20 anni di sport: il 2006. Il Mondiale di Hayden

Prosegue la nostra serie celebrativa per i 20 anni di Moto.it. Hayden vince il Mondiale, Bayliss la gara di Valencia. Everts conquista il suo decimo titolo e si ritira
14 dicembre 2017

Lo confessiamo: questo pezzo doveva nascere diverso. Quando abbiamo pensato il palinsesto di questa rubrica, per non parlare sempre di velocità, il 2006 doveva essere dedicato a quello che – finora – è il più grande crossista di tutti i tempi, quello Stefan Everts che nel 2006 ha conquistato il suo decimo titolo iridato, annunciando contemporaneamente il suo ritiro dalle competizioni.

Poi c’è stato quel maledetto 17 maggio. E allora, con tutto il rispetto per Everts, non era possibile non dedicare questa puntata a Nicky Hayden e a quel Mondiale che ha conquistato in MotoGP nel 2006, al termine di una stagione rocambolesca.

Nicholas Patrick Hayden, nato nel 1981 a Owensboro, Kentucky, arriva in MotoGP nel 2003 da campione AMA Superbike, e con l’aura che da sempre contraddistingue tutti i piloti in cui Honda crede tantissimo. Corre tre stagioni in crescendo – dopotutto è ancora molto giovane – e chiude il 2005 con un terzo posto nel Mondiale, dietro a Rossi e Melandri, e una perentoria affermazione a Laguna Seca.

Il 2006 è l’anno della verità, perché si trova a fianco il pilota che lo ha sostituito nel cuore dell’HRC e dello sponsor Repsol: Dani Pedrosa. La stagione è di quelle da incorniciare: regolarissimo nei piazzamenti, sempre veloce, Hayden arriva alla penultima gara forte di due vittorie. Una nella “sua” Laguna Seca, l’altra ad Assen, con un finale rimasto nella leggenda. A due curve dalla fine Nicky sembra avere la vittoria in tasca, ma una sbavatura alla Ramshoek permette a Edwards di passarlo. All’ultima chicane, però, il texano va lungo e Nicky lo frega tagliando per primo il traguardo.

All’Estoril Hayden deve solo gestire il punteggio, e parte gestendo la gara con intelligenza. Quarto, si trova però a fianco un Pedrosa che scalpita per affermare il suo primato in squadra. Al quinto giro la catastrofe: alla parabolica interna lo spagnolo sbaglia a prendere le misure, centra Hayden e la gara di entrambi finisce nelle vie di fuga. Nicky grida tutta la sua rabbia piangendo, ma quella disperazione di chi sente di aver perso l’occasione della vita diventa, dopo qualche ora, una motivazione incredibile.

A Valencia parte svantaggiato, con otto punti da recuperare su un Rossi efficace come poche volte nella sua vita sul circuito spagnolo. Sabato Rossi stacca la pole, Hayden è quinto. Però in gara, quando scatta il verde, Nicky parte come una furia, forte della convinzione di chi sa di dover soltanto andare più forte che può. Dietro la tuta ha una mano di poker con una carta coperta, quella che mancherebbe per una scala reale, e la scritta “all-in”, punto tutto.

La tuta di Hayden a Valencia 2006
La tuta di Hayden a Valencia 2006
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Là davanti ci sono le due Ducati, Nicky rimonta e gira più forte dei primi fino a quando, dai box, gli comunicano l’impensabile: Rossi è scivolato. Hayden ha pescato la carta che mancava, la Dea Bendata gli ha restituito quello che gli aveva tolto in Portogallo, e Nicky diventa il primo pilota capace di sconfiggere Valentino Rossi nella classe regina, restituendo alla Honda un titolo che mancava da tre anni e riportandolo negli USA dopo sei anni di digiuno.

Poi, per Hayden, una carriera sempre vicino al vertice, ma mai più su quei livelli. Due brutte stagioni con la deludente Honda 800 dei primi anni, altrii cinque Mondiali difficilissimi sulla Ducati, poi il ritorno in casa Honda – ma con la Open – e il passaggio in Superbike, dove con la Honda Ten Kate torna a sentire il gusto della vittoria. E poi, il 17 maggio, un incidente demenziale che lo porta via per sempre.

Ma in quella gara di Valencia entra nella leggenda anche Troy Bayliss, che Ducati porta a Valencia al posto dell’infortunato Gibernau, come premio per la fresca conquista del titolo SBK con la 999. Bayliss, che non ha mai usato le Bridgestone e non sale su una MotoGP da un anno, prende, saluta la compagnia e va a vincere, compiendo un’impresa – arrivare primo da wild-card – mai più riuscita a nessuno. E ancora prima di cogliere il terzo, epico titolo Superbike, Troy finisce per sempre nel cuore dei Ducatisti…

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