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Dietro ad un nome tratto dai “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni (Griso era il capo dei “bravi” di Don Rodrigo) si cela una nuova Guzzi. Già apprezzata dal grande pubblico sotto le mentite spoglie di prototipo, è ora pronta per la commercializzazione (sarà nei concessionari da ottobre). Pochissime se non addirittura nulle le differenze dalla maquette vista ai saloni, particolare che sottolinea se mai ce ne fosse bisogno, l’impegno profuso a piene mani dai tecnici che hanno seguito lo sviluppo di questa moto. Spesso infatti, ci si deve piegare sotto al peso dei costi di produzione ed alla difficoltà di industrializzazione di alcuni particolari, cosa che sembra non riguardare la Griso.
La linea di questa Moto Guzzi è di quelle che colpiscono, personale e dinamica, esce dagli schemi classici a cui ci aveva abituati la casa di Mandello.
La Griso ostenta un’aggressività fino ad ora sconosciuta alle moto con l’aquila sul serbatoio.
La snellezza dell’anteriore, si contrappone alla massiccia porzione centrale, con l’irrinunciabile bicilindrico le cui forme si adattano alla perfezione ai concetti estetici espressi da questa moto. Originalità che la fa da padrona nella definizione del telaio doppia culla, che taglia letteralmente in due quello che dovrebbe essere il serbatoio, ma che poi si riduce, viste le dimensioni risicate, ad essere un semplice “coperchio”. Proprio su quest’ultimo fa bella mostra di se uno splendido tappo serbatoio di dimensioni “esagerate”.
Per restare nel campo dello “smodato”, difficile non parlare del terminale di scarico modello cannone fotonico, che occupa letteralmente la fiancata sinistra della Griso. Ammetto che sulle prime mi ha lasciato perplesso, ma è bastato davvero poco per farci l’occhio, anzi a fine giornata sono arrivato ad apprezzarlo decisamente.
A tanta abbondanza dimensionale, si contrappone un codino“svelto”e di dimensioni contenute, che però tiene conto dell’eventuale passeggero, mettendogli a disposizione una sella …di nome e di fatto. Peccato che la “magrezza” del posteriore abbia tolto spazio per un eventuale vano sottosella…
Decisamente elevato il livello di finitura di questa Moto Guzzi, verniciature ben eseguite, assemblaggi corretti e soprattutto impegno nella definizione di ogni singolo particolare.
Ogni componente montato su questa moto dimostra una cura ed un’attenzione sconosciuta a molte concorrenti e soprattutto a molte Guzzi del passato.
La linea di questa Moto Guzzi è di quelle che colpiscono, personale e dinamica, esce dagli schemi classici a cui ci aveva abituati la casa di Mandello
Per i più esigenti, Moto Guzzi ha studiato degli optionals specifici per la Griso 1100. Si va dal kit di borse semirigide da 25 litri, al kit portapacchi, per arrivare al cupolino ed alla componentistica in ergal (leva freno – frizione, coperchietti delle pompe della frizione e del freno, poggiapiedi per il pilota, serbatoio del freno posteriore e supporto della targa). Chi non si accontenta di spendere “solo” 11.990 sarà soddisfatto!
Il mitico bicilindrico a V 90° di 1.064 cc ha fatto tesoro delle migliorie tecniche a suo tempo presentate sulla sorella Breva 1100, con delle modifiche specifiche per questa moto.
Rispetto alle V11 ecco allora un alternatore non più in asse con l’albero motore, ma alloggiato tra i due cilindri, bielle alleggerite del 10%, pistone dimagrito e dotato di un profilo del mantello inedito.
Nuovi i coperchi motore, così come totalmente nuovo è il cambio (lo stesso della Breva 1100 ma dalla rapportatura specifica) che perde per strada ben 2 kg di peso.
La trasmissione cardanica CA.R.C. (cardano reattivo compatto) è anch’essa ripresa dalla Breva 1100, ed è rispetto alle precedenti, maggiormente confortevole e priva dell’effetto “sollevamento” tipico delle “vecchie” Guzzi.
La potenza pari a 88.1 cv a 7.600 giri minuto non è di quelle eclatanti, ma come vedremo più avanti più che sufficiente per divertirsi alla guida di questa naked. La coppia massima è invece di 89 Nm a 6.400 giri minuto, anch’esso dato che non rende giustizia alle prestazioni dinamiche della Griso.
Non va dimenticato che questo propulsore è già in regola con le normative Euro 3 per le emissioni inquinanti.
La dotazione ciclistica della nuova creatura di Mandello è sicuramente di prim’ordine.
Il telaio dall’estetica così originale, è un doppia culla in acciaio ad alto limite di snervamento, le sospensioni, anteriori a steli rovesciati da 43 mm di diametro, regolabili nel precarico - estensione – compressione, ed il mono con serbatoio del gas separato anch’esso regolabile nel precarico – compressione – estensione, rappresentano una dotazione di prima della classe.
Fin quasi esagerata la gommatura di serie, non tanto per le dimensioni, 120/70 ZR17 ant. – 180/55 ZR17 post., quanto per il tipo di pneumatico, il Metzeler Rennsport dalle caratteristiche “racing” e scelto quasi esclusivamente per il suo “look minimalista” (vedi scarsità di intagli del battistrada).
