Yamaha EC-03

Yamaha EC-03
In listino a 2.490 euro, Yamaha EC-03 è uno scooter 100% elettrico immatricolabile come un classico ciclomotore. Agilità estrema e costi di esercizio assolutamente trascurabili sono il suo forte, ma l’autonomia è migliorabile
7 gennaio 2013

Yamaha EC-03


In un’epoca in cui diversi costruttori a livello mondiale muovono i primi passi nel mondo della mobilità sostenibile, la Casa di Iwata si rivela senza dubbio una delle realtà industriali che dimostra di credere maggiormente nei veicoli elettrici, proponendo già oggi sul mercato uno scooter a zero emissioni locali perfettamente immatricolabile, a un prezzo di listino di 2.490 euro: è l’EC-03, un piccolo due ruote 100% elettrico, che si colloca a metà strada tra una classica bicicletta a pedalata assistita ed uno scooter vero e proprio. Dopo la prime impressioni di guida rilevate in occasione dalla presentazione italiana, abbiamo avuto modo di testare il due ruote elettrico giapponese per due intere settimane, che ci hanno permesso di conoscere a fondo le reali potenzialità di questo prodotto senza dubbio innovativo.

 
Basta uno sguardo per capire che l’EC-03 ha qualcosa di familiare. Il piccolo scooter di Iwata infatti ha un’aria che ricorda tanto i mitici Ciao e Sì prodotti dalla Piaggio con grandissimo successo fino ad alcuni anni fa.L’idea di fondo che deve aver ispirato la mano di Hanako Jingai, la progettista giapponese che ha concepito l’EC-03, dev’essere stata analoga a quella che ha portato alla nascita dei mitici cinquantini a pedali

Telaio a vista a doppia culla in tubi tondi d’alluminio
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italiani: realizzare un mezzo a due ruote particolarmente agile, leggero ed economicissimo, ideale per i brevi spostamenti quotidiani in città. Immatricolabile allo stesso modo di un normalissimo ciclomotore ed estremamente maneggevole, anche grazie ad un peso che non supera i 56 kg, l’elettrico di Iwata si riconosce immediatamente per le dimensioni estremamente compatte e per le ruote da 12 pollici abbinate a freni a tamburo. La struttura portante dell’esile EC-03 si affida al telaio a vista a doppia culla in tubi tondi d’alluminio, dal peso di soli 6 kg: è il fiore all’occhiello del simpatico giapponesino, e si rivela molto più leggero rispetto a quello di un qualsiasi altro scooter di piccole dimensioni. Lungo 1.565 mm, alto 990 e con un passo 1.080 mm, l’elettrico Yamaha presenta una sella che dista da terra solamente 745 mm, risultando così un mezzo veramente alla portata di tutti. Visti gli ingombri decisamente compatti, il ristretto vano sottosella permette di alloggiare solamente i documenti del mezzo, ma nessun tipo di oggetto. Per assicurare zaini e borse in ogni caso è previsto un pratico gancio collocato sotto la sella stessa e, una volta scesi dall’EC-03, si può ancorare il casco all’apposito cavetto in acciaio che fuoriesce dal sottosella. In via opzionale, oltre alle raffinate frecce a LED, è disponibile anche una pratica borsa morbida da 18 litri da sistemare in mezzo alle gambe.


La strumentazione, chiara e facilmente leggibile in ogni situazione di marcia, può contare su un schermo a cristalli liquidi piacevolmente retroilluminato in verde, che oltre a indicare velocità e chilometri percorsi (parziali e totali), visualizza l’autonomia residua concessa dalla batteria. Ed è proprio questa, naturalmente, la differenza più grande rispetto al Ciao (e affini) che conosciamo tutti: per funzionare, l’EC-03 non ha bisogno né della miscela né di un serbatoio, ma semplicemente di una comunissima presa di corrente domestica, tipo Schuco. Il piccolo eco-Yamaha vive infatti grazie ad un accumulatore Sanyo da 50 V agli ioni di litio ad alta densità che alimenta un motore elettrico brushless (a magneti permanenti) di nuova generazione, incorporato nel mozzo posteriore insieme a freno e frizione: la motricità, gestita dall’acceleratore “ride by wire”, anche per motivi di spazio arriva alla ruota tramite ingranaggi. Come spesso accade con i veicoli a zero emissioni locali, anche la scheda tecnica dell’EC-03 nasconde delle sorprese inaspettate: il cuore elettrico dello scooterino nipponico è infatti in grado di erogare 9,6 Nm di coppia (circa un chilogrammetro), un valore che si dimostra quasi doppio rispetto a quello reso disponibile da un tradizionale motore a scoppio da 50 cc.


