la cilindrata. Il temperamento e le prestazioni cambiano: la Brutale è una super sport senza carenatura (veloce e impegnativa), la MT-09 è più comoda e facile, ma anche meno esaltante
31 marzo 2014

Sulla carta, le due moto che andiamo a confrontare si somigliano molto: sono entrambe delle naked, sono dotate di moderni motori a tre cilindri con cilindrate vicine - 798 cc per l'italiana, 847 per la giapponese - ma i loro punti di contatto terminano qui. Infatti, seppur legate da un filo conduttore comune, che dal punto di vista estetico le rende molto simili, la l’MV Agusta e la Yamaha si distinguono per caratteristiche di guida e destinazione d'uso. Per non parlare poi dei prezzi. Per portarsi a casa la versione base dell'italiana servono 10.680 euro, che diventano 11.080 optando per la versione dotata del pacchetto elettronico EAS, per arrivare a quota 11.680 della versione con ABS. La più abbordabile giapponese parte invece dai 7.990 euro delle versioni colorate in Matt Grey o Race Blue, cui si devono aggiungere i 500 per l'ABS; virando invece verso le livree Deep Armor e Blazing Orange (che comprendono le grafiche “MT” sul serbatoio, i profili adesivi sui cerchi in tinta, gli steli forcella color oro, il logo Yamaha in rilievo sulle prese d'aria), vanno aggiunti ulteriori 100 euro, arrivando così a quota 8.590, ABS compreso. La sola lettura delle rispettive schede tecniche avvicina molto le nostre due naked nei concetti di base rendendo dunque realistica questa prova comparativa. Ma se si va in profondità, mettendo un attimo da parte l'aspetto esteriore e qualche dato numerico, si arriverà alla conclusione che la loro “estrazione sociale” è alquanto differente.

Partiamo dalla giapponese, che per Yamaha rappresenta un progetto innovativo e ambizioso al tempo stesso: una moto compatta e leggera dal costo contenuto e dalle prestazioni esuberanti, dotata di un motore a 3 cilindri tutto nuovo, non particolarmente spinto ma piacevolmente aggressivo e dotato di grande personalità; e logicamente la probabile capostipite di una nuova famiglia di moto (come non pensare a una nuova TDM per esempio?). Dall'altra parte troviamo una moto, la Brutale 800, che già dal nome fa capire che sportività e prestazioni sono alla base del suo DNA. Il fatto stesso che motore e telaio derivino dalla sportivissima F3 800 da 150 cv, fanno capire la declinazione prettamente sportiva della naked varesina, e la ricca dotazione tecnica la pone su un piano diverso rispetto alla tricilindrica giapponese. Da notare che le nostre due contendenti hanno entrambe pesi tutt’altro che impegnativi, e differenti di poco, perlomeno coi serbatoi pieni: la Yamaha infatti pesa 192 kg col pieno (versione con ABS), ma il suo serbatoio tiene solo 14 litri, il che ne porta il peso a vuoto a quasi 182 kg; la MV Agusta, priva di ABS, stazza invece 187 kg col pieno di 16,6 litri, che scendono a poco meno di 175 kg a vuoto.

 

Estetica e Finiture


☻☻☻½ Brutale
Che in quel di Schiranna siano particolarmente attenti al design delle loro creature, è ormai un dato di fatto, confermato dagli apprezzamenti che si ricevono andando a spasso con le loro moto. La Brutale 800 non si sottrae a tale piacevole abitudine, e conferma che in fatto di bellezza non è seconda a nessuno; mentre la cura costruttiva è più che buona, senza raggiungere gli apici delle sorelle a quattro cilindri, che devono giustamente stare su un gradino più alto, giustificando un prezzo di acquisto ben più impegnativo. La sua linea trasmette aggressività e compattezza, mentre i singoli componenti denotano una cura e un'attenzione superiore alla media (ne è la conferma il marchio in rilievo sulle plastiche del parafango, sul cavalletto laterale e su altri particolari), che rende l'insieme molto ben proporzionato.
Certo, una maggiore attenzione sarebbe auspicabile per quanto riguarda l'occultamento di alcuni connettori e il passaggio dei cavi elettrici, ma il nostro giudizio complessivo è più che positivo. Ampia la scelta delle colorazioni, con 4 combinazioni disponibili: Rosso Rubino Metallizzato/ Argento; Bianco/Rosso Mamba; Grigio Metallizzato Opaco/Bianco Perlato; Grafica Italia/Bianco/Blu Perlato.
MV Agusta Brutale 800
MV Agusta Brutale 800
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Difficile criticare la struttura telaistica della Brutale 800, che mette in bella mostra il traliccio di acciaio ALS con piastre in fusione di alluminio, e lo splendido forcellone monobraccio, pure in fusione di alluminio, che lascia spazio al particolarissimo terminale di scarico con tre uscite separate a “canne d’organo”.
Le sospensioni di serie prevedono ampie possibilità di regolazione, sia per quanto riguarda la forcella Marzocchi a steli rovesciati da 43 mm, sia per il mono Sachs: per entrambi si può agire sui registri che controllano compressione, ritorno e precarico molla, mentre e l'escursione utile è di 125 mm per l'avantreno e 119 mm per il retrotreno.


