Chiara Fontanesi, due volte mondiale. Con il sorriso

Chiara Fontanesi, due volte mondiale. Con il sorriso
Tre volte campionessa nazionale, due volte iridata: la giovane parmense sta dominando il panorama crossistico con un'autorità che ricorda le più grandi leggende del cross
7 marzo 2014

 Nel mondo tradizionalmente conservatore del motociclismo è ancora raro vedere una donna pilota, men che meno di successo. Figuriamoci nel cross dove fango, fatica e dolore stridono con un immagine femminile dolce e delicata, al massimo civettuola dell’immaginario collettivo. Non fossero bastate le imprese di Loretta Lynn e Stefania Baù nel cross e nel Supercross americano forse ci riuscirà Chiara Fontanesi (o Kiara, come piace farsi chiamare a questa grintosa ragazza parmense che compirà vent’anni fra pochi giorni) che lo scorso anno ha conquistato il suo secondo titolo iridato WMX.


La sua storia non è diversa da quella di tanti coetanei dell’altro sesso: Chiara ha iniziato ad andare in moto da piccolissima, allenandosi spesso insieme al fratello maggiore. Il talento c’era e le gare sono arrivate di conseguenza. A tredici anni Kiara va negli USA e conquista il Loretta Lynn’s Vault, trofeo riservato alle crossiste amatoriali; l’anno successivo vince la Coppa Italia di cross nella categoria femminile. Nel 2009 partecipa al mondiale e, a soli 15 anni, vince la sua prima manche iridata a Lierop, in Belgio.

Una prestazione che la fa credere ancora di più nelle sue possibilità: nel 2010 vince l’Italiano con punteggio pieno e chiude quarta il suo secondo Mondiale, l’anno successivo conquista il terzo titolo nazionale e diventa vicecampionessa. Nel 2012 vince il Mondiale femminile, prestazione replicata l’anno seguente prima di togliersi lo sfizio di tornare negli USA per correre nel National (il campionato di cross outdoor statunitense) e chiudere la stagione 2013 con la vittoria al Supercross di Ginevra.

In occasione della ricorrenza dell'8 marzo, Festa della Donna, abbiamo pensato di farle qualche domanda, fra il serio e il faceto, per capire meglio… cosa significhi essere una crossista in un mondo di uomini.

 
 

Chiara Fontanesi al GP del Qatar
Chiara Fontanesi al GP del Qatar
Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Iniziamo con una domanda provocatoria: perché il cross e non la danza, o la pallavolo, o… uno sport “da donna”?
«Perché vado in moto praticamente da quando sono nata. I miei genitori hanno comprato la moto a mio fratello e già che c’erano ne presero una anche per me che avevo tre anni e mezzo. Da lì arrivare alla pratica sportiva è stato un percorso naturale».

Che difficoltà hai incontrato all’inizio della tua carriera per entrare da donna in un mondo di uomini?
«Sinceramente nessuna: avendo sempre frequentato l’ambiente fin da quando ero una bambina conoscevo tutto e tutti, e tutti conoscevano me. Posso dire che è stato tutto molto naturale».

E’ incoraggiante, soprattutto ora che l’immagine delle donne in moto si sta sempre più sdoganando dai preconcetti citati prima. Ma è anche vero che due campionati separati fanno si che ci sia ancora un certo atteggiamento di sufficienza verso il cross femminile.
Chiara, data la sua esperienza, è la persona più indicata per darci un parere sul livello del cross femminile rispetto a quello maschile.
«E’ difficile da dire perché la situazione è in costante evoluzione. I nostri tempi sul giro si avvicinano anno dopo anno a quelli degli uomini, la differenza è sempre minore».

Quindi… quanto dovremo aspettare per vedere una ragazza che se la gioca con i migliori degli uomini?
«Non saprei, ma non so nemmeno se sia una cosa auspicabile. Come in altri sport ci sono due campionati separati e direi che va bene così».

Dov’è che i maschi sono ancora avvantaggiati, se lo sono?
«Principalmente nel fatto che corrono più spesso di noi, hanno un calendario più fitto e una maggiore intensità nelle gare, quindi il livello della competizione cresce naturalmente».

Essere una donna, invece, può dare un vantaggio sotto altri aspetti?
«Non so, è difficile da dire. Il punto è che per arrivare ad alti livelli, per vincere, ci sono tantissimi aspetti sia fisici che tecnici che psicologici importantissimi, che devono essere al 100% quindi, se anche riuscissi ad isolare un solo aspetto in cui c’è un vantaggio… sarebbe comunque un solo tassello di un puzzle gigantesco».

Cosa consigli ad una ragazza che vuole intraprendere la carriera sportiva di crossista?
«Dipende tutto da quali sono le sue ambizioni. Se vuole solo girare per gusto personale che vada e pensi a divertirsi, senza farsi troppi problemi. Se invece vuole iniziare a correre davvero, magari puntando in alto… che sia preparata a farsi un mazzo così!».