Su strada


Con l’EC-03 abbiamo affrontato per alcuni giorni di fila la nostra “giornata tipo” nella caotica Milano. Oltre al tragitto casa-lavoro, immersi nel traffico urbano, abbiamo utilizzato l’elettrico di Iwata per raggiungere i luoghi di alcuni appuntamenti in orario extra-lavorativo, al fine di metterne alla prova non solo le doti dinamiche, ma soprattutto l’effettiva autonomia della sua batteria, che effettivamente è il dato fondamentale che caratterizza i veicoli di questo tipo. Alla mattina stacchiamo dalla presa il cavo necessario per la ricarica, ci mettiamo in sella e giriamo la chiave. A questo punto possiamo scegliere tra due diverse modalità d’uso, attraverso i tasti collocati sotto allo schermo a cristalli liquidi. Di default l’EC-03 si avvia in modalità Standard, che permette di viaggiare a una velocità massima di 32 km/h, risparmiando al massimo l’autonomia della batteria; selezionando la funzione Power ad alto rendimento, invece, è possibile sfruttare fino in fondo le prestazioni del motore elettrico, che consente accelerazioni più vivaci, superando con facilità (perlomeno secondo il tachimetro…) i 45 km/h legali.


La sensazione che si avverte guidando l'EC-03 è che tutto il resto sembri "passato". Stando in sella all’elettrico di Iwata sentire il rumore prodotto dai tradizionali motori termici e vedere i fumi emessi dai sistemi di scarico sembra veramente anacronistico. Veleggiare a zero emissioni senza sentire praticamente alcun rumore quando si viaggia in strade poco trafficate è una piacevolissima sensazione, contraccambiata dagli

Veleggiare a zero emissioni senza sentire praticamente alcun rumore quando si viaggia in strade poco trafficate è una piacevolissima sensazione

sguardi di ammirazione e curiosità delle persone che si incontrano lungo la strada. Se non si sfrutta la modalità più “sportiva”, occorre prestare particolare attenzione alla guida, in particolare se ci si trova invischiati nel poco rispettoso traffico tipico delle grandi città: con una velocità massima che si aggira intorno ai 30 km/h, infatti, è facile sentirsi praticamente in balia delle auto e dei mezzi più rapidi che ci circondano: un’impressione ben poco rassicurante, insomma, molto simile a quella che si può vivere in sella a una bicicletta. In questi casi, quindi, molto meglio servirsi della modalità Power, che consente di destreggiarsi alla grande tra le auto ferme in colonna, grazie anche al generoso angolo di sterzata che consente inversioni in uno spazio di soli 1,7 metri, e a freni a tamburo pronti, ben modulabili e con sufficiente mordente.


Occorre riservare una nota però ai tasti che permettono la commutazione tra le modalità Standard/Power: per azionarli è necessario staccare le mani dal manubrio perché sono collocati sul cruscottino sotto allo schermo LCD. Sarebbe sicuramente stato meglio, sia per motivi di ergonomia che di sicurezza, sistemare i tasti su un blocchetto montato direttamente sul manubrio, vicino alle frecce. La tranquillità di veleggiare a “zero emissions”, tipica di questi veicoli che non producono alcun tipo rumore che non sia il debole sibilo emesso dall’unità elettrica, viene interrotta solamente in prossimità di eventuali sconnessioni della strada, dal momento che il cavalletto sbatte fastidiosamente contro il telaio. Molto apprezzabile invece il funzionamento delle piccole sospensioni, che a dispetto delle dimensioni e della semplicità tecnica che le caratterizza, “assorbono” efficacemente anche le buche e i dossi più insidiosi.


