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Il rally del Marocco va in archivio dopo aver incluso nel suo prezioso dossier l’ultima tappa, un anello con partenza ed arrivo a Zagora ed una Prova Speciale di 171 chilometri, disegnata nello scenario maestoso dell’anfiteatro naturale delle dune di Tinfou. Per una volta, la prima dall’inizio del Rally organizzato magistralmente de NPO, la tappa segue uno schema tattico “logico”, e non si lascia sedurre dai colpi di scena, che hanno caratterizzato ognuno dei sei giorni del Rally-Test per la Dakar prossima ventura. I Piloti che avevano una posizione da difendere o da consolidare hanno preferito il “catenaccio”, e quelli che non avevano nulla da perdere hanno dato libero sfogo alla velleità del momento, vivendo alla giornata l’epilogo della corsa.
Helder Rodrigues ha concluso con una vittoria, lo stesso “strillo” utilizzato il 15 ottobre per la prima pagina del Rally del Marocco, edizione straordinaria 2012. Quel giorno il portoghese vinse è regalò al Team HRC il successo nella Speciale di apertura, coincidente con il troppo a lungo atteso rientro della Honda. Al secondo posto Juan Pedrero, portatore d’acqua di Marc Coma, che archivia una gara
Terzo Cyril Despres, che ha vinto la seconda tappa ma che poi non ha fatto niente di davvero eccezionale nei giorni che sono seguiti, se non riprendere la leadership al termine della quarta tappa
sfortunata, iniziata con una caduta, proseguita con l’infortunio del “Maestro” e rifinita con una penalità per salto di waypoint. E terzo, finalmente, Cyril Despres, che ha vinto la seconda tappa ma che poi non ha fatto niente di davvero eccezionale nei giorni che sono seguiti, se non riprendere la leadership al termine della quarta tappa e conservarla fino all’ultimo traguardo, e dimostrare di saper anche… sbagliare. Anche lui, quattro Dakar all’attivo ed una stagione dedicata più agli show che al cronometro. Ma questa è la storia, nella quale è scritto che non ci sono vincitori di Rally scelti a caso… dal caso. secondo posto Rodrigues ha vinto a “manetta”, Pedrero allo stesso modo è stato veloce quasi quanto il vincitore, e Depres ha sfruttato da “maestro” la posizione di partenza, scorrendo la pista al riparo dai rischi e rimanendo perfettamente sintonizzato sull’obiettivo finale.
Il Rally si conclude con la vittoria di Cyril Despres, e compone un podio sul quale si materializzano tre diversi tipi di certezze. La vecchia, originaria certezza della forza di un fuoriclasse come Cyril Despres, la nuova certezza rappresentata dall’efficacia del nome nuovo dei Grandi Rally, Joan Barreda, e la rassicurante certezza della ritrovata, piena competitività di Francisco Lopez. Con il terzo posto in Marocco il Pilota Bordone-Ferrari Racing Team chiude, e si direbbe definitivamente, un ciclo difficile iniziato con l’incidente del Tunisia 2011, e si proietta tra i grandi favoriti della Dakar peruviana e argentina, ma soprattutto cilena. Sotto ogni aspetto è un podio che da lustro e prestigio alla disciplina, e che scontenta un poco, forse, solo Honda, illusoriamente ad un passo da un sensazionale colpo di scena globale, che però non è più di questi tempi, ma che ripropone intatto il valore dell’impegno di una grande Casa.
Unico partecipante italiano al Rally del Marocco, Alessandro Botturi ha interpretato la sua parte in modo eccellente. Il Pilota Bordone-Ferrari non aveva nessun obiettivo legato al risultato, e non è stato perfettamente assistito dalla fortuna. In due occasioni Botturi ha fatto più di quanto richiesto dal corso di apprendistato a cui si è sottoposto, conducendo un’intera tappa nel plotone di testa e incaricandosi della navigazione, e sapendo controllare un lungo finale di tappa quando un malfunzionamento della forcella della sua moto lo ha messo in condizioni di rischiare molto. L’unico italiano in gara, nono nell’ultima tappa e dodicesimo in classifica generale, è ormai da considerare anche come il migliore italiano in prospettiva Dakar.