Le possibilità di regolazione sono invece limitate per quanto riguarda le leve al manubrio, con la sola leva del freno dotata di registro per regolare la distanza dalla manopola. Parlando di freni, ricordiamo che è ora disponibile la versione dotata di ABS (la moto del nostro test però ne era priva); ma anche in configurazione standard l’impianto Brembo di base è di gran pregio: dischi flottanti 320 mm con pinze radiali a 4 pistoncini davanti, e pinza a 2 pistoncini per il disco posteriore da 220 mm.
Pratico e non particolarmente complicato lo sgancio della sella (la serratura è sul fianco sinistro, all'altezza del ginocchio del pilota), che permette di accedere a un vano portaoggetti di dimensioni minime, sufficiente per un bloccadisco e i documenti. Poco pratici, ma almeno ci sono, gli appigli, o meglio gli svasi ricavati sotto l'esile codino, a cui si può aggrappare l'eventuale passeggero.


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MT-09
Anche la Yamaha a tre cilindri ha personalità da vendere, ed è compatta tanto quanto la Brutale, anche se il codino sfuggente la fa apparire più minuta. Minimalista più di qualsiasi altra concorrente, la MT-09 rinuncia a qualsiasi componente che non sia strettamente necessario, con due forzature estetiche, che per noi sono rappresentate dalla strumentazione con i cablaggi in bella vista (che rende quasi obbligatorio il montaggio del plexiglas opzionale per nasconderli al meglio), e del gruppo ottico posteriore che appare decisamente posticcio e mal raccordato al codino. Due difetti in un contesto generale che globalmente dà l'impressione di ricercatezza e qualità, a partire dal bel telaio a diamante formato da due sezioni pressofuse in alluminio (il suo peso totale è di soli 10 kg), nel quale è incastonato il nuovo motore a tre cilindri, anch'esso ben rifinito e ordinato, senza cablaggi a vista, e al quale si àncora il forcellone asimmetrico: il lato destro ha il classico andamento “a banana”, in modo da lasciar spazio al terminale di scarico.


Il reparto sospensioni è di livello discreto, ma non all'altezza della componentistica montata sulla MV: la forcella, a steli rovesciati da 41 mm di diametro, è dotata di regolazioni per precarico ed estensione, al pari del mono posteriore, dall'inusuale posizione orizzontale sotto la sella e con cinematismo di progressione. Leggermente più ampia l'escursione utile delle ruote, di 137 mm davanti e 130 dietro.
L'impianto frenante, nel nostro caso dotato di ABS (per noi irrinunciabile), è costituito da una coppia di dischi flottanti anteriori da 298 mm, con relative pinze radiali a 4 pistoncini, e da un disco da 245 mm con pinza a doppio pistoncino.

Yamaha MT-09
Yamaha MT-09

Tenendo in considerazione il costo d'acquisto, il rapporto qualità prezzo della MT-09 è comunque favorevole, con una dotazione di base ottima e un quadro generale, per quanto riguarda materiali e assemblaggi, che si può certamente definire positivo.
Una volta rimossa la sella, si può accedere al vano portaoggetti, o meglio porta documenti, viste le sue esigue dimensioni. L'operazione di sgancio è leggermente più difficoltosa rispetto alla moto italiana, avendo la MT-09 la serratura di sblocco proprio sotto il codino, in una posizione che la espone allo sporco tirato su dalla ruota posteriore: per ovviare al problema, a Iwata hanno dunque pensato bene di dotare la serratura di un utile coperchio a molla. Ci ha lasciati perplessi il gioco eccessivo della sella che, almeno sul nostro esemplare, sembrava sempre fissata male, e si muoveva in maniera a nostro avviso eccessiva. Come sulla Brutale, anche la MT-09 limita le possibilità di regolazione della distanza alla sola leva del freno, mentre quella della frizione è dotata del classico registro del gioco in bella vista (che sulla MV è celato da un piccolo carterino con relativo logo).
 


