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Fabriano, 23 Maggio. Ci vuol ben altro per fermare Alex Salvini! Il Campione del Mondo della classe E2 dell'Enduro Mondiale rientra a Fabriano, appena in tempo per difendere la leadership, assoluta e della E2, degli Assoluti d'Italia al giro di boa del Campionato. Se non proprio di un recupero a tempo di record, si può comunque parlare di un iter a marce quasi forzate senza il quale il Campione, dopo la battuta d'arresto del Mondiale, avrebbe potuto vedersi costretto a segnare il passo anche nell'Italiano. Inizio di stagione frustrante. L'11 maggio scorso Salvini cade nel corso della penultima prova speciale del Gran Premio di Grecia, vanificando in uno sfortunato attimo l'incredibile progressione che lo aveva portato in testa alla giornata conclusiva della terza prova Mondiale. Un piccolo errore del Pilota nella fase più concitata e avvincente del GP, conseguenza pagata a carissimo prezzo del regime di tolleranza Zero imposto al Mondiale della E2, autentico acuto nello spettacolo dell'Enduro Mondiale. In quel giorno di sole radioso Salvini si deve inchinare ancora una volta ad una sorte non proprio favorevole, che lo aveva già bersagliato alla vigilia del Mondiale, imponendogli un inizio doloroso e al rallentatore per i postumi dell'intervento chirurgico al pollice infortunato in allenamento.
Alex Salvini non è tipo da arrendersi, e neanche da concedre un solo centimetro alle contrarietà, e messa da parte l'istintiva e rabbiosa reazione del combattente ferito, rientra dalla Grecia con idee precise e programmi serrati. Marce forzate.
Il 13 Maggio, a due giorni dall'incidente, il Campione si fa operare a Bologna. Per ridurre la frattura composta della clavicola, spezzata in due punti, i chirurghi utilizzano una placca metallica e ben otto viti. L'indomani Salvini è già dal suo fisioterapista per stendere il programma di riabilitazione, e il giorno dopo ancora torna in sella ma... in bicicletta, per valutare lo stato di reattività della spalla. Check passed, Salvini riprende immediatamente il lavoro in palestra. Lunedì 19 visita di controllo in clinica e il giorno successivo, finalmente, il primo test sulla “pistina” di casa in sella alla moto, una Honda 250 del Team Jolly Racing che il Campione tiene a casa per gli allenamenti. Passed. Si parte per l'Italiano, e venerdì mattina Alex sale sulla sua moto da gara nell'area training allestita a Fabriano. Tempo di tornare in gara.
Venerdì sera, ritroviamo il Campione, insieme a tutto il Team Honda Zanardo, a cena dallo Sponsor Brema. Aria di festa sulla collina che domina Fabriano, il peggio è ormai alle spalle. Il cammino può riprendere, almeno per l'Italiano, da dove si era fermato, senza interruzioni forzate.
Come va la spalla? La mobilità? Dolore?
«Credevo peggio. La spalla funziona, non magari al 100% ma la sento bene. Posso guidare, non so in che percentuale bene rispetto al mio migliore stato di forma, ma non mi posso lamentare. Non fa neanche tanto male. Direi che mi fa più male lo sfregamento della maglia sulle graffette che sono ancora lì a tenere insieme i due lembi di pelle accostati dopo l'intervento chirurgico. Più che dolore, però, è un gran fastidio».
E subito dopo l'intervento come ti sei sentito?
«Idem come sopra: credevo peggio. Mi sono sentito subito piuttosto bene, anche se ovviamente con il dolore post operatorio e con la mobilità limitata delle prime ore. Sono però andato subito dal mio fisioterapista deciso a programmare con lui il più rapido ed efficace recupero».
Riesco a guidare bene, e mi sento anche abbastanza sciolto
E il test del venerdì mattina con la moto da gara?
«Anche quello è andato bene. Credo che abbiamo fatto un bel lavoro. Riesco a guidare bene, e mi sento anche abbastanza sciolto. Non so dire quale possa essere il mio effetivo rendimento, naturalmente mi rendo conto che su questo intervengono fattori oggettivi e probabilmente anche altri di ordine psicologico. Solo il “test” della gara può rivelare l'entità degli effetti».
Stagione sfortunata, certamente, e facce diverse della stessa sfortuna.
«Decisamente sfortunata all'inizio. L'incidente al pollice è stato una vera doccia fredda, un autentico, inopportuno colpo di sfortuna. In Grecia la caduta era una carta del gioco, direi che la sfortuna è nella misura della conseguenza».
Qualcuno pensa che forse sei troppo sotto pressione. Sei d'accordo?
«NO! È pure vero che ho fatto un errore, ma non lo imputerei affatto alla pressione. Bisogna ricordare, o anche soltanto vedere, quale è il livello della E2 del Mondiale di quest'anno, per capire di che si tratta. Il livello è altissimo, forse come non mai da quando esiste questo Mondiale. Siamo in quattro ad avere il potenziale agonistico e tecnico per vincerlo, e non si tratta di subire la pressione degi avversari quanto piuttosto di correre sempore vicinissimi, o addirittura sopra il limite di quel livello altissimo di competizione. In questo spessore del Mondiale c'è anche una maggiore possibilità di dover correre dei rischi».
Piero Batini