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Ciao amici! Iniziamo con questa puntata una rubrica che, per festeggiare i 20 anni di Moto.it, ripercorre questi due decenni nello sport, alternandoci davanti alle telecamere per parlare volta dopo volta di Motomondiale, Superbike e delle varie specialità del fuoristrada per ricordare gli eventi più importanti che, stagione dopo stagione, hanno fatto la storia, nel bene, e purtroppo nel male.
Moto.it, dicevamo, compie 20 anni: è nato nel 1997, proprio quando un giovanissimo Valentino Rossi conquistava il primo di una lunga serie di titoli mondiali. Allora Valentino correva in 125, ed aveva travolto il Motomondiale con una guida diversa da tutti gli altri, traiettorie apparentemente incompatibili con la minima cilindrata, una staccata incredibile, ma anche e soprattutto un’ondata di irriverenza, con le gag dopo le vittorie e la battuta sempre pronta con cui rispondeva durante le interviste.
Proprio una di queste battute diede vita alla rivalità che ha caratterizzato il lustro successivo, perché dopo la prima gara in Malesia nacque un battibecco con Max Biaggi, allora impegnato in 250. Quell’anno Max vinse il suo quarto titolo, l’ultimo nella 250, per poi passare in classe regina, ma anche prima che si incontrassero in pista, nel 2000, i due si sono sempre punzecchiati a distanza.
Rossi, all’epoca affascinato dai piloti di scuola giapponese (e in particolare da quel Norifumi Abe da cui derivò il suo primo soprannome, Rossifumi) conquistò il mondiale con grande anticipo, collezionando undici vittorie su quindici gare. Altre due volte salì sul podio, e solo in Giappone non finì la gara. Ironia della sorte, la diretta della gara che lo consacrò campione del mondo – anzi, Vord Ciempion, come scrisse sul numero uno di gommapiuma che indossò dopo la gara – venne interrotta dalla notizia della morte di Lady Diana.
Biaggi si dovette sudare un po’ di più il titolo della quarto di litro, perché quell’anno la Honda su cui era salito andava forte, ma l’Aprilia era ancora superiore e il Corsaro conquistò solo quattro vittorie. Però era il più forte, e vincendo quel titolo strinse un sodalizio con Erv Kanemoto che lo portò a quell’incredibile prima stagione in 500 in cui entrò definitivamente nel mito, in attesa che arrivasse Rossi a ricostituire il grande dualismo italiano in classe regina che mancava dai tempi di Lucchinelli e Uncini.