Strumentazione


☻☻☻☻☻Brutale
Di aspetto piacevole e moderno, la strumentazione totalmente digitale della Brutale 800 non si distingue per leggibilità anche per chi non abbia problemi di vista: i numerosi parametri visualizzati hanno caratteri troppo piccoli (in particolare il contagiri) e la loro consultazione non risulta certo facilitata. La mancanza dell'indicatore del livello carburante e dei consumi medi/istantanei è l'unica pecca che si può attribuire a questa strumentazione, che altrimenti meriterebbe decisamente un voto più alto. Infatti, mediante i pulsanti posizionati sui blocchetti elettrici (che non si distinguono certo per praticità e facilità di utilizzo) è possibile far scorrere sul display numerosi parametri, da quelli inerenti le mappe motore e il controllo di trazione fino al cronometro con relativi tempi sul giro.

☻☻☻☻☻MT-09
Come per l'antagonista, anche qui la strumentazione, se da un lato appare piacevole e moderna nell'aspetto, ha dimensioni e caratteri numerici degni di uno smartphone, caratteristica che non la rende dunque facilmente consultabile. Bisogna però dire che le informazioni disponibili sono complete: rispetto al cockpit della Brutale, infatti, qui troviamo l'indicatore del livello benzina (a dire il vero non particolarmente preciso, poiché dalla riserva sono sufficienti dieci euro di benzina per far tornare l'indicatore al massimo) oltre ai consumi medi e istantanei. Se la funzionalità dei pulsanti della Brutale è risultata migliorabile, anche per la Yamaha la situazione non è molto positiva, anzi: i pulsanti del clacson e degli indicatori direzionali, oltre che decisamente piccoli, sono anche troppo ravvicinati, con i guanti invernali sono davvero scomodi e suonare involontariamente il clacson mentre si disinserisce una freccia, o viceversa, è dunque molto facile.


Ergonomia e Confort


☻☻☻☻Brutale
Abbiamo già scritto delle caratteristiche di sportività della Brutale 800, quindi è facile capire che parlare di confort per quanto riguarda questa moto è piuttosto difficile. Alle caratteristiche intrinseche di una naked, quindi protezione dall'aria limitata, dobbiamo aggiungere un assetto delle sospensioni votato alla ricerca delle massime prestazioni - quindi piuttosto sostenuto e poco propenso ad assorbire le asperità stradali - oltre ad una sella che, sebbene ben profilata, sembra ricavata dal pieno tanto è rigida.
La posizione di guida della Brutale 800 carica bene l'avantreno
La posizione di guida della Brutale 800 carica bene l'avantreno

Al contrario la posizione di guida non è niente male, il busto moderatamente caricato in avanti aiuta a limitare il fastidio dell'aria alle velocità autostradali, mentre le pedane alte e arretrate aiutano a contrastare la spinta in accelerazione. Le vibrazioni del “3 cilindri” italiano sono presenti, ma definirle fastidiose è esagerato, mentre l’accentuata rumorosità meccanica non è certamente uno dei pregi di questo motore, quanto lo è invece quella di aspirazione e scarico, a dir poco esaltante. Una nota per quel che riguarda la guida sul bagnato: preparatevi a sporcarvi completamente, anche solo in presenza di asfalto umido…Il codino rastremato sarà anche bello, ma le sue capacità di fermare lo sporco sono quasi nulle!


