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Dici 2002 e a tutti viene in mente la Superbike. Una delle stagioni più combattute della storia del Mondiale volge al termine, con uno scontro finale che si preannuncia epico ancora prima di iniziare. Bayliss contro Edwards, Ducati 998 contro Honda VTR-SP2, praticamente appaiati in classifica dopo un campionato tiratissimo.
Troy, campione del Mondo in carica, è arrivato a fine stagione difendendo un primato conquistato nelle prime battute della stagione; Colin ha inseguito per la prima metà dell'anno ma sul finale, forte delle evoluzioni sviluppate da Honda per la 8 ore di Suzuka, è stato praticamente imbattibile.
Bayliss è teso, Edwards ha la serenità del momento positivo e di chi non ha niente da calcolare: deve solo vincere. E in gara-1 ce la fa: si impone d'autorità nonostante Bayliss lotti con un leone. Alla seconda manche solo un miracolo può salvare Bayliss, perché se anche l'australiano vincesse, l'americano prevarrebbe in classifica generale. L'atmosfera nel box Ducati è tesa come una corda di violino, e gira voce che a Ruben Xaus, fino a quel momento non riconfermato, sia stata offerta una sella per il 2003 in caso riuscisse ad infilarsi fra Bayliss ed Ewards, levandogli quella manciata di punti sufficiente a Troy per riconfermarsi campione.
Alla fine è tutto inutile: Edwards marca strettissimo Bayliss, arrivando anche a sorpassarlo in vista del traguardo per non lasciare il minimo dubbio. L'americano vince gara e titolo, Bayliss allarga le braccia per chiedere scusa al suo pubblico: più di così non poteva fare. E sul podio, i due si abbracciano: Edwards è al settimo cielo, Bayliss sorride tirato. Dall'anno successivo le Case giapponesi abbandoneranno ufficialmente la Superbike, conferendo ancora più importanza ad una gara entrata comunque nella storia non appena si è conclusa.