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Dopo una lotta infuocata durata con Josh Hill e James Stewart per quasi tutta la gara Ryan Dungey conferma il proprio momento magico e si assicura la seconda vittoria consecutiva grazie alla quale allunga in campionato.
Ormai non ci sono dubbi: Ryan Dungey è il nuovo astro del Supercross Usa. Il pilota da battere non solo con la tecnica di guida ma sopratutto psicologicamente visto che questo sembra essere la sua arma vincente. Oddio, non che gli manchi la tecnica di guida e neppure la tenuta fisica, ma è proprio la sua forza mentale a permettergli di dominare mentre gli altri fanno un errore dietro l’altro.
Il biondino del Minnesota ha imparato bene e in fretta la lezione impartitagli da Roger De Coster. Mentre Reed si trova con una mano fasciata a causa dell’intervento chirurgico a cui è stato sottoposto dopo la caduta di Phoenix (la seconda della stagione), mentre Bubba Stewart sembra non riuscire a ritrovare il bandolo della matassa anche a causa degli acciacchi riportati nelle cadute della seconda prova ma soprattutto per via della confusione mentale derivatagli dalla sorpresa di essere accerchiato da così tanti avversari, Dungey continua a macinare risultati su risultati con una precisione e tranquillità sconcertanti.
Ci fa piacere per lui, visto il suo amabile e professionale carattere che fa a pugni con la scontrosità e presuntuosità di Stewart, il quale non a caso nella cerimonia di apertura dell’evento si è preso un bel po’ di fischi dal pubblico.
Che la situazione del pilota Yamaha sia piuttosto critica lo dimostrano non solo i risultati ma soprattutto il suo comportamento. Nell’Angel Stadium non si era infatti ancora sopita la polemica di come l’AMA non abbia lo abbia sanzionato dopo il poco edificante e professionale comportamento tenuto alla fine della gara di Phoenix, quando è entrato come una furia nella tenda Kawasaki per cercare Reed col quale si era scontrato nel Main Event. Non trovandolo, davanti ai meccanici del Team Green ha preso la moto dell’australiano e l’ha buttata a terra per poi andarsene via stizzito convinto che la colpa del contatto fosse da addebitarsi esclusivamente al campione National.
La Federmoto statunitense si è nascosta dietro al paravento che “in fondo era stata solo la prima volta che si era comportata così”, motivazione assurda che aprirebbe la porta ad altre azioni simili e che invece sembrerebbe nascondere altri problemi, per alcuni imputabili addirittura anche a problemi razziali.
Fatto sta che anche nella terza tappa Stewart non è riuscito a fare meglio di terzo, battuto dopo essere partito e rimasto in testa per cinque giri non solo dal leader del campionato ma anche da un incredibilmente veloce Josh Hill. Il suo manager ha spiegato che prima della finale era ancora incerto se partire visto i dolori fisici (non specificati) di cui ancora soffriva, ma da come andava prima di essere agganciato dai suoi due avversari pare un po’ strano che fosse così malconcio, fatto sta che in settimana si sottoporrà ad una serie di raggi X per verificare la presenza o meno di eventuali problemi interni.
“Nonostante sia solo la terza gara con la 450 ha corso come una campione dei veterani – ha commentato il team manager Suzuki Roger De Coster nei riguardi di Dungey – come un pilota navigato. Ha fatto vedere di essere forte fisicamente perché oggi la pista era piuttosto impegnativa per via del fondo allentato dalle piogge dei giorni scorsi, ma anche di avere iniziato il campionato con la mentalità giusta visto che si migliora settimana dopo settimana. Lavora molto, crede in quello che fa e non sente la pressione del titolo. Per ora meglio di così non può fare”.
Come al solito alle spalle dei piloti del podio ci sono state poche emozioni, anche per via della gara incolore di Ryan Villopoto che dopo il posto d’onore riportato in Arizona questa volta è finito solo settimo dopo essere rimasto intruppato alla partenza nelle posizioni di retrovia.
Senza storie invece la classe Lites, dove Jake Weimer in piena scioltezza ha centrato la terza vittoria consecutiva dopo essere rimasto al comando per tutta la gara; alle sue spalle Wil Hahn e Trey canard rinvenuto dalla ottava posizione.
Massimo Zanzani