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☻☻MT-09
Sulle prime, la Yamaha sembra più comoda della Brutale, in virtù di un assetto di guida che l’avvicina quasi ad una enduro stradale: manubrio alto e largo, pedane basse e sella più morbida, con un assetto delle sospensioni decisamente soft e più propenso a incassare i fondi terribilmente sconnessi delle nostre strade. Alla lunga però ci si accorge che la conformazione della sella, molto rastremata e inclinata in avanti, portano a ritrovarsi col bacino contro il serbatoio. Inoltre, il manubrio alto, che comporta una posizione eretta del busto, non aiuta nella guida a velocità autostradale, dove l'unico modo di contrastare efficacemente l'aria è dunque quella di aggrapparsi letteralmente alle manopole.
Anche durante le accelerazioni più violente, consentite dal suo prestazionale tricilindrico, ci si deve aggrappare con forza al manubrio, potendo contare ben poco sull'appoggio delle pedane. Un assetto di guida decisamente più turistico, quindi, o se volete meno sportivo rispetto a quello della MV.
Per quel che riguarda la voce “guida sul bagnato”, vi rimando a quanto scritto sopra. Anzi, forse è anche peggio!


Accessori


☻☻☻☻ Brutale
Il catalogo ricambi MV Agusta Special Parts può soddisfare le esigenze anche del più pignolo dei motociclisti. La personalizzazione estetica e meccanica della Brutale 800 è davvero ampia e variegata: si parte dalla componentistica in ergal (leve, pedane, copri carter, porta targa, protezioni telaio, specchi retrovisori, tappi vari), per continuare con quella in fibra di carbonio, che può sostituirsi a tutte le plastiche di serie: vedi parafanghi, cupolino, convogliatori d’aria, protezione scarico, e via dicendo.
Se poi intendeste fare un utilizzo marcatamente sportivo della B3, ecco pronti i vari pezzi racing, come l’ammortizzatore di sterzo lineare FG Gubellini, i collettori in acciaio inox privi di catalizzatore, il filtro dell’aria racing, per poi cadere in tentazione con una bella frizione antisaltellamento, o col “quick shift” elettronico sul cambio, peraltro montato sulla moto da noi provata. Non siete votati alla pista ma intravedete un utilizzo anche a largo raggio della “3 cilindri” varesina? Nessun problema, a Schiranna hanno pensato a una serie di accessori realizzati per soddisfare anche le vostre esigenze. Borse di varie dimensioni da fissare sia al serbatoio che al sellino posteriore, borsello da manubrio e tracolla personalizzati. Inoltre si può montare anche un kit xeno, per incrementare la potenza illuminante del gruppo ottico, oppure l’antifurto elettronico, per cercare di evitare che qualche sconosciuto possa godere delle virtù della vostra moto al posto vostro.
La MT-09 è personalizzabile ancor più della rivale italiana
La MT-09 è personalizzabile ancor più della rivale italiana


☻☻☻☻MT-09
La naked giapponese è personalizzabile quanto, e forse ancor di più della collega italiana, anche in virtù di una declinazione meno sportiva.
La caratterizzazione racing si affida alle immancabili leve di freno e frizione ricavate dal pieno, protezioni motore e cover della sella passeggero, oltre alle pedane regolabili e allo scarico in acciaio inox con terminale in titanio. Se la declinazione è invece turistica, faranno al caso vostro le borse da serbatoio morbide di varia volumetria, ed espandibili (da 11 e 16 litri rispettivamente fino a 15 e 22 litri) da fissare al serbatoio, alla sella oppure il bauletto (da 39 o 50 litri di volume); e saranno utili i supporti per il GPS o lo smartphone, per non parlare poi dell’immancabile cupolino in plexiglas.
E se la personalizzazione dovesse appagare solo l’occhio, ecco un kit di adesivi per i cerchi ruota, un porta targa dal look più ricercato e indicatori di direzione a led, copricatena e cover laterali per il radiatore in alluminio.


Prezzi e tagliandi


☻☻☻☻Brutale
Non è una moto a buon mercato, la Brutale 800, né vuole esserlo a tutti i costi: i contenuti tecnici e l'esclusività del marchio si pagano. La scelta della versione dotata di EAS e ABS è quasi obbligata, e costringe a sborsare 11.680 euro (fino a fine marzo è prevista una promozione per un finanziamento a tasso zero su tutta la gamma MV Agusta): una cifra di tutto rispetto, ma si devono anche considerare la dotazione elettronica, con controllo di trazione regolabile, e le mappature motore Normal, Sport, Rain e Custom, quest'ultima ampiamente personalizzabile. Ma si possono anche regolare la velocità di risposta del gas, l’intervento del freno motore e l'erogazione della coppia. Insomma, con un po' di pazienza si può personalizzare a piacimentoil comportamento del “3 cilindri” MV 800. Quanto alla garanzia, MV Agusta prevede due anni e chilometraggio illimitato.
Riguardo ai tagliandi, la casa varesina prescrive il primo ai 1.000 km, e tutti gli altri con intervalli di 6.000 km.

