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Per tanti, lunghi anni il nome BMW non è stato esattamente associato allo sport. Spentasi l’eco dei successi nei rally delle G/S, nonostante l’operazione di fine anni 90, difficilmente l’immagine che balzava alla mente degli appassionati pensando al marchio tedesco era quello di una Casa sportiva. E pensare che BMW ha iniziato proprio con le corse, nell’ormai lontanissimo 1924, e ha un palmarès di tutto rispetto.
C’è voluto del bello e del buono, come si suol dire, per ringiovanire e dinamizzare il roundel bianco/blu nel panorama delle due ruote e portarlo almeno al livello di quanto avviene per le auto, ma l’operazione ha avuto successo. Dopo un primo “scossone” ad inizio millennio, fra Boxer Cup, Power Cup e la nascita di nuovi modelli con potenze prima impensabili per BMW, nel 2009 è arrivata la S1000RR e l’impegno nel Mondiale Superbike.
Per il resto, come ci spiega Udo Mark – responsabile marketing del programma racing di BMW Motorsport, nonché ex pilota nel Mondiale SBK degli anni 90 – parliamo di storia recente. Nel 2012 c’è stata la riconfigurazione del team, con il passaggio di mano della gestione della squadra di punta alla formazione italiana, e nel 2014 un ulteriore cambio di focus con un riallineamento a lungo termine dell’impegno BMW nella velocità.
Uno spostamento paradigmatico che ha segnato l’abbandono dell’impegno concentrato su un team più o meno ufficiale per concentrarsi sul supporto dei clienti. Una scelta che può sembrare illogica o semplicemente perdente, ma che – come ci hanno raccontato Udo e successivamente “Berti” Hauser, sua controparte tecnica nella gestione del programma HP Race Support – ha invece molto più senso di quanto non si possa immaginare.
Vi spiegheremo dopo il perché, dopo aver parlato di cosa sia l’HP Race Support e il secondo pilastro dell’attività di BMW Motorsport, ovvero il Race Trophy. Anzi, iniziamo proprio da quello.
L’idea del Race Trophy è quella di riunire i piloti che corrono con BMW in tutto il mondo. In sostanza, l’impegno economico per il team ufficiale negli anni scorsi è stato dirottato e ridistribuito sui team che corrono nei vari campionati – iridati e nazionali – per supportarli, creando il BMW Race Trophy, una sorta di campionato del mondo con un sistema di punteggio unico contraddistinto da diversi correttivi per equilibrare la sfida, perché è evidente che la difficoltà di un Mondiale non è la stessa di un campionato nazionale o addirittura di un trofeo minore.
Il tutto per dare vita ad un gruppo comune, quasi una famiglia dove tutti corrono, a volte uno contro l’altro ma soprattutto contro avversari singoli e comuni. Tutti i piloti che non corrono con BMW, sostanzialmente. E tanto la rivalità interna che l’impegno nei vari campionati può portare benefici a tutti, come vedremo poi. Prima è il caso di dare qualche numero, perché l’impegno del Race Trophy quest’anno ha raggiunto livelli non banali.
Il Race Trophy vede infatti nel 2015 l’impegno su 19 campionati, con 105 piloti che corrono 314 gare l’anno su 6 continenti, in 23 paesi, su 86 circuiti diversi. Il tutto diventa un solo trofeo, che mette insieme piloti impegnati nei campionati europei, australiani, americani, asiatici e, ultime ma non meno importanti, le corse stradali britanniche. Vi basta scorrere la classifica generale (dove in testa svetta il canadese Jordan) per trovare gente come Reiterberger, fresco campione IDM Superbike, il nostro Tamburini, attualmente nono, ma anche i piloti del Mondiale Superbike, quelli del team TAS BMW Tyco impegnati in BSB o la squadra BMW Motorrad France schierata nel Mondiale Endurance con il team Penz13 di Rico Penzkofer.
Tutti i piloti prendono punti per i piazzamenti – la pole position vale 30 punti, i risultati (assommabili fino ad un massimo di 400 punti per campionato, per evitare disparità fra serie composte da 6/7 gare e altre che si snodano molto più a lungo), i piazzamenti in campionato ma anche la visibilità degli stickers BMW sulla moto. Il tutto per un montepremi piuttosto ricco: il 28 novembre i primi 15 classificati vengono invitati alla festa di fine stagione al BMW Welt di Monaco dove il primo riceverà 20.000 euro, il secondo 15.000 e via discorrendo. E chi dovesse vincere titoli nei singoli campionati avrà un premio di 7.500 euro per i team e 2.500 per i piloti.
