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Si chiama “arm pump”, affligge più o meno tutti i piloti da diversi anni ed è diventato uno degli argomenti più caldi della medicina sportiva legata al motociclismo. E’ una sindrome che colpisce tutti, dal semplice amatore al pilota affermato. Quando insorge, la moto diventa estremamente difficile da controllare. Le cause sono moltissime e non dobbiamo confonderlo con altre patologie (sindrome del tunnel carpale, artriti, epicondiliti, crampi muscolari).
L’anatomia dell’avambraccio è molto complessa. Si tratta di un arto composto da circa 20 muscoli in un segmento corporeo relativamente piccolo, semplicisticamente divisibili in Flessori ed Estensori. Il fenomeno dell’arm pump colpisce maggiormente i flessori in quanto, oltre ad essere responsabili della stabilità del polso, sono anche quelli maggiormente reclutati nella contrazione della mano che ci permette di tenere la presa sul manubrio.
I muscoli sono circondati da una guaina (poco flessibile ed elastica) che dà la forma al muscolo. Questa guaina nello specifico si divide in:
In seguito all’intenso lavoro svolto dai muscoli dell’avambraccio durante la guida della moto, le fibre muscolari richiedono un afflusso di sangue maggiore. Aumenta quindi la pressione interna, anche a causa della poca elasticità della guaina, la circolazione e il ritorno venoso cominciano ad andare in crisi, i metaboliti del lavoro muscolare (acido lattico) faticano ad essere smaltiti.
Continuando con lo sforzo, l’acido lattico si accumula nelle cellule muscolari, con l’effetto di impedire la contrazione muscolare. Si arriva quindi a quella sensazione di indurimento, dolore e impossibilità a muovere gli avambracci identificata dal termine arm pump.
Tra le molte cause dell’arm pump vale la pena di evidenziare:
In alcuni casi i piloti professionisti ricorrono alla chirurgia, nella fattispecie all’intervento di “fasciotomia”, ovvero l’apertura mediante incisione delle fasce (guaine) che avvolgono i muscoli dell’avambraccio. Un intervento che viene eseguito in situazioni di emergenza per sindrome compartimentale acuta, ma che – vale la pena di precisarlo – ben pochi studi confermano utile nel caso della pump arm syndrome.
L’intervento è risolutivo in circa il 50% dei casi, ma alcuni atleti hanno dimostrato un peggioramento dopo l’intervento dovuto alla formazione di tessuto cicatriziale con ulteriore aumento della pressione sull’avambraccio. Una condizione che nei casi più gravi è arrivato ad impedirgli la pratica dello sport.
La lotta alla pump arm syndrome può essere condotta sia in sella che nella preparazione svincolata dalla pratica motociclistica.
Sulla moto:
Senza moto:
Come abbiamo potuto vedere, molte delle soluzioni comunemente propinate al problema dell'arm pump sono del tutto errate. Non risolvono o addirittura peggiorano la situazione. E' sbagliato, ad esempio, fare allenamenti che rinforzano la muscolatura specifica dell'avambraccio, aumentando così la pressione all'interno della guaina. Molto meglio invece lavorare molto sull'allungamento attraverso esercizi di stretching per facilitare circolazione e ritorno venoso, attraverso un programma d'allenamento valido e ben strutturato.
Ha sempre cercato di approfondire le tematiche legate alla preparazione fisica dei piloti, molto utili le permanenze in California per carpire i segreti dei piloti americani per i quali la preparazione fisica è sempre stata una tappa fondamentale. Da anni si occupa della preparazione atletica di piloti delle varie discipline motociclistiche.