☻☻☻☻MT-09
Sulla carta si meriterebbe un voto più alto, ma alla prova dei fatti la Yamaha vale quello che costa. E costa nettamente meno della omologa naked varesina, che ha dalla sua una dotazione tecnica decisamente superiore. Considerando la versione top di gamma, si arriva infatti a 8.590 euro, ovvero oltre 3.000 euro in meno rispetto al prezzo della MV, che però ha dalla sua il un’elettronica più completa, a partire dal controllo di trazione. La Yamaha può invece contare su tre sole mappe (A,B e Standard), oltre ad una ciclistica globalmente meno raffinata, con articolare riferimento a sospensioni e freni. A favore della naked di Iwata va invece la copertura della garanzia, che, come da tradizione ormai pluriennale, arriva a 3 anni con chilometraggio illimitato. Interessante l'offerta promozionale denominata YamahaGo: è valida fino alla fine del 2014, e permette di guidare la vostra Yamaha preferita per un arco di tre anni, pagando un anticipo e 35 rate mensili, per arrivare ad una rata finale.
Quanto ai tagliandi ufficiali, anche Yamaha prescrive il primo tagliando ai 1.000 km, mentre i successivi  sono intervallati ogni 10.000. Di seguito alleghiamo la tabella “prezzi chiari” fornitaci da Yamaha Motor italia, ove sono indicati i costi attuali dei ricambi necessari fino ai 40.000 km, oltre a quelli impiegati per l’eventuale tagliando annuale. Inoltre la casa indica i tempi calcolati per ogni tagliando, che andranno moltiplicati per i costi orari della manodopera applicati dai vari concessionari.
 
Costo taglianti Yamaha MT 09


 


Motori


☻☻☻☻Brutale
Il motore a 3 cilindri italiano è di concezione decisamente più sportiva rispetto al concorrente giapponese. Pur essendo di cilindrata inferiore - 798 cc contro 847 cc - il motore MV è più potente – 125 cv (92 kW) dichiarati a 11.600 giri, contro i 115 cv a 10.500 giri di Yamaha - e la sua connotazione sportiva si nota anche nel tipo di erogazione della potenza e della coppia, spostate entrambe nella zona alta del contagiri, con un allungo più favorevole.
Sono 127,8 i cv rilevati all'albero, a 11.750 giri, sulla Brutale 800
Sono 127,8 i cv rilevati all'albero, a 11.750 giri, sulla Brutale 800

Non per niente questo propulsore, sebbene nella versione da 675 cc montato sulla F3, ha riportato la MV Agusta sul gradino più alto del podio del Mondiale Supersport. Oltre ad essere il più compatto della categoria, con un peso contenuto in poco più di 50 kg, questo motore è caratterizzato dall'albero motore controrotante (il che accomuna le MV a 3 cilindri solo ad alcune MotoGp, vedi Yamaha M1 e la nuova Suzuki ) con positivi effetti sul bilanciamento dinamico della moto. Infatti, la coppia di reazione che si sviluppa in un motore tradizionale, il cui albero gira nello stesso senso delle ruote, quando si accelera tende ad alleggerire l’avantreno in fase di accelerazione, mentre in questo caso avviene l’esatto opposto. Ruotando al contrario, inoltre, l’albero motore della MV crea un effetto giroscopico contrario a quello generato dalle ruote, equilibrando dinamicamente la moto e migliorandone così la maneggevolezza. Certo, bisogna fare in modo che poi il moto di rotazione venga ristabilito (immaginate se il pignone girasse all’indietro…), e per questo serve un albero aggiuntivo, che in questo specifico caso funge anche da contralbero di bilanciamento e rinvio della catena della distribuzione.


