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Se Carlo Talamo non fosse vissuto, il panorama motociclistico attuale sarebbe molto diverso. Se oggi esistono la Triumph Speed Triple, e la sua sorellina Street Triple, lo dobbiamo proprio al compianto, visionario importatore milanese, che nel 1994 ebbe l’idea di spogliare la Daytona 900 creando la prima Speed, quella con il faro tondo. All’inizio la naked piacque il giusto, anche perché il ritorno del pur iconico marchio inglese era ancora visto con scetticismo, ma è bastato l’arrivo del doppio faro, con la T509, per trasformarla all’instante in una leggenda.
A inizio millennio, Triumph si trovò in una certa impasse. I magazzini erano pieni di TT600 quadricilindriche che non si vendevano nemmeno a regalarle. Et voilà: quasi da solo, contro il parere della Casa madre, Talamo strappa via la carenatura alla supersport, crea un kit per montare manubrio largo e doppio faro, e crea la Baby Speed. A Hinckley si accorgono che ha ragione, industrializzano il tutto e nasce la Speed Four, quella che poi, con l’arrivo della tricilindrica 676, diventerà la Street Triple.
Da allora, le due Triple che hanno fatto per anni la fortuna di Triumph sono passate un po’ in secondo piano quanto a vendite rispetto alla meravigliosa gamma classic. Ma a noi, smanettoni attenti alla linea (della moto) e al fascino della storia, le Triple sono sempre rimaste nel cuore. E mai come quest’anno è un bel periodo per essere fan delle due naked sportive Triumph, perché le due sono il riferimento delle rispettive categorie: e noi, per festeggiare l’arrivo nelle concessionarie della Street Triple RS 2020, abbiamo pensato di sfidare il freddo e di portarle sulle nostre solite strade “test" per rinfrescarci la memoria sulle somiglianze e sulle differenze fra le due.
Le due Triple sono naturalmente basate sulla medesima architettura: propulsore tricilindrico ingabbiato da telaio in tubi d’alluminio, con componenti ciclistiche e gestione elettronica allo stato dell’arte. Vi rimandiamo alle rispettive prove (qui trovate quella della Speed Triple RS, qui quella della Street Triple RS) per i dettagli, mentre in questo confronto preferiamo concentrarci su somiglianze e differenze fra le due.
La piccola (se così possiamo definire una 765…) Street è più snella e moderna nell’impostazione di guida, forte di sviluppo e rivisitazione più recenti rispetto alla sorella maggiore, ancora vincolata a una base indietro di uno step. Il propulsore 765, ma anche tutto il progetto, hanno subito un forte impulso di sviluppo con la partecipazione alla Moto2, che ha dato come risultato, appunto, sia questa Street Triple che la Daytona Moto2.
Una maggior modernità che si evidenzia in tanti piccoli dettagli, come il gruppo ottico anteriore, più affilato e affascinante per la Street, ma anche per il giro scarico, che passando sotto il motore sulla piccola, oltre ad abbassare il baricentro, risulta stilisticamente meno ingombrante e intrusivo della doppia unità sottosella della Speed.
Impeccabili per entrambe le finiture, come del resto avviene da qualche anno sulle Triumph: dovunque si posi lo sguardo non si notano cadute di stile o dettagli fuori posto e, anzi, la vista gode delle tante componenti tecniche di alto livello e pregio. L’unica cosa che fa storcere un po’ il naso, al di là delle scelte cromatiche, sono gli adesivi applicati senza trasparente sulle plastiche dei modelli 2020: l’impressione è quella di una finitura un po’ delicata, e non all’altezza del resto della moto.
Restando in tema, spettacolare il cruscotto TFT della Speed, mentre per la Street va rilevata una leggibilità più difficoltosa (anche cambiando il “tema” della strumentazione) rispetto a quella della forse più banale, ma impeccabile, della sorella maggiore.
Entrambe le moto, naturalmente, sono già nelle vetrine delle concessionarie. La Speed Triple RS è disponibile nelle colorazioni Matt Black (quella della prova) o Crystal White, ad un prezzo di 16.300 euro a cui ne vanno aggiunti 380 per ottenere quella della nostra prova, dotata di quickshifter optional.
La Street Triple RS vi fa risparmiare una cifra consistente, con un prezzo di partenza di 11.900 euro già comprensivo del Triumph Shift Assist, nelle due colorazioni Matt Jet Black (anche qui, quella della prova) o Silver Ice.
La posizione in sella è molto simile, relativamente comoda anche se giustamente caricata sul manubrio, per assecondare la guida dinamica. La sella è alta ma ben conformata, ed è sempre facile toccare a terra con i piedi - paradossalmente, è più semplice sulla Street (più distante da terra) che non sulla Speed, per la snellezza generale della sorella minore.
Il colpo d’occhio sul ponte di comando è davvero bello e gratificante per entrambe, e il primo contatto è semplice e immediato con entrambe le moto. Da notare che le Pirelli Diablo Supercorsa SP di primo equipaggiamento si dimostrano rapide a scaldarsi anche nell’uso cittadino e tollerano meglio del previsto chiazze di bagnato e sporco tipici della città d’inverno.
Sulla Street si sguscia con maggior agilità, e si guida più rilassati nel traffico. Sulla Speed si vive comunque bene, anche se la coppia prorompente del suo tricilindrico maxi richiede un po’ più di concentrazione e attenzione su binari del tram, fondi viscidi e… in generale, perché basta distrarsi un attimo con la manetta appena aperta per cambiare comune, se non provincia.
