Alessandro Botturi e Husqvarna. La vera storia

Alessandro Botturi e Husqvarna. La vera storia
Ecco i passi che hanno portato Botturi in Husqvarna, i fatti per come si sono svolti realmente raccontati proprio dal pilota di Lumezzane. Le molte traversie che lo hanno portato da Bordone-Ferrari a Husqvarna | P. Batini, Tunisia
23 novembre 2012

Punti chiave

 Alessandro Botturi è l’ultima notizia, davvero clamorosa e strepitosa, praticamente coincidente con la presentazione ufficiale della Dakar 2013, tenutasi a Parigi il 21 novembre scorso. Certe volte, per rispetto delle persone e delle cose che fanno, e per un semplice criterio di discrezione, non si può indulgere alla tentazione dello scoop, e questo ve lo abbiamo già detto.

Due giorni fa una testata spagnola è uscita con la notizia della firma di Botturi con Husqvarna SpeedBrain per correre la Dakar. Lasciate che ve lo dica: era una news falsa, perchè dava una forma certa a fatti ancora non concretizzati. La storia vera di Alessandro Botturi e dell’ultimo colpo di scena, in ordine di tempo, nella sua marcia di avvicinamento alla Dakar 2013, è questa. Perchè siamo così sicuri? Semplice, perché Alessandro è qui con noi, in Tunisia per partecipare a Desert Logic, l’evento di Fasola, e per allenarsi. E la storia che abbiamo vissuto insieme, ora per ora nella sua evoluzione, è questa.

 

Alessandro Botturi al Rally dei Faraoni
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Alessandro era nel programma Dakar del Bordone-Ferrari Racing Team, di cui ha seguito le scelte, a cui ha aderito fino in fondo e per le quali resta un esempio di professionalità ed umanità, fino al momento in cui queste avrebbero potuto inibire la sua partecipazione alla Maratona sudamericana.
Come in un conto alla rovescia nella sua fase più rovente e drammatica, quella degli ultimi numeri prima della deadline, Botturi si è trovato ad una settimana dall’imbarco dei mezzi a le Havre in una situazione grottesca. L’iscrizione con un Team che stava scegliendo coraggiosamente, e tristemente, di rinunciare, e con i preparativi dell’organizzazione logistica, anche quella di base come la moto, a un punto vicinissimo allo zero.

È importante, a questo punto e prima di tutto, capire cosa significa quella parola, Dakar, per un Pilota, professionista o no, che punta verso quell’evento. Che sia un privato o un ufficiale la Dakar rappresenta il lavoro di una stagione, l’obiettivo dell’anno e il centro di un sistema solare senza satelliti, se non minori come il Campionato del Mondo o i Rally fuori dal contesto del Torneo iridato.
Per quell’unica gara privati e professionisti si mettono in gioco per tutto l’anno, investendo in allenamenti, gare, ricerca sponsor e quant’altro serva per essere lì, il primo o il 5 gennaio, nel 1979 come nel 2013, alla partenza dell’avventura per definizione da oltre trent’anni.


Alessandro Botturi, ad una settimana dalla deadline, aveva un’iscrizione e quasi nulla più. No, anzi, aveva il supporto di un’intera città, Lumezzane, e del suo Moto Club intitolato a quella Città, che gli stava lanciando un salvagente. Poi, al salone di Milano, Botturi ha incontrato per caso Franco Mayr, che gli ha prospettato la possibilità di prendere il posto, nel suo Team, di un pilota che aveva dovuto rinunciare. Si delinea un possibile rapporto con il Team Honda HM Jolly Racing. Moto, assistenza, logistica. Alessandro deve accollarsi buona parte delle spese, iscrizione, meccanico, biglietti aerei, alberghi, ma è una possibilità concreta. Poi domenica, tre giorni prima del ventuno, lo chiama Wolfgang Fischer, Team Manager Husqvarna Speedbrain, per proporre ad Alessandro il posto di Cody Quinn, infortunatosi seriamente alla Baja 1000 in Messico. L’incertezza dura un giorno, due per la definizione, facile, dei parametri del rapporto, poi finalmente la partecipazione di Botturi alla prossima Dakar prende la sua forma definitiva.