Alla finestra dei grandi Rally si sono di recente affacciate Sherco e Gas Gas, e Yamaha conta diverse elaborazioni di progetto più o meno sostenute dalla Marca. Molti privati si affidano a preparatori che sviluppano la loro moto da Rally partendo da basi giapponesi e europee a completamento del catalogo dei produttori interessati alla disciplina con il road book. Quelli maggiormente impegnati, o che hanno concretato migliori risultati, sono oggi Husqvarna, che vede premiato il lavoro appassionato di Wolfgang Fisher, il deus ex machina di Speedbrain cui va anche il merito di aver lanciato definitivamente Barreda, e
Honda. La notizia del ritorno della “mamma” di tutte le moto moderne è esplosa al termine del Sardegna Rally Race, e fu proprio Helder Rodrigues che non riuscì a “trattenere” la novità. In Marocco Honda è arrivata al completo. Una moto, nuova e già efficace, cinque Piloti, mezzi di assistenza e logistica già strutturati per la Dakar. Ma la Regina è sempre lei, KTM, forte di un nugolo di privati e semi privati, e delle due star incontrastate degli ultimi sette anni di Dakar, Despres e Coma. Quando la Squadra è schierata al completo, e questo accade solo in rare circostanze, uno dei due immancabilmente finisce per vincere. È il potere di una grande Squadra con un grande bagaglio di esperienza che, come dice Alex Doringer, manager del Team Dakar, riesce sempre a centrare l’obiettivo. Se uno dei due sbaglia, l’altro è pronto a riprenderne il filo, se poi è l’altro a farsi male, come in Marocco è successo a Marc Coma, Despres passa e vince. Dieci righe scarse per fotografare il panorama di partecipazione e di “portata” della prossima Dakar. Senza dubbio un’altra grande Dakar.
Il Rally, questa creazione di NPO che, nata come occasione accessoria di un ventaglio di eventi organizzati da Stephane e Emmanuelle Clair, ha sorpassato l’agonizzante Tunisia e si offre come ultima occasione per i Team di testare adeguatamente il “materiale” per la Dakar, è stato un bel Rally. Ben organizzato, con un pienone di partecipazione che comprendeva tutte le star della disciplina, molto selettivo e fortemente caratterizzato. La sua candidatura a prova di Campionato del Mondo è legittima, ma resta ora da vedere se gli organizzatori francesi sapranno trovare un punto di accordo costruttivo con il gigante dei Rally africani, il Pharaons. Le date proposte, ad ottobre con una sola, impossibile settimana di intervallo, sono troppo vicine perché entrambi i Rally entrino nello scenario Mondiale. L’Egitto è disposto ad anticipare, ma a quanto pare il Marocco non vuole posticipare. Così stando le cose il Marocco rimarrà fuori dal Mondiale, ed è un vero peccato.
Francisco “Chaleco” Lopez. «Non c’è stato un solo giorno in cui ho pensato al risultato, neanche quando le alterne fortune dei miei avversari mi hanno aperto dei varchi clamorosi. Il mio obiettivo era correre come ho fatto per tutto l’anno nel deserto cileno, contro me stesso, e solo occasionalmente, e alla fine, confrontarmi con il rendimento degli altri. Questo perché la velocità ed il passo, la resistenza alla fatica e la tenuta della
concentrazione vengono prima della è prestazione pura. Soprattutto in una gara lunga e stressante come la Dakar. È sotto questo profilo che sono pienamente soddisfatto e fiducioso per l’avvenire. Come Pilota mi sento completamente recuperato, e la formula del risultato finale, oltremodo eccellente, è ottenuta solo con questa parte, seppure fondamentale, di ingredienti. Non ho sbagliato una sola nota importante, non ho perso tempo, sono rimasto concentrato sul road book senza mai cedere alla tentazione della volata con i miei avversari, e ho saputo mantenere la calma e uscire dall’impasse della caduta. Questa è la mia “vera” velocità ritrovata in Marocco. Adesso sono pronto per la Dakar.»
Alessandro Botturi. «Sono contento, come sempre quando mi rendo conto di aver portato a casa un altro pezzo di esperienza. L’ultima tappa non fa testo, è stata una tappa facile. Facile perché corta e senza particolari insidie, e facile perché ho montato una forcella standard, senza particolari o personalizzate regolazioni. Un setting standard, per una tappa standard. In queste condizioni il nono posto dell’ultima frazione è da considerare eccellente, ottenuto con il solo ritmo e con un buon passo. Sarei propenso a pensare che sono pronto per la Dakar, ma non vorrei peccare di presunzione. Me ne renderò conto solo dopo il via, quando sarà passato un anno dalla mia prima volta. Solo allora avrò un riscontro reale e obiettivo dei progressi di un anno di lavoro. Intimamente, però, sono molto fiducioso. La squadra ha fatto un grande lavoro, e mi ha messo a disposizione “palestra”, “attrezzi” e “trainer” eccezionali. Come posso deluderli?»
Piero Batini
Foto: Agenzia ApPhotosport e Bordone-Ferrari