Ma come funziona? E’ più facile di quanto non ci si immagini: basta un semplice contatto telefonico o per posta elettronica, almeno se si tratta di una serie già prevista dall’HP Race Support. Che ogni anno amplia il suo appoggio ad un numero sempre maggiore di trofei e campionati, previe naturalmente verifiche del livello del campionato. Sulla base del livello di ogni serie e del numero di piloti supportati partecipanti, BMW forma un adeguato numero di tecnici – perché conoscano a menadito il regolamento e quindi le problematiche che i piloti possono incontrare – che potranno dare assistenza alle squadre.
Il flusso di informazioni è bidirezionale, con una condivisione delle informazioni raccolte dai tecnici (che lo fanno di loro iniziativa, vista la scarsa disponibilità dei team a “perdere tempo” nel dare informazioni ai tecnici BMW) fra tutte le squadre per migliorare costantemente il livello dell’assistenza.
Un livello di assistenza naturalmente tagliato a misura sulle esigenze di ogni singolo campionato: è inutile se non controproducente dare tutte le informazioni raccolte nel Mondiale Superbike ad un team impegnato in un trofeo monomarca, che con ogni probabilità non sa cosa farsene e rischia addirittura di peggiorare la situazione. Allo stesso tempo però le mappature elettroniche, gli assetti e le soluzioni a problematiche comuni sulla moto sono disponibili per tutti allo stesso livello.
In apertura abbiamo parlato di una scelta che ha ridistribuito il supporto precedentemente riservato a pochi team ufficiali fra più clienti. Una scelta che, dicevamo, ha un suo senso, perché una squadra ben organizzata, uno dei cosiddetti top customers, sono in grado di competere anche a livello mondiale in Superbike se dispongono del giusto supporto.
Un rapporto come quello instaurato con il team BMW Motorrad Italia, spiega Berti Hauser, con il quale si lavora molto bene. Un po’ perché lo sviluppo viene lasciato a chi di dovere – compito della squadra è descrivere il problema, non trovare la soluzione – e un po’ perché il rapporto di fiducia è tale da fare si che tutte le indicazioni raccolte dal progresso delle moto portate in gara dalla compagine italiana sono state utilizzate per definire il modello del prossimo anno.
Avete letto bene: Berti Hauser ha parlato di una nuova S1000RR (o più probabilmente un’HP4) per il 2016, anche se si è corretto successivamente parlando di “motore Superbike per la prossima stagione”. A questo punto viene naturale stimolarlo, parlando di MotoGP: BMW si può davvero permettere di restare fuori da una serie in cui sono – o saranno a breve – impegnati tutti i suoi diretti avversari? La risposta, anche in questo caso, è teutonicamente logica. In MotoGP si parla dei piloti – Rossi, Lorenzo, Marquez – mentre in Superbike c’è molta attenzione anche sulla moto. Il Mondiale riservato alle derivate di serie offre un maggior ritorno in termini di marketing.
In cosa si esplica il supporto da parte di BMW? Intanto – ribadisce Hauser – il supporto è per tutti, perché dal Mondiale alle competizioni amatoriali la moto di serie non è né può essere competitiva, ma richiede un impegno di preparazione variabile a seconda del regolamento. Il supporto, alla fine, si vede quindi con l’uso di tecnici in pista o “a casa”. Si può semplicemente mandare una e-mail ai tecnici con una domanda precisa e ricevere risposta in tempi brevissimi: sembra incredibile ma così facendo si risolve una percentuale enorme di problemi dei team. Se non basta si approfondisce telefonicamente o di persona, dando tra l’altro il via ad un processo di analisi ed affinamento del servizio di supporto o del prodotto.
Il secondo pilastro del supporto BMW sta nei prodotti HP Race Parts. BMW saggiamente ha scelto di non scontrarsi contro produttori di componenti aftermarket quali pedane, o carenature, dove non è in grado di offrire valore aggiunto dalla propria posizione di produttrice della moto. D’altro canto ci sono ambiti – motore ed elettronica, nello specifico – dove BMW è in grado di fare cose che gli altri non possono. Ci sono in giro preparatori espertissimi, ma la conoscenza del mezzo, del motore e dei sistemi elettronici di BMW permette ai tecnici di Monaco di ottenere risultati migliori tanto per prestazioni che per affidabilità. Vedasi l’offerta dell’HP Race Power Kit o del Calibration Kit 3, per non parlare della nuova centralina HP Race, studiata per rientrare nei costi regolamentari imposti dal regolamento WSBK pur offrendo funzionalità estremamente sofisticate quali mappature differenziate marcia per marcia e corner-to-corner. Non è un caso se il BMW Motorrad Italia è uno dei top team del Mondiale anche come affidabilità: in tutta la stagione 2015 si è registrata una sola rottura, per caduta, a Laguna Seca. La moto non si è mai fermata per problemi tecnici.
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