FMI: niente nulla osta per le Road Races

FMI: niente nulla osta per le Road Races
La Federazione italiana nega il nulla osta ai propri piloti per correre le gare stradali, per motivi di sicurezza
4 gennaio 2018

Anno nuovo, polemica vecchia. La Federazione Italiana, con un provvedimento dello scorso dicembre, ha comunicato come non rilascerà il nulla osta per la partecipazione alle gare stradali di velocità su strada all'estero. Una decisione formalmente legata alla nuova polizza assicurativa stipulata con Unipol, che riserva ai titolari di licenza 2018 condizioni migliorative rispetto a quanto avveniva in passato, ma che risponde, di fatto, alla volontà di tutelare la salute dei propri piloti.

La cosa non ha certamente fatto piacere a piloti come Alex Polita o Stefano Bonetti (in foto), che hanno il Tourist Trophy fra gli appuntamenti previsti per il 2018, e che in caso dovranno ricorrere alla soluzione - del resto già utilizzata in tempi passati, quando le corse stradali erano oggetto di completo ostracismo da stampa e diverse federazione nazionali - di partecipare con licenza di diversa nazionalità.

Pur rispettando - e comprendendo, da appassionati - il desiderio di correre dei nostri piloti, è piuttosto difficile non condividere la decisione della FMI, che in effetti ha nel proprio statuto, all'articolo 3.j, il compito di "promuovere la tutela della salute degli atleti". Va peraltro fatto notare come le gare in oggetto (il comunicato cita Tandragee, Cookstown, Frohburger, Tourist Trophy/Manx GP, Macao, Imatra e la 300 Zatáček Gustava Havla) siano sì riconosciute dalla FIM pur senza - con una posizione un po' pilatesca - attribuire loro alcun tipo di titolazione.

Si può sicuramente capire, anche alla luce del parallelo fra le Road Races e gli sport estremi, ma anche al riconosciuto fascino di quel tipo di competizioni, tanto il desiderio di correre dei piloti quanto quello dei fan italiani delle corse stradali di vedere impegnati piloti connazionali in queste gare. Allo stesso tempo, è difficile non capire la decisione della FMI - alla luce di tutto quanto sopra spiegato - di non voler mettere la propria egida sopra imprese che, nel ventunesimo secolo, appaiono decisamente in contrasto con la costante ricerca di sicurezza da parte di organizzazioni, federazioni ed aziende del settore.

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