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Prendiamola un po’ larga, sul discorso del “due ruote” elettrico. Il fatto che le proposte di questo genere siano ormai parecchie è sotto gli occhi di tutti, così come lo sono le rovinose condizioni ambientali del nostro pianeta, che in effetti a tutte le ragioni per non poterne più di sopportare miliardi di individui che se ne strabattono altamente di rispettarlo, vendicandosi spietatamente. Il riscaldamento globale che ci affligge, infatti, causa catastrofi sempre più terribili – la recente tragedia giapponese è di pochissimi giorni fa – e i vari Governi del mondo stanno cercando faticosamente, e spesso molto goffamente, di rimediare il più possibile ai disastri fatti.
Aderendo al famoso protocollo di Kyoto, che si prefigge di abbattere gradualmente le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra, l’Italia si è impegnata a ridurre le proprie del 6,5% rispetto al 1990, nel periodo tra il 2008 e il 2012. L’intera Europa, dal canto suo, intenderebbe arrivare perlomeno al 20% di abbattimento entro il 2020.
Scusate se utilizzo il condizionale, ma l’ottimismo non è propriamente il mio forte riguardo al genere umano, in particolare per quanto riguarda il nostro Paese. A questo proposito, lo sapevate che secondo i dati riportati dal sito specializzato EUobserver, tra le città prime 25 città più congestionate d’Europa noi vantiamo nell’ordine: Milano (11° posto), Roma (14°), Napoli (19°), Torino (22°), Palermo (23°) e Genova (25°)?
Ma torniamo ai buoni propositi. Sempre entro il 2020, probabilmente si arriverà all’omologazione Euro-4 per i “cinquantini” (che oggi devono essere Euro-2) ed Euro-6 per i “due ruote” targati, che attualmente, che attualmente sono appena all’Euro-3. Quanto agli incentivi statali, ricordiamo che per gli ultimi concessi l’importo era di 500 euro per moto e scooter con motori a scoppio con potenza fino a 60 kW (circa 82 cv), 950 euro per moto e scooter ibridi (motore a scoppio abbinato a motore elettrico), e 1300 euro per moto o scooter totalmente elettrici. Per i ciclomotori, invece, l’incentivo era di 180 euro se con motore a due tempi, 350 euro per i quattro tempi, 600 euro per gli ibridi e 850 euro per i “full electric”.
Insomma, il cosiddetto “eco trend” (l’orientamento ecologico) è sempre più incisivo e severo, la mobilità urbana sia diventata un problema ormai insostenibile e onestamente i mezzi pubblici, in particolare quelli di superficie, sono molto, molto carenti, perlomeno a Milano. Quanto agli incentivi, relativi in particolare all’acquisto di veicoli elettrici o ibridi, i costruttori sperano che vengano sempre più adoperati per convincere gli utenti ad usare mezzi adeguati perlomeno per muoversi in città. Quindi, specie i più grossi, come appunto Yamaha, stanno investendo sempre più in questo settore. Se attualmente il parco elettrico circolante di Europa, Giappone e Taiwan (il resto del Far East attualmente non è quantificabile) consta di 10.000 veicoli, secondo la Casa di Iwata entro il fatidico 2020 si potrebbe arrivare a quota 300.000 unità, per poi continuare a salire.
Oggi come oggi, tuttavia, il mercato è ancora acerbo e scettico nei confronti dei mezzi completamente elettrici, vuoi per l’autonomia e le prestazioni ancora poco soddisfacenti, vuoi per le infrastrutture decisamente carenti, dove non inesistenti.
Come molti altri, in ogni caso, Yamaha, sta lavorando sodo per offrire soluzioni di mobilità alternativa a basso impatto ambientale, dotati di batterie e motori elettrici sempre più evoluti. Non ha iniziato ieri a farlo, ma nel 1991, quando iniziò a proporre vari modelli concept, per arrivare a esemplari che sono andati in produzione. Alludiamo al Passol, venduto in Giappone già nel 2003 e solamente testato in Europa, l’EC-02, in listino in Giappone dal 2005, e l’attuale EC-03, ispirato allo stesso Passol, che proprio in questi giorni è entrato in listino in Giappone, Taiwan ed Europa specificatamente in Italia, Inghilterra, Svezia, Francia Olanda, Germania, Belgio, Spagna e Svizzera. Da qui in poi sono logicamente previste evoluzioni in termine di allargamento verso il medio/alto di gamma, con modelli sempre più prestanti, sia dimensionalmente che prestazionalmente parlando. Per quest’anno, l’Europa riceverà un migliaio di EC-03, 200 dei quali arriveranno in Italia. Poi si vedrà. Quanto al prezzo, il simpatico EC-03 costa 2.390 euro (al lordo di eventuali incentivi), nei colori bianco o marrone scuro. L’EC-03 sarà acquistabile via Internet sul sito ufficiale Yamaha, a partire dal prossimo 11 aprile, mentre le consegne inizieranno dal mese di giugno, naturalmente presso il concessionario Yamaha più vicino all’acquirente.
L’EC-03 è alto 990 mm e lungo 1.565, vanta un bel telaio a doppia culla in tubi tondi d’alluminio, dal peso di soli 6 kg, ovvero circa la metà rispetto ad un normale telaio da scooterino
L’impianto elettrico è logicamente dotato di un sistema intelligente di autodiagnosi (YMCS, Yamaha Mutual Communication System) che ottimizza istante per istante, grazie anche all’ausilio dell’acceleratore elettronico, le prestazioni della batteria, che qui naturalmente è chiamata ad oneri ben superiori rispetto a quelli richiesti ad una normale unità da moto o scooter tradizionali. Questa batteria da 50 Volt, prodotta dalla Sanyo, è ad alta densità a ioni di litio, ed è fissata direttamente sui travi ascendenti del telaio; pesa 6,8 kg, costa 600 euro, e ha una durata massima di 8 anni o 900 ricariche, equivalenti a una percorrenza totale di circa 30.000 km. L’autonomia dichiarata per l’EC-03, con pilota di 75 chili e su strade piane, è di circa 43 km viaggiando alla velocità massima di 30 km/h, oppure 22 km in modalità Power. La ricarica è effettuabile tramite l’apposito cavo, sistemato sotto la sella e lungo un metro e mezzo (niente caricabatterie esterno, dunque) tramite una normale presa casalinga dotata di spina bipolare Schuco: ci vogliono 7 ore per arrivare alla carica completa; ma dopo un paio d’ore siamo già al 50%, e all’80% dopo 4 ore.
Yamaha
Via Tinelli 67/69
20050 Gerno di Lesmo
(MI) - Italia
848 580 569
https://www.yamaha-motor.eu/it/it/
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