☻☻☻☻MT-09
Il DNA del 3 cilindri, lo ripetiamo, non è votato alle prestazioni sportive tanto quanto quello della Brutale 800. Però è anch'esso compatto e leggero (pesa 60 kg), e con prestazioni che esaltano la guidabilità rispetto alla sportività. Dalla mitica sorella sportiva YZF-R1 mutua l'albero motore configurato “a croce” (o crossplane che di si voglia), che garantisce una coppia ancora più consistente ai bassi regimi. Inoltre è dotato di condotti di aspirazione differenti in lunghezza (102,8 mm – 82,8 mm – 122,8mm), caratteristica che migliora la respirazione del propulsore. La gestione del comando del gas è affidata all'YCC-T, ovvero il sistema ride by wire già presente da tempo sulle R1 ed R6. Il sistema D-mode sovraintende invece alla gestione delle mappe del motore, che sulla Yamaha MT-09, come già detto, sono tre: Standard, A e B.


La Yamaha al banco prova


Con la moto piazzata sul rullo, il nuovo motore Yamaha ha evidenziato numeri di tutto rispetto, disegnando curve (quella di coppia, in particolare) decisamente differenti rispetto all’MV, ma anche un allungo ovviamente inferiore, vista anche la cilindrata maggiore. La cosa curiosa, del tricilindrico giapponese, è che delle tre curve riportate nel grafico ad esso relative, la Standard e la A sono perfettamente sovrapponibili, mentre la B è sostanzialmente (e comprensibilmente, come del resto accade sul motore MV) diversa, e tutto sommato la più piacevole da usare. Ma vediamo i numeri.
Mappa Standard: 108,8 cv (80 kW) alla ruota (118,6 cv all’albero) a 10.000 giri, con coppia massima di 8,7 kgm (85,26 Nm) a 8.150 giri.
Mappa A: 108,9 cv a 9.982 giri, coppia 8,7 kgm a 8.049 giri.
Mappa B: 95,1 cv a 9.678 giri, coppia 8,1 kgm a 6.713 giri
In questo caso, come leggerete, l’utilizzo stradale ha confermato le scarsissime differenze comportamentali tra le mappature Standard ed A, e l’ovviamente più duttile erogazione generale della mappatura B, la cui scelta farà anche perdere per strada quasi 14 cavallini, ma comunque risulterà assolutamente piacevole.
La domanda posta a fine paragrafo per la MV vale più o meno anche qui: a che serve avere tre mappature di motore, se due si sovrappongono, e una delle due è solo leggermente migliore dell’altra?
La Brutale 800 ha quasi una decina di cavalli di vantaggio sulla MT-09
La Brutale 800 ha quasi una decina di cavalli di vantaggio sulla MT-09


Prestazioni


☻☻☻½ MV Agusta
I 117 cv alla ruota a disposizione della Brutale 800 con la mappatura S inserita danno una bella spinta alla naked italiana, capace di superare facilmente i 230 orari effettivi a circa 13.000 giri con pilota in posizione moderatamente reclinata.


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½ Yamaha
La MT-09 può contare su quasi 109 cv alla ruota, il che potrebbe tranquillamente consentirle di superare i 206 km/h effettivi, corrispondenti ad oltre 220 indicati a poco più di 8.300 giri: ovvero la velocità massima volutamente limitata elettronicamente dalla Casa, sia in quinta che in sesta marcia.

Consumi


☻☻☻☻☻ MV Agusta
Quanto ai consumi, il ringhioso motore varesino mostra una certa propensione ad alzare il gomito, in particolare nell’utilizzo cittadino, dove mediamente abbiamo percorso solo 13,5 km/l. La situazione ovviamente migliora in ambito extraurbano, dove abbiamo percorso 16,4 km/l lungo il nostro percorso tipo di circa 73 km.
Il consumo medio autostradale, viaggiando costantemente a 130 effettivi (140 indicati a 7.200 giri), si è invece attestato in 15,5 km/l: in questo caso, l’autonomia media dovrebbe dunque risultare prossima ai 200 km, prima di passare ai 4 litri di riserva disponibili su un totale di 16,6.


☻☻☻
Yamaha
Col suo nuovo tricilindrico (che dispone di soli 14 litri, 2,8 dei quali di riserva), in città si percorrono mediamente 16,5 km/l, mentre sul percorso extraurbano il consumo medio è stato di 19 km/l. La media autostradale a 130 km/h effettivi (140 indicati a circa 5.700 giri) è risultata invece di 17,8 km/l, per un’autonomia media, anche in questo caso, di 200 km riserva esclusa.