Salire sulla Griso è facile, e con una sella a soli 800 mm da terra è ancora più facile poggiare entrambi i piedi a terra. Giro la chiave, ed ecco che la strumentazione si “anima”. Il piccolo quadro comandi, è piacevole nel look, ma soprattutto ricco e completo di tutte le informazioni necessarie ad un motociclista (forse anche qualcuna in più…).
Contagiri analogico e display LCD a matrice attiva multifunzione (che si comanda con un pratico pulsante sul blocchetto sinistro) che indica: velocità istantanea – massima - media; consumi; contachilometri totale – parziale; orologio; temperatura ambiente.
Una leggera pressione sul pulsante di avviamento ed il bicilindrico si mette in moto, con il suo caratteristico pulsare. Le migliorie apportate al due cilindri di Mandello si sentono già da fermo, il motore gira preciso e regolare senza eccedere negli scuotimenti.
Il cambio, già apprezzato sulla Breva 1100, conferma i propri pregi sulla Griso. Niente rumori molesti all’inserimento della prima…
Quanto riferito dai tecnici durante la conferenza stampa, cioè delle doti di guidabilità della Griso a dispetto di interasse e quote ciclistiche non certo da fulmine (io ci aggiungo anche i 227 chili di peso dichiarato…) viene pienamente confermato dai primi chilometri percorsi in sella a questa moto. La leggerezza con cui si lascia guidare questa Guzzi è impressionante. Il largo manubrio (fin troppo per i miei gusti) che grazie all’ampio braccio di leva, aiuta nelle manovre da fermo, appare quasi eccessivo non appena si acquista velocità. La Griso si dimostra veloce e rapida nei cambi di direzione, con un avantreno fin troppo leggero sulle prime, ma che alla lunga conferma una irreprensibilità da riferimento. Dove lo metti lui sta! Impostata una curva, la Griso che scende fluida fino al punto di corda, rimane coerente e stabile per tutto il raggio della curva.
Naturalmente i percorsi ricchi di curve sono quelli che maggiormente si adattano a questa Guzzi. Le ottime doti di elasticità e tiro del bicilindrico, unite alla grande motricità offerta dalle gomme di primo equipaggiamento, permettono di spalancare il gas senza ritegno, ad ogni uscita di curva. La mancanza di cavalli che verrebbe da sottolineare leggendo la scheda tecnica…non l’ho proprio sentita. Ottantotto cavalli non fanno impressione, ma vi posso assicurare che sono più che sufficienti per viaggiare “forte” sulle strade aperte al traffico, se poi ci mettete un bicilindrico che permette di “aprire” sin dai 2.000 giri ed un cambio che “non ne sbaglia una”, il gioco si fa divertente. Provate a chiedere a quei motociclisti supersport-dotati che hanno avuto la fortuna di incontrarci sul Passo dello Spluga…
La possibilità di concentrarsi sulla guida piuttosto che sull’apertura del gas (viste le potenze esagerate di alcune moto) permettono vantaggi da non sottovalutare. Naturalmente la ciclistica deve essere “sana” e permettere di guadagnare dove il motore “manca”.
Le doti ciclistiche di questa Moto Guzzi rendono appieno questo concetto, con un telaio e delle sospensioni che permettono di fare dei bei numeri, forti anche di una luce a terra notevole, che permette pieghe di tutto rispetto.
La taratura standard delle sospensioni, tendente al “duretto”, permette una guida aggressiva senza che la moto vada in crisi di assetto, ma quando il nastro di asfalto non è liscio come un biliardo, è consigliabile agire sulle regolazioni delle sospensioni, vista la scarsa propensione ad incassare soprattutto della sospensione posteriore.
Se ci si sposta su percorsi veloci , autostrade e quant’altro, la mancanza di un cupolino si sente , ma mi viene anche da dire…pensavo peggio. La posizione di guida caricata in avanti, con l’ampio manubrio al quale aggrapparsi, limita i danni. Niente miracoli, ma ci sono concorrenti messe peggio. Alle alte velocità, iniziano a farsi sentire anche le vibrazioni, che a dire il vero disturbano ben poco essendo scarse e di bassa frequenza. Ma chi sogna le lunghe trasferte autostradali e le tirate, sarà sicuramente poco interessato ad una naked quale la Griso…
Da rimarcare, la grande stabilità e precisione dimostrata anche sui curvoni affrontati, diciamo così…simpaticamente. Le doti ciclistiche di questa Guzzi sono davvero notevoli.
L’impianto frenante è stata un’altra bella sorpresa. La coppia di dischi da 320 mm con pinze a quattro pistoncini, permettono “staccate” di tutto rispetto e soprattutto si sono dimostrati infaticabili e perfettamente modulabili per tutto l’arco della prova.
La prova…eh purtroppo è finita e si deve rientrare in quel di Mandello. Peccato!
Questa Griso dimostra che quando c’è la volontà e la passione (mettiamoci anche un po’ di grana…per realismo) qui alla Moto Guzzi le moto le sanno fare alla grande…
Incredibile l’attaccamento che c’è nei confronti della Moto Guzzi. Ogni volta che ci si ferma c’è sempre un Guzzista pronto a fare quattro chiacchere, se poi si parla della Griso, beh spegnete il motore e toglietevi il casco, perché le cose vanno per le lunghe!
Moto Guzzi
Via E.V. Parodi, 57
23826 Mandello del Lario
(LC) - Italia
0341 709111
https://www.motoguzzi.com/it_IT/
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