Alessandro continua ad andare in moto nel deserto tunisino, star ammiratissima di Desert Logic, e ad ogni sosta o rifornimento perfeziona mentalmente i dettagli della partecipazione alla sua Dakar.


L'intervista a Alessandro Botturi


Eccolo, intervistato a Bir Soltane, in un virgolettato finalmente reale e legittimo.

«Ma sì, questa storia dell’intervista spagnola è stata una balla. Sono in Tunisia, partiamo la mattina presto, torniamo la sera e siamo tutto il giorno nel deserto. Pochissime persone sapevano quello cha stava succedendo, e non c’era stata nessuna intervista. A qualcuno sarà scappata la voce, ma da fastidio quando vedi le virgolette e non hai detto nulla. Il comunicato di Husqvarna, naturalmente, è autentico, e questa è la prima intervista».

Ho guardato al Team, attrezzatissimo, alla moto, che ha dimostrato nelle ultime gare di essere la più veloce per vincere, e la risposta era già lì

 


Una settimana davvero concitata. È successo di tutto e di più. Jolly Racing, poi il materializzarsi della possibilità Husqvarna SpeedBrain. Si poteva scegliere?
«Penso di no. In questo momento difficile non c’erano dubbi sull’importanza dell’opportunità che mi è stata offerta. Ho guardato al Team, attrezzatissimo, alla moto, che ha dimostrato nelle ultime gare di essere la più veloce per vincere, e la risposta era già lì. Penso che l’obiettivo del Team sia quello di portare la sua punta di diamante, Joan Barreda, ad un grosso risultato, e da parte mia parto per contribuire al successo del Team e certamente per migliorare la posizione ottenuta l’anno scorso nella mia prima Dakar, l’ottavo posto. Penso di avere tutte le condizioni per dimostrare il mio valore».


Franco Mayr è stato gentile.
«Sì, e colgo l’occasione per ringraziarlo. Si è movimentato tantissimo per trovare una soluzione per farmi fare la Dakar. Ringrazio veramente tanto lui, il Jolly Racing, Alessandro Tramelli, Boano per il supporto. Certo, le spese erano tutte a carico mio, ma organizzare tutto in tre giorni non era facile e loro non potevano fare di più. Poi è arrivata questa grande occasione, che è una svolta nella mia carriera».

 

Ringrazio di cuore Renato Ferrari e Nicoletta Altieri Bordone, perché se in questo momento ho avuto un’occasione come questa devo ringraziare loro

Con Bordone-Ferrari si chiude qui?
«Il Team Bordone-Ferrari purtroppo sta passando un brutto momento, e non è facile. Spero che risolva tutti i suoi problemi, che sistemi tutte le cose che ha in sospeso e che possa ripartire più agguerrito di prima. Ringrazio di cuore Renato Ferrari e Nicoletta Altieri Bordone, perché se in questo momento ho avuto un’occasione come questa devo ringraziare loro che mi hanno portato nel Mondo dei Rally. E' un mondo molto difficile, non è facile arrivarci perché ha dei costi veramente importanti. Loro mi hanno dato la possibilità di fare quasi tutte le gare più importanti e, soprattutto, la scorsa Dakar».

 
Bello appartenere ad un Moto Club come il tuo.
«In questo mese ho vissuto un’avventura travagliata e travolgente. Ho riscoperto le persone che mi avevano dato fiducia all’inizio della mia carriera e che nel momento del bisogno si sono rimesse… in moto per aiutarmi a fare questa Dakar. Devo ringraziare tutto il Moto Club Lumezzane, il presidente Damiano Bugatti, ed il vicepresidente Domenico Dall’Era, il mio tifoso numero 1. Domenico ha comprato la mia prima moto da Junior, e quest’anno mi ha dato una bella mano!».

Piero Batini