Comportamento cittadino


☻☻☻☻☻Brutale 800
Sportiva, aggressiva, con un motore che gode a metterti in imbarazzo con prestazioni da pelo sullo stomaco, la Brutale 800 si lascia condurre in città con un'agilità quasi imbarazzante. Maneggevole e leggera (187 kg a pieno, escluso eventuale ABS), la MV soffre un po’ per l'angolo di sterzata limitato, che impedisce gli slalom "speciali" nel traffico, ma per il resto pochi problemi.
La MV si lascia guidare con un'agilità quasi imbarazzante
La MV si lascia guidare con un'agilità quasi imbarazzante

Certo l'assetto sostenuto delle sospensioni e la sella dura consigliano di tenersi lontano dal pavé, ma nel complesso è meglio di quanto ci aspettassimo. La risposta del motore, non particolarmente aggressiva sotto i 7.000 giri, consente di guidare con un filo di gas, mentre il ride by wire, senza raggiungere la perfezione dei cari e vecchi comandi con il cavo (che peraltro non avrebbero consentito l'utilizzo di gran parte del pacchetto elettronico) permette di gestire al meglio l'esuberanza del motore. Inoltre abbiamo sfruttato la possibilità offerta dalla mappa Custom per ritagliarci "il motore su misura", con risposta del gas ed erogazione della coppia, non che controllo di trazione, settati secondo i nostri gusti. Il quick shift elettronico montato sulla nostra moto in questi frangenti è inutile, e per evitare qualche strappo di troppo è meglio disinserirlo; anche perché la frizione non è particolarmente pesante, e il 6 marce della Brutale ha un comportamento più che buono. La corsa degli innesti non è particolarmente corta, ma la sua precisione non si discute. Peccato che l'inserimento della prima sia spesso piuttosto rumoroso (salvo prestarvi particolare attenzione).


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MT-09
Dimensioni e peso contenuti (192 kg col pieno), e un angolo di sterzata decisamente più generoso rispetto alla MV, rendono la MT-09 un furetto nel traffico: il motore ha tanto da dare sin dai regimi più bassi, e lo fa con una linearità sconosciuta all’italiano, rispetto al quale mette in mostra anche una silenziosità meccanica superiore. La frizione non è dura ed è piuttosto precisa nello stacco, e il cambio stesso è più preciso e rapido che non sulla Brutale (sebbene afflitto anche qui dall'innesto rumoroso della prima, in questo caso inevitabile); ma la risposta del gas, o meglio, del “ride by wire”, rende la guida in città alquanto sgradevole, a causa del noiosissimo e pronunciato on/off, e quindi dei continui strappi che seguono alle aperture e chiusure del gas, tipici della guida in mezzo al traffico. L'unico modo per attenuarli è quello di passare dalla mappa Standard alla B, che però, come già detto, taglia sensibilmente le prestazioni del tricilindrico Yamaha. Buona la risposta delle sospensioni che, sfruttando un assetto più morbido e una corsa utile superiore, garantiscono un migliore filtraggio delle asperità stradali rispetto all'italiana.


Comportamento nel misto


☻☻☻☻Brutale 800
Dare del tu alla Brutale 800 non è da tutti, le prestazioni del suo motore ne rendono impegnativa la guida sportiva, ma al tempo stesso sono fonte inesauribile di gloriose scariche di adrenalina. L'erogazione della potenza, decisamente corposa e soggetta a un netto cambio di passo oltrepassati gli 8.000 giri, permette prestazioni superiori rispetto a quelle della concorrente giapponese, sebbene con un impegno psicofisico più elevato, ma supportati da una ciclistica decisamente più sportiva. Del resto, il suo motore è talmente pronto che un semplice tocco alla manopola del gas a 130 all'ora in sesta catapulta in avanti con una forza ed una rapidità davvero sorprendenti. La ciclistica assettata rigida permette un controllo ottimale e rigoroso della moto, che rimane stabile anche alle velocità più elevate senza peraltro perdere in agilità. Davvero un bel compromesso. La sella marmorea, scomoda per certi versi, trasmette perfettamente al pilota le reazioni del posteriore, aiutando a “sentire” il comportamento del pneumatico; ed è guidando tra le curve che si gode appieno della funzionalità del quick shift, che permette di sparare letteralmente i rapporti in rapida sequenza. Ottimo l’abbinamento con le Pirelli Diablo II di primo equipaggiamento, a loro agio sia nella guida di tutti i giorni sia in quella sportiva, dove consentono angoli di piega davvero notevoli anche in condizioni dell’asfalto non proprio ottimali (e nel caso in cui ci si faccia prendere la mano, c'è sempre il controllo di trazione a darci un aiuto). L’impianto frenante, qui privo di ABS, si lascia tormentare senza problemi, e dimostra di essere affidabile e ben gestibile, almeno per ciò che concerne l’avantreno; il disco posteriore invece è troppo sensibile e soggetto a facili bloccaggi: ma la cosa scompare totalmente nella versione ABS, che abbiamo avuto modo di provare in un altro contesto, e che ha dimostrato una modulabilità superiore.

