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A motore spento sono davvero numerosi i dettagli che rapiscono la nostra attenzione, e che vanno di pari passo con un livello di finiture assolutamente degno di nota.
A partire dal doppio silenziatore sovrapposto, che corre alto sul lato destro della moto (sull’esemplare in prova è presente lo scarico Arrow, un optional del catalogo Triumph, non omologato per l'uso stradale, disponibile a 1.078 euro). Per finire con il piccolo faro, protetto dalla griglia in metallo, e con le protezioni in gomma morbida, presenti sul classico serbatoio.
Nel 2008 l’alimentazione a carburatori Keihin da 36 mm cede il posto alla moderna iniezione elettronica digitale Multipoint (bellissimi i corpi farfallati, che imitano le fattezze del carburatore doppio corpo).
Ed è proprio con questo motore che andiamo a conoscere la nostra Scrambler.
È possibile inserire la terza o la quarta e dimenticarsi del cambio anche in mezzo al traffico. Ai medi manca la classica botta di certi rivali, ma la Scrambler si rifà con una dolcezza incredibile
Accendi e vai, la meta è un accessorio. Ma facciamo un passo indietro e vediamo come si sta in sella all’inglesina che strizza l’occhio allo sterrato. Il sellone piatto è comodo come una poltrona Frau; posto a soli 820 mm dal suolo, farà la felicità anche di mogli e fidanzate (o mariti e fidanzati, evviva la parità tra i sessi), che possono saltare in sella senza compiere strani contorsionismi.
Il largo manubrio regala un controllo totale del mezzo, utile a svicolare come saette nel traffico e a nascondere abilmente i chili della Scrambler. Appena dietro il traversino compare la scarna strumentazione, che conta sul solo tachimetro/contachilometri. C’è la spia della riserva e poco più; in particolare stona l’assenza del contagiri (optional a 160 euro). La progressione del bicilindrico è infatti così gustosa e piena che è un vero peccato non poterla “leggere” sullo strumento analogico.
Un altro appunto va alla dotazione di chiavi della Scrambler, degna di un ferramenta. Alle 3 serrature (accensione, bloccasterzo e tappo del serbatoio) corrispondono 3 chiavi diverse; d’accordo con il richiamare i fasti del passato, ma non saranno un po’ troppe?
In città la moto guizza tra le auto in coda come uno scooterino. Le gomme tassellate offrono un grip notevole e regalano ampi angoli di piega (perlomeno sull’asfalto asciutto). Il bicilindrico sale di giri con una regolarità esemplare, scevro dal benché minimo strappo anche ai bassi regimi. È possibile inserire la terza o la quarta, e dimenticarsi del cambio anche in mezzo al traffico. Ai medi manca la classica botta di certi rivali (Ducati GT 1000 ad esempio), ma la Scrambler si rifà con una dolcezza incredibile. Sui percorsi tortuosi pennella le curve senza sbavature. Esce sorniona dai tornanti e il motore prende giri su giri, portando velocemente alla svolta successiva.
La nostra Triumph non è fatta per le staccate secche e per la guida nervosa di certe naked attuali, ma all’occorrenza l’impianto Nissin mette in mostra ottime doti. C’è la potenza che serve e, soprattutto, una modulabilità da riferimento, che consente di calibrare con precisione la frenata anche sul bagnato.
Luci e ombre rischiarano invece il reparto sospensioni. Da un lato abbiamo una forcella che, per quanto rigida, lavora bene (nel limite dei soli 120 mm di escursione). Dall’altro ci sono loro, i rigidissimi ammortizzatori cromati. Finché si tratta di copiare le ondulazioni della strada, non ci sono problemi; ma quando la moto incontra le asperità secche, preparatevi a saltare. La Scrambler sobbalza sull’asfalto e restituisce dei bei colpi alla schiena del pilota. Meglio anticipare le sue mosse e stringere le gambe in vista di buche e tombini. D’altra parte Steve non la guidava così?
Passiamo ai numeri della Scrambler. La velocità massima supera i 180 km/h indicati dal tachimetro e sorprende la rapidità con cui la all terrain inglese tocca quota 160. Ma non fateci troppo caso, non sono queste le andature consone a una moto fatta a misura di gentleman rider. Fa piacere invece scoprire che l’iniezione elettronica ha portato interessanti benefici ai consumi, che nell’extraurbano sono passati dai 16 km/l della versione a carburatori ai quasi 20 dell'attuale.
Abbiamo lasciato volutamente per ultimi i collettori di scarico, che passano alti, giusto a pochi millimetri dal polpaccio destro. Il calore si sente e può essere fastidioso nella bella stagione quando ci si ferma al semaforo; ma è sufficiente muoversi per non avvertire fastidi e bruciature.
La Triumph Scrambler 900 è una moto fashion e, come tale, si fa guardare e… pagare. Costa infatti 9.200 euro ed è disponibile nel verde militare della nostra prova e in versione total black.
Entrambe sono personalizzabili con la lunga serie di accessori della Casa inglese (piastra paramotore, griglia metallica sul faro, contagiri, tabelle porta numero, borse laterali, teste colorate, cupolino trasparente o verniciato).
Triumph
Via R. Morandi, 27/B
20090 Segrate
(MI) - Italia
02 84130994
[email protected]
https://www.triumphmotorcycles.it
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