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Le MV Agusta F4 e Brutale 750 hanno lasciato un segno indelebile nel cuore degli appassionati di moto, due opere d'arte che rappresentano al meglio le personalità di due sognatori, o forse sarebbe meglio dire, di due realizzatori di sogni: Claudio Castiglioni e Massimo Tamburini.
Genio e follia, capacità tecnica e maestria nell'arte del convincimento, in queste due moto uniche tante e tali capacità si sono fuse e hanno permesso di produrre degli oggetti più simili a vere e proprie opere d'arte piuttosto che a delle semplici motociclette.
La F4 è considerata una delle moto più belle di tutti i tempi, con qualche voce azzardata che la reputa "la più bella di sempre".
Esagerati? A ben guardarla, da ogni punto di vista con ogni tipo di luce, l'estetica non mostra alcun segno di vecchiaia (la signora è prossima a compiere 30 anni!).
Doveva nascere Cagiva ma il destino e il fato, gli hanno fatto prendere il nome di MV Agusta.
La progettazione del motore in un primo tempo venne affidata alla Ferrari, che ne presentò due versioni, una più estrema con i collettori di scarico posteriori, poi bocciata a favore di una più tradizionale e meno problematica per il calore sprigionato sotto le terga del pilota con aspirazione posteriore e scarico anteriore.
La lunga gestazione del progetto porta ad una rivisitazione completa del propulsore, e della realizzazione Made in Maranello rimane poco, la catena di distribuzione centrale, l'esclusiva distribuzione con le valvole radiali (già in uso sulle Ferrari di F1), e il cambio estraibile.
Lanciata nel 1997 in serie limitata, la F4 Serie Oro lasciò tutti a bocca aperta, per il design e le soluzioni tecniche di numerosi particolari, meno per le prestazioni del motore. Certo la Serie Oro, con le sue carene in fibra di carbonio, serbatoio compreso, piastre telaio e cerchi in magnesio, carter motori anch'essi dello stesso materiale e realizzati per fusione in terra, era un oggetto fuori mercato. L'arrivo della versione 750 S e 750 S 1+1 (biposto), la resero più alla portata di ... qualcuno, erano pur sempre moto da oltre 30 milioni di Lire. Plastica e metallo al posto del carbonio, fusioni di alluminio là dove c'era il magnesio.
Se la dotazione tecnica e il design la ponevano su un gradino superiore alla concorrenza, il motore era allineato, almeno fino all'arrivo delle versioni che equipaggiarono le EV2 ed EV3 (protagonista della nostra prova). Dai 126 cv a 12.500 giri della 750 S, che permettevano di raggiungere una velocità massima di quasi 280 km/h, si arrivò ai 146 della "SPR". L'erogazione estremamente regolare non rendeva giustizia alle prestazioni effettive della supersportiva di Schiranna.
La dinamica di guida era spettacolare, grazie a una ciclistica sopraffina. Telaio a traliccio con piastre fuse in alluminio, avantreno granitico con un cannotto di sterzo gigante a cui venivano fissate splendide piastre che stringevano una forcella Showa ultraregolabile da ben 49 mm, con un ammortizzatore di sterzo in posizione inusuale e anch'esso regolabile.
Anche il mono Sachs era completamente regolabile (con registri per alte e basse velocità), inoltre si poteva intervenire sull'altezza del retrotreno, oltre a poter variare la posizione delle pedane e dei comandi freno posteriore e cambio. Insomma ... il paese dei balocchi per qualsiasi appassionato di guida.
La Brutale 750 esordisce nel 2000, anche lei con la "Serie Oro", materiali pregiati esemplari numerati, e mascelle cadenti davanti ad una naked che ha fatto storia.
Le linee sono riconoscibili, è decisamente una MV e seppur diversa ricorda la sorella in abito lungo F4. Cambia tutto, serbatoio, codone fanale, e soprattutto impianto di scarico, ma il family feeling è evidente. Ciclistica e motore sono condivisi, ma le destinazioni differenti. Sportiva senza compromessi la F4, naked dalle prestazioni elevatissime la Brutale, con un occhio di riguardo per l'uso quotidiano.
Curata fin nei minimi dettagli come la F4, la Brutale abbandona i semi manubri per un più comodo manubrio, sul quale si notano gli immancabili serbatoi dell'olio freno / frizione specifici, dalla forma a goccia che richiama quella della strumentazione, e realizzati appostamente da Nissin (come del resto le pinze freno). Caso più unico che raro nel panorama motociclistico.
Anche la strumentazione mista digitale / analogica è condivisa con la F4, e per i tempi era decisamente all'avanguardia.