Le elevate prestazioni dinamiche garantite dalla Brutale 800 rendono difficile arrivare a esplorare i limiti di questa moto su strada: più facile avvicinarli in pista, ovviamente, dove si può anche godere maggiormente del notevole allungo offerto dal motore MV, e soprattutto delle prestazioni garantite dall’ottima ciclistica.


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MT-09
Sin dai primi chilometri, la Yamaha si dimostra più facile e intuitiva della MV Agusta, ma anche altrettanto agile. Il suo motore più rotondo e lineare nell'erogazione esalta questo aspetto, suffragato dalla trasmissione e dalla rapportatura del cambio. L'animo da fun bike dell’MT-09 è sempre ben presente, ed emerge spesso e volentieri, con l'avantreno che si alleggerisce e decolla con gran facilità sotto la spinta vigorosa del “3 cilindri” da 847 cc. L'effetto on/off del ride by wire, lampante nell'uso in mezzo al traffico, purtroppo non scompare uscendo dalla città, e infastidisce soprattutto nel misto stretto, mentre aumentando le velocità lo si nota meno: ma tale noioso difetto rende praticamente inutilizzabile la mappa A, caratterizzata da una maggiore reattività e rapidità di risposta della manopola del gas, che rende troppo aggressiva la prima parte di erogazione della potenza, mettendo spesso e volentieri in affanno le Bridgestone BT-020 in dotazione: e qui non c'è il controllo di trazione a metterci una pezza!

La Yamaha si dimostra più facile e intuitiva della MV Agusta. E comunque molto agile
La Yamaha si dimostra più facile e intuitiva della MV Agusta. E comunque molto agile

Aumentando il ritmo, emerge però la minor raffinatezza e sportività delle sospensioni, e anche i freni perdono un po’ lo smalto. Le prime vanno in affanno quando si inizia a guidare in maniera aggressiva: in particolare il mono, scarsamente frenato sia in compressione che in estensione, tende a far sedere troppo il posteriore con conseguente aumento del sottosterzo, soprattutto in uscita di curva, quando si tende a sfruttare la grande spinta del motore, mentre l'estensione appare sempre troppo repentina, creando uno sgradevole “pompaggio”: tali problemi si risolvono solo parzialmente mettendo mano alle regolazioni. L'impianto frenante è invece ottimo e piacevolmente modulabile, sia davanti che dietro, fin tanto che si sfrutta solo in parte la potenzialità del motore; ma quando il ritmo sale si potrebbe desiderare una maggiore efficacia e un minor sforzo da applicare alla leva, mentre il disco posteriore merita solo elogi, così come la funzionalità generale dell'ABS.


Conclusioni


Quale scegliere, tra le due moto? Le protagoniste della nostra prova sono destinate a due categorie di utenti ben distinte. Chi vede la moto come un mezzo da usare quotidianamente, che non vuole spendere cifre eccessive senza però rinunciare ad un look molto accattivante, e che predilige la guida divertente, probabilmente punterà sulla Yamaha. Chi fa della sportività e delle prestazioni, oltre che del design raffinato, delle caratteristiche irrinunciabili, sarà invece attratto dalla MV Agusta, per la quale dovrà sborsare qualche soldone in più, giustificato però da una dotazione tecnica di prim'ordine.


Pregi


Brutale
Estetica | Dotazione tecnica | Prestazioni
MT-09
Motore | Guidabilità | Finiture 


Difetti


Brutale
Impegnativa da sfruttare a fondo | Comfort sospensioni
MT-09
Effetto on/off fastidioso | Sospensioni nella guida veloce

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Via Giovanni Macchi, 144
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  • Prezzo 10.680 €
  • Cilindrata 798 cc
  • Potenza 125 cv
  • Peso 167 kg
  • Sella 810 mm
  • Serbatoio 17 lt
MV Agusta

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