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“Credo che Cal Crutchlow sia stato la scelta giusta per l'anno prossimo. E' un pilota estremamente aggressivo e determinato e la nostra moto, per una serie di scelte tecniche, ha bisogno di uno stile di guida come questo”. Parola di Claudio Domenicali, amministratore delegato dell'azienda bolognese e che in passato ha guidato Ducati Corse, quando le rosse vincevano in MotoGP e Superbike.
“Al di là del talento, Cal non è un pilota particolarmente più o meno bravo di un altro, ma è un pilota se vogliamo un po' rude, nello stile dei piloti inglesi. Per questo mi aspetto che già con lui faremo un passettino in avanti. E poi nelle corse le cose man mano che migliorano si autoalimentano, così come si auto deprimono quando non girano per il verso giusto”.
Perché è sotto gli occhi di tutti che gli obiettivi nei maggiori campionati erano ben diversi a inizio stagione: Checa nella squadra ufficiale con la nuova Panigale, Dovizioso al posto di Rossi in MotoGP e un rimpasto nella dirigenza del racing con l'uscita di scena dell'ingegner Filippo Preziosi. Ma i risultati sono stati inferiori addirittura allo scorso anno.
“I risultati non sono all'altezza di quello ottenuto negli ultimi 20 anni – prosegue Domenicali - questo è evidente a chiunque. Nelle corse è abbastanza normale che ci siano momenti di grande successo e momenti di grande difficoltà. Nelle competizioni ci sono le migliori risorse delle migliori aziende, è una competizione globale, fatta di risorse tecnologiche, umane, di organizzazione. E nelle corse in moto il pilota, fortunatamente, ha ancora una grande importanza come talento e come integrazione nel gruppo di lavoro. Quando i risultati non ci sono, come adesso per noi, è per un insieme di fattori non tarati nel modo giusto. Di sicuro, in pieno accordo con la dirigenza Audi, le competizioni rimarranno comunque un pezzo molto importante nel futuro di Ducati e non c'è nessuna idea di disimpegno.
"Ho gestito Ducati Corse per sei anni sotto tutti i punti di vista, per cui mi sono chiare quali sono le dinamiche di funzionamento. E' certo che nella MotoGP la concorrenza è massima. Oltre ai giapponesi va detto che c'è solamente la Ducati, unica azienda europea, che è stata anche l'unica casa non giapponese ad avere vinto un titolo mondiale nella classe regina dopo il 1974. Questo perché le competenze, le conoscenze e le dimensioni delle case giapponesi sono estremamente alte. Noi abbiamo debuttato per la prima volta nella massima categoria della velocità nel 2003, con la prima pole position alla terza gara e con la prima vittoria dopo sei. Per vincere il titolo mondiale nel 2007. E' certo che Ducati possa vincere ancora, perché l'ha già fatto, ma per fare questo occorre che tornino a funzionare molti fattori: competenza tecnica all'interno dell'azienda, armonia con i piloti, armonia organizzativa devono essere tutti riallineati.
"Ora, per una serie di scelte fatte nel recente passato, questi elementi non si sono amalgamati nel modo giusto, ma si stanno riformando. Purtroppo quando in un campionato così complicato le cose si incastrano non si risolvono in un mese. Ricevo continuamente mail dagli appassionati in proposito e a loro dico di avere un po' di pazienza. La mia mail è facile da trovare: è una cosa buffa e positiva insieme. Per cui gli appassionati la domenica mi scrivono dopo la gara, mi scrivono di tutto... Anche per questo noi diciamo che non abbiamo clienti, ma abbiamo tifosi. E questo è un punto straordinario per la nostra azienda. Stiamo lavorando alacremente ma non basteranno due mesi, alcune sono state decise e stanno andando nella direzione positiva”.
Ci si aspettava però che Audi accelerasse i tempi di questo recupero... “Audi quando è arrivata, l'anno scorso, ha riaffermato l'importanza delle competizioni per Ducati. Poi alcune scelte hanno avuto un risultato migliore e altre un po' meno. Ma, come dicevo, siamo in un processo di crescita”.