Un altro particolare condiviso sulla prima serie delle Settecinquanta di Schiranna era la misura dei pneumatici, al posteriore si potevano montare indistintamente sia il 180/55 sia il 190/50, mentre all'anteriore si poteva passare dal 120/65 di serie al 120/60 in alternativa. Quella del /65 fu una scelta di Massimo Tamburini, che cercava per le sue creature, un avantreno che potesse garantire agilità e stabilità al tempo stesso, con buona pace della Pirelli che dovette sviluppare delle Dragon in queste misure (ad oggi tra le gomme recenti è disponibile la sola Pirelli Diablo Rosso III in questa misura altrimenti si deve passare al /60).
Avere la possibilità di guidare queste due moto è un'occasione imperdibile, e per questo ringraziamo Moto Argento che ce le ha messe a disposizione, e il Cremona Cicuit che ci ha ospitato per l'occasione.
Il contesto è decisamente più appropriato per la F4, che tra i cordoli ci è nata e si trova a proprio agio, mentre la brutale ci si diverte, ma mostra una maggiore propensione all'utilizzo stradale. Entrambe trasudano sportività e testosterone, poche concessioni a confort e coccole, adrenalina e prestazioni a mille.
La F4 EV3 della nostra prova ha qualche accessorio aftermarket che ne incrementa le prestazioni, scarico aperto, pinze freno Brembo ad attacco radiale e cerchi alleggeriti aiutano non poco, e il comportamento tra i cordoli, con il dovuto rispetto che richiede una moto non più giovanissima e di proprietà di un privato, è ancora di tutto rispetto.
L'avantreno granitico è ancora lì, preciso e capace di solcare l'asfalto, mentre la posizione di guida tipica delle moto di Massimo Tamburini è un tuffo nel passato. La ruota anteriore sembra montata direttamente tra le nostre mani, e la sensazione di stabilità è totale, rispetto alle moto attuali è decisamente più fisica, ma bisogna dire che la F4 è invecchiata bene, e sicuramente meglio di tante sue coetanee.
Il motore spinge e grida bene (sempre con il dovuto rispetto per una lady ...), mentre il cambio è un esempio di precisine e rapidità. I freni rispondono alla grande, ma non sono gli originali. Questi ultimi, per i parametri attuali strapperebbero un 6+ in un test in pista.
La cosa che però ci viene da dire è che, con delle gomme moderne e con un upgrade dell'impianto frenante, questa F4 sa ancora far divertire chi la guida, oltre ad attirare sguardi ed elogi come poche altre moto.
La Brutale 750 della nostra prova è una versione America, quindi oltre alla colorazione monta anche dei cerchi specifici e più leggeri di quelli con disegno a stella montati sulla versione standard, oltre a tutta una serie di particolari in fibra di carbonio.
Questo particolare influisce poco sulla guidabilità della naked varesina, che si è sempre distinta, e si distingue tuttora, per un'agilità da primato, supportata da dimensioni molto contenute.
Questa sua caratteristica non va a discapito della stabilità, che è ai massimi livelli anche quando si spinge forte (cosa che non abbiamo fatto oggi, ma che risulta dalla nostra prova risalente al 2003 - guardala qui). Anche lei, come la sorella F4, trova giovamento dalla gommatura moderna, che non mette in crisi una ciclistica ancora performante, mentre la frenata dimostra che in questo settore si sono fatti passi da gigante. Secondo gli standard attuali, qui si rallenta più che frenare, ma applicandosi con "dedizione" e forza, i risultati sono accettabili. Noi però la guardiamo e gli perdoniamo tutto!
Piccola e compatta, mostra maggiormente i segni del tempo rispetto alla F4 in termini di ergonomia, con una posizione di guida lievemente costrittiva, ma risulta estremamanente piacevole da usare anche solo andando a passeggio (se solo avesse una sella più imbottita ...).
La linearità del quattro cilindri aiuta in questo, e la propensione ad un utilizzo quotidiano è evidente, nonostante abbia un DNA decisamente sportivo.
Entrambe queste MV dimostrano grande personalità da ferme e in movimento, e nonostante il peso degli anni sanno ancora divertire oltre a dare un senso di appagamento inusuale quando le si guarda.
La F4 strappa consensi tra gli appassionati e questo particolarità ha portato in particolare la prima versione 750 a veder crescere le quotazioni in maniera importante negli ultimi anni (provate a dare un'occhiata alle inserzioni dell'usato sul nostro sito).
La Brutale 750 è sulla buona strada, ma non ha ancora spiccato il volo. Che sia l'occasione giusta per mettersene una nel box?
Yamaha
Via Tinelli 67/69
20050 Gerno di Lesmo
(MI) - Italia
848 580 569
https://www.yamaha-motor.eu/it/it/
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