25° Telefonica Dakar: Dakhla, 15 Gennaio 2003
15 gennaio 2003
Tredicesimo giorno effettivo di gara. Una tappa niente affatto facile, forse una delle ultime particolarmente impegnative di questa 25° Dakar. E, naturalmente, una classifica, quella delle moto, che ci tiene col fiato sospeso. Sulla carta pare proprio che recuperare i tre quarti d’ora di ritardo da Sainct, rimediati nella tappa di Sarir, siano per Meoni un’impresa, se non proprio impossibile, almeno improbabile, disperata. D’altra parte, ogni qual volta al toscano si presenta l’opportunità di rimediare, l’impresa si trasforma in epopea. E’ successo all’arrivo a Siwa, ed è accaduto in modo ancora più clamoroso oggi, a Dakhla. Il “Cinghiale” ha battuto Sainct e Despres, giunti alle sue spalle, con un distacco che ha dell’inverosimile: rispettivamente 13’16” e 13’30”. Qualcuno dice che il margine di Sainct è tale da consentirgli di amministrare in scioltezza fino a Sharm El Sheik, ed in parte può essere vero, anche se non è chiaro come il francese possa in questo modo contenere il ritorno di Despres prima ancora di quello dell’italiano. Qualcun altro ha commentato che la lunga tappa di oggi era favorevole alla KTM bicilindrica di Meoni, e questo non è affatto vero. Sui 569 chilometri della speciale, infatti, solo un centinaio erano molto scorrevoli; per il resto Meoni ha dovuto vedersela con un terreno a tratti molto duro, disseminato di pietre e con molte dune da superare, anche se non di quelle impossibili. La verità, dunque, è che Fabrizio Meoni sta dando tutto, che sta giocando di forza e che in questo modo da prova (ce ne fosse, poi, bisogno) delle proprie capacità e della sua supremazia. Un’altra verità, non proprio rilassante, è che il toscano sta consapevolmente correndo qualche rischio in più e che è deciso a farlo fino alla fine. Intanto quei 45 minuti che erano la sua condanna senza appello sono diventati 16, ancora tanti ma non più troppi. E di sicuro Meoni non avrà nulla da recriminare sul piano dell’impegno e della fiducia nei suoi mezzi. Gli altri italiani. Sala mangia più pastiglie, per curare la bronchite, che cibo, ma si impegna come suo solito. Mugnaioli è stato il migliore dei nostri privati e, ad eccezione di Gerli che ha avuto un problema con il road book e per una lieve distorsione ad una caviglia, anche gli altri, Cabini, Tarricone e Algeri, sono al traguardo di Dakhla, in forma.
Tra le auto un’altra “zampata” di Vatanen (Nissan). Il Re del Nord ha preceduto sul traguardo della speciale Luc Alphand e De Villiers, entrambi sulla stupefacente, nuova BMW motorizzata diesel. Senza strafare Peterhansel e Masuoka hanno chiuso al 5° e 6° posto e sono quasi 26 i minuti che separano le Mitsubishi “Evolution” dei due leader della generale. Miki Biasion ha di nuovo regolato il compagno di squadra (e “riferimento”) Jean Pierre Fontenay, al quale rosicchia un altro mezzo minuto in vista del rush finale per la terza piazza del podio. Egregiamente, Edi Orioli combatte la sua battaglia alle spalle dei big con una altra prova del suo valore tecnico (15°).
La guerra degli elefanti ha visto la riscossa odierna del Daf di Johannes De Rooy che, lasciato alle spalle l’incidente che ha tolto di gara, ieri, il figlio, si è scatenato alle calcagna del Kamaz di Tchaguine. A vincere è stato invece Kabirov, con l’altro Kamaz, e Tchaguine può ancora dormire sonni tranquilli in testa alla Telefonica Dakar 2003.