In generale, comunque, sono entrambe moto ampiamente godibili anche in ambito urbano - l’unico limite in realtà viene dagli specchietti bar-end, che pur non aumentando più di tanto la larghezza del manubrio offrono comunque una visuale un po’ limitata - l’estetica ne guadagna, insomma, ma la funzionalità risulta un po’ sacrificata.
Però, inutile prenderci in giro, le due Triple si godono di più in spazi aperti, dove sfruttare il tiro del motore e la precisione della ciclistica. Intanto smarchiamo il primo ambito, del tutto fuori contesto. In autostrada le due naked Triumph sono pesci fuor d’acqua, vista la totale assenza di protezione aerodinamica, ma dopotutto non nascono per questo.
In compenso, risultano comunque comode e poco impegnative, piacevolmente scevre da vibrazioni a tutti i regimi e tutto sommato vivibili, a patto di contenere la percorrenza nell’ordine del centinaio di chilometri e la velocità in zona limiti di legge. Oltre, pur mantenendo precisione e rigore delle sospensioni, le due naked Triumph diventano faticose per collo e spalle.
E’ sul mosso che le due Triple entrano nel loro habitat ideale: il misto di montagna è l’ambiente in cui godersele, e dove osservare le sfumature che fanno la maggior differenza. Ed entrambe, a modo loro, sono moto da paura. La Speed conquista subito: basta spalancare il gas una volta per restare ammaliati dalla spinta e dalla voce del suo motorone. Il tricilindrico di Hinckley è semplicemente inesauribile; a qualunque regime aumentiate la rotazione della manetta, la risposta è una bordata di coppia esaltante ed efficace.
Regolare ai bassi, robusto ai medi e grintoso agli alti, il 1050 Triumph spinge in avanti con un vigore e allo stesso tempo una precisione di risposta che si fa fatica a trovare altrove, il tutto tenuto perfettamente sotto controllo da una ciclistica solida e un pacchetto elettronico bene a punto. L’unica reale contropartita a questa grinta sta nella rigidità dell’assetto necessaria a sostenere la Speed quando si guida sportivi: niente estremismi pistaioli, ma ci sono frangenti in cui si vorrebbe un assetto più propenso a copiare le asperità delle nostre (disastrate) strade.
Sul veloce la Speed fa anche percepire le sue masse - l’impressione è che al di là del peso complessivo, tutt’altro che esagerato, sia anche l’inerzia del motore a renderla più impegnativa da gestire. Soprattutto quando ci si alterna con la Street Triple, che al contrario, è di una leggerezza imbarazzante nella guida.
La sorellina, pur con un’erogazione da riferimento in termini di regolarità e vigore (soprattutto adesso che, con l’aggiornamento di cui è stata oggetto a seguito dello sviluppo del motore Moto2, ha guadagnato tanto ai medi regimi) non può giocoforza offrire la stessa, maestosa spinta della Speed. Anche se, a dirla tutta, la voce è altrettanto affascinante.
In compenso, la precisione nella risposta all’acceleratore è identica, con in più la soddisfazione e la sicurezza psicologica di poter spalancare il gas senza temere di… lanciarsi nel fosso alla minima intemperanza. Peraltro, il sacrificio in termini di coppia e potenza in alto è reso ancora più tollerabile dall’agilità che può vantare la Street: servono rettilinei lunghi o dislivelli davvero marcati perché la Speed possa far valere il suo motore. In tutti gli altri frangenti, la Street le danza attorno, pronta ad affondare l’attacco. Magari in frenata e inserimento, dove leggerezza e precisione della 765 le consentono - ne siamo sicuri - di mettere in imbarazzo mezzi ben più blasonati.
Facile: per chi ama una naked sportiva ed è disposto ad affrontare i soli compromessi legati ad una scarsa protettività. Ognuna delle due ha una personalità ben definita, con differenze che vanno ben al di là dei centimetri cubici che le dividono: affilata come un bisturi la Street, travolgente la Speed.
La scelta, alla fine, è solo questione di gusti: la stessa… divisione di preferenze che notate nel video l’abbiamo ritrovata in redazione, suddivisa al 50% fra chi ha preferito l’agilità e la sfruttabilità della Street e chi invece aveva i lucciconi agli occhi ripensando all’erogazione del motore della Speed.
In entrambi i casi non potete sbagliarvi: mai come in altri casi, è vero il detto secondo cui… tre è numero perfetto.
Moto: Triumph Speed Triple e Street Triple RS
Meteo: Variabile, 10°
Location: Passo del Penice
Terreno: Misto di montagna
Edoardo Licciardello
Casco: AGV Corsa R Casanova
Giubbotto Dainese Super Speed 3
Guanti Dainese Carbon D1
Jeans Dainese Charger
Scarpe Dainese Dyno Pro D1
Andrea Perfetti
Casco: Arai QV-Pro
Giubbotto: Rev’It Akira Vintage
Guanti: Dainese Universe Gore-Tex
Jeans: OJ Atmosfere Metropolitane
Scarpe: Rush 2 Waterproof
Triumph
Via R. Morandi, 27/B
20090 Segrate
(MI) - Italia
02 84130994
[email protected]
https://www.triumphmotorcycles.it
Triumph
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