Autonomia


Yamaha dichiara un’autonomia di circa 46 chilometri viaggiando a una velocità massima di 30 orari su strade in pianura e con in sella un pilota che non superi i 75 chili di peso. Sfruttando la modalità Power, invece, il chilometraggio non supererebbe i 22 km. Durante la nostra prova abbiamo potuto verificare che effettivamente, senza mai servirsi del tasto “Power”, è possibile percorrere una quarantina di chilometri, ma per tutti i motivi elencati prima risulta poco verosimile utilizzare in tal modo l’EC-03. Dal momento che uno degli indiscussi vantaggi di questo agilissimo veicolo è sicuramente rappresentato dalla sua estrema compattezza, il problema dell’autonomia può essere in ogni caso raggirato: al fine di sfruttare il più possibile la modalità “Power” in modo di viaggiare sempre intorno ai 40 all’ora, noi abbiamo frequentemente ricaricato la batteria appena possibile, portandoci letteralmente il mezzo in redazione in ascensore, visto che non avevamo altro modo di farlo.


La ricarica della batteria


Come abbiamo detto, ricaricare la batteria dell’EC-03 è semplicissimo. È sufficiente collegare la spina Schuco alla presa di corrente domestica da 220 volt e attendere 7 ore, tempo sicuramente non indifferente per arrivare alla carica completa. In ogni caso, per la precisione, occorre aggiungere che dopo sole due ore di ricarica la batteria consente già la metà dell’autonomia effettiva, che sale all’80% dopo altre due ore. Per rendere più efficiente il powertrain a zero emissioni locali, l’impianto elettrico
È sufficiente collegare la spina Schuco alla presa di corrente domestica da 220 volt e attendere 7 ore
È sufficiente collegare la spina Schuco alla presa di corrente domestica da 220 volt e attendere 7 ore

dell’EC-03 è dotato della tecnologia YMCS (Yamaha Mutual Communication System), un sofisticato sistema di autodiagnosi intelligente che grazie all’acceleratore elettronico permette di ottimizzare in tempo reale le prestazioni della batteria a seconda dello stile di guida contingente. La batteria, che ha un peso di 6,8 kg e che viene ancorata direttamente sui travi ascendenti del telaio, ha una durata massima dichiarata di 8 anni o 900 ricariche, che dovrebbero consentire di percorrere circa 30.000 km. È un vero peccato però che la batteria non si possa staccare in modo da poterla portare a ricaricare come se fosse una valigetta, una soluzione che amplierebbe esponenzialmente le possibilità di ricarica dell’EC-03. Nonostante quanto si potrebbe essere portati a pensare, ricordiamo infine che il piccolo ciclomotore elettrico giapponese non può assolutamente percorrere piste ciclabili e attraversare zone pedonali,dal momento che può tranquillamente superare velocità massima di 25 km/h prevista per legge per le biciclette, sia normali che a pedalata assistita


L’EC-03, in definitiva, si è dimostrato un valido mezzo elettrico con cui destreggiarsi alla grande nel traffico cittadino. Come per tutti i veicoli elettrici commercializzati fino ad ora, il suo neo è sicuramente rappresentato dall’autonomia, che si è dimostrata ridotta in modalità “Power” ad alto rendimento, l’unica che ne rende ben sfruttabile le buone potenzialità. Attualmente, quindi, visto anche il suo prezzo non contenutissimo in assenza di incentivi statali o regionali, il due ruote a zero emissioni locali di Yamaha va considerato come un mezzo attraverso cui distinguersi nel traffico metropolitano, sottolineando inequivocabile la propria sensibilità alle tematiche ambientali. Perfetto per gli spostamenti quotidiani in città, l’EC-03 presenta costi di esercizio veramente trascurabili, anche perché è completamente esente dal pagamento della tassa di circolazione, e necessità di interventi di manutenzione assolutamente irrisori. Infine la sua estrema compattezza consente di effettuare la ricarica anche direttamente in casa (o nel box) o in ufficio, aumentando esponenzialmente le possibilità di riportare la batteria in carica, e aggirando parzialmente il problema dell’autonomia.


Pregi


Maneggevolezza | Motore brillante | Costi di esercizio trascurabili


Difetti


Autonomia ridotta | Prezzo | Batteria non asportabile per la ricarica
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Scheda tecnica Yamaha EC-03 (2011- 17)

Categoria
Scooter Ruote basse
Potenza
2 cv 1 kw 2.550 rpm
Peso
56 kg
Sella
745 mm
Pneumatico anteriore
60/100-12"
Pneumatico posteriore
60/100-12"
Inizio Fine produzione
2011 2017
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