AFI, in difesa dell'Enduro

L’Associazione Fuoristradisti Italiani prende le mosse a fine settembre. È di questi giorni l’atto costitutivo. Il fine è nobile, dare voce ai tanti praticanti
23 ottobre 2007
Per gli enduristi italiani praticare il proprio sport è sempre più difficile. Escluse le manifestazioni agonistiche e le cavalcate organizzate dai vari Moto Club sul territorio nazionale, che godono delle necessarie autorizzazioni provvisorie, la semplice uscita tra amici è diventata un percorso a ostacoli. E non ci riferiamo a quelli naturali, che sono il sale dell’enduro. Bensì a quelli burocratici orditi dalle amministrazioni locali, da quelle provinciali, dalle comunità montane e da chi più ne ha più ne metta. Un clima da “caccia alle streghe” degenerato drammaticamente negli eventi delittuosi dello scorso inverno. La ferita aperta dall’omicidio (perché di questo si tratta) di Marco Badiali, una persona per bene come lo è la maggior parte di chi pratica questo bellissimo sport, fa ancora male e ha mosso tante coscienze. Gli amici della community di Soloenduro.it in primis e il costruttore di Special Umberto Borile hanno detto basta, qualcosa andava fatto – di concreto – per migliorare il rapporto con le istituzioni e con chi non conosce questo sport. Ancora tante, troppe persone credono che dietro il casco da cross si celino dei vandali che non hanno alcun riguardo dell’ambiente e dei sentieri che percorrono. A loro bisogna trasmettere il messaggio forte e chiaro di Borile: “Siamo persone per bene che amano percorrere i sentieri e le mulattiere con moto in regola, rispettando la natura, le persone, gli animali e la proprietà privata”. Perché unirsi e creare l’AFI? La risposta è semplice: un’associazione di livello nazionale, che riunisca un numero significativo di tesserati (con nome e cognome), ha un peso, dinnanzi alle istituzioni, ben più rilevante rispetto a qualsiasi moto club. AFI non punta a gestire le gare, a quello pensano già le varie federazioni (FMI in primo luogo). La priorità è un’altra: sensibilizzare le istituzioni e abbattere la cortina di illegalità che circonda l’enduro. L’Associazione nasce sotto i migliori auspici. Grazie al tam tam di Soloenduro.it e dei media nazionali (citiamo tra gli altri Motosprint, Motociclismo Fuoristrada, oltre a Moto.it) gli iscritti sono già più di 900. Un ottimo risultato, a nemmeno una settimana dalla sua costituzione. Segno tangibile che gli enduristi sono stanchi di subire le vessazioni di guardie ecologiche improvvisate e di contadini dal “badile facile”. Umberto Borile e il suo vice Andrea Revel sanno bene che l’attività dell’AFI non ruoterà solamente attorno alla difesa dei diritti dei fuoristradisti a 2 ruote. Molto lavoro andrà fatto affinché chi pratica questo bellissimo sport, lo faccia sempre nel rispetto delle regole e della legge. Come? Cominciando a bandire gli scarichi privi di db-killer, un vero insulto alla bellezza dei luoghi visitati dagli enduristi. Non si tratta di buttare alle ortiche gli scarichi after market, anzi. Ma impariamo ad apprezzarne il risparmio di peso rispetto all’originale e le finiture da special, e lasciamo da parte la ricerca del mezzo cavallo in più, utile solo a farci odiare dagli escursionisti. Noi per primi, nelle passeggiate domenicali, tiriamo fuori gli attributi e mettiamo al muro chi si presenta “smarmittato” e guida senza prestare il dovuto rispetto alle persone, agli animali e ai terreni altrui. Se ci tiene alla nostra compagnia, si darà una regolata. Altrimenti, per il bene di questo sport, è meglio che se ne stia a casa. Gio Sala, un campione che ha dedicato la sua vita all’enduro, va dritto al nocciolo della questione: ” È un grave problema e sarei restrittivo all’inverosimile: saranno le case costruttrici a mettersi in regola. Scarichi lunghi e pesanti, materiali fonoassorbenti. Qualsiasi cosa, pur di tenere in vita l’enduro. Dite che non è possibile ? Almeno tentiamo di imitare gli amici del trial che hanno moto molto più silenziose delle nostre. E già che ci siamo, montiamo la vaschetta di recupero per i vari sfiati del carburatore e del banco come nel supermotard, onde evitare di disperdere prodotti petroliferi nella natura”. I cacciatori sono invisi all’opinione pubblica, ma hanno associazioni capaci di rappresentarli anche nei palazzi che contano. Gli enduristi, uniti e con l’appoggio delle aziende di settore, hanno le credenziali per fare meglio e hanno gettato le basi su cui lavorare. Il Presidente Umberto Borile ha già fissato il primo appuntamento dell’Associazione: il 25 novembre si correrà una gara a coppie, aperta a piloti (Abergoni, Mossini, Botturi e Belotti per citarne alcuni) e giornalisti. I proventi raccolti andranno alla famiglia di Bormio che ha perso tragicamente il proprio piccolo, investito da una moto. L’AFI vuole ricordare così Renzo, a cui le moto piacevano un mondo. Per saperne di più: www.afi-online.it Andrea Perfetti
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