Francesco Lunardini, il rinnovamento del Trial in 4 punti

Francesco Lunardini, il rinnovamento del Trial in 4 punti
In occasione della seconda prova di Campionato Italiano Trial, abbiamo incontrato il nuovo Coordinatore Francesco Lunardini, il quale ci ha rilasciato una interessante intervista sull’attualità ed il futuro della disciplina
8 maggio 2018

Innanzitutto occorre ricordare che Francesco non è nuovo in questo ruolo, poiché lo stesso incarico l'aveva già rivestito negli anni dal 1997 al 2007; poi è seguita una pausa di riflessione, ed eccolo di nuovo qui in sostituzione del dimissionario Albino Teobaldi.

Da poco pensionato, Francesco ha lavorato come macchinista per Trenitalia, è sposato con due figli, e da sempre porta avanti con entusiasmo la passione per il motociclismo.


Ma veniamo al nostro incontro:


Eccoci qua, Francesco Lunardini dieci anni dopo...

«(ride ndr) dieci anni in cui sono stato bene, al riparo da turbolenze, nel mio Moto Club Perla del Tirreno! Scherzi a parte, dopo il mio burrascoso avvicendamento del 2008 con il defunto Giulio Mauri, per un paio d’anni mi sono allontanato dall’ambiente federale, tranne poi essere coinvolto appunto come Presidente del mio Moto Club sospinto esclusivamente dalla grande passione per il motociclismo. In questi anni ovviamente non sono rimasto con le mani in mano, e ho organizzato corsi di mini cross, motoraduni ed altre attività di promozione che mi hanno inevitabilmente dato una certa visibilità nel nuovo corso federale».


Arriviamo quindi all’attualità: come è avvenuto l’incontro con la nuova dirigenza FMI che ti ha riportato di nuovo tra noi?

«Tutto ha avuto inizio in occasione del Campionato Italiano Trial 2004 che si tenne a San Marino: in quell’occasione il neo eletto consigliere federale, Giovanni Copioli, venne ad assistere alla manifestazione rimanendo con me tutta la giornata con l’intento di capire le dinamiche e le problematiche della disciplina. Evidentemente quell’incontro trasmise all’attuale Presidente un'impressione positiva, tanto che dopo le dimissioni di Albino Teobaldi, guardatosi attorno, ha identificato nella mia figura l’uomo con la necessaria passione, esperienza, ma sopratutto libero da legami con aziende o team, utile a rivestire l’incarico di Coordinatore. Inizia così una corte serrata nei miei confronti con numerose telefonate da parte del Presidente Copioli, al quale poi decido infine di cedere dopo una riunione ad Arezzo, in occasione d’una presentazione, dove accetto a patto che lo stesso mi garantisca il massimo supporto personale e ci metta sostanzialmente la faccia in questa fase di cambiamento, memore di quanto avvenuto negativamente nella mia precedente esperienza con la vecchia presidenza, nel quale ero praticamente solo contro tutti».

 

Ed inizia così la prima fase operativa: cos'hai trovato a distanza di dieci anni, e come pensi di intervenire?

«Indubbiamente ho subito riscontrato una sostanziale mancanza di comunicazione tra Settore ed uffici, un ambiente autoreferenziale con strategie gestionali portate avanti troppo autonomamente senza alcun coinvolgimento ed appoggio della sede centrale: penso ad esempio all’intervento attuale del marketing FMI per una efficace comunicazione. Pensando ad esempio all’imminente scadenza del 7 maggio, data ultima per impostare le linee guida del prossimo anno, grazie ad una rete collaborativa che ho iniziato col mio insediamento ho la certezza di stare al sicuro dai sempre spiacevoli "cambi in corsa" del regolamento».

 

Quanto è diverso Il Trial attuale da quello che hai lasciato?

«Ci sono almeno quattro punti che ho trovato sensibilmente differenti e sui quali mi sono ripromesso di lavorare.

La prima cosa che mi è saltata agli occhi è la mancanza di visibilità. Il settore, per sua natura di nicchia e con la difficoltà di poterlo svolgere in luoghi che non sono certo il centro di Milano, ha assoluta necessità di visibilità.


Il secondo punto è la necessità di ridare ai Moto Club la percezione che organizzare una gara titolata sia un’occasione di crescita a 360°, e non una palese perdita economica senza alcun ritorno sportivo. Dobbiamo tornare ad avere almeno quindici richieste di manifestazioni per il Campionato Italiano, e invertire l’attuale tendenza che vede su un calendario di sei gare solo sei richieste: una situazione inaccettabile.


Il terzo, importantissimo punto, è quello di creare un abbinamento tra Sport e Turismo: dobbiamo presentarci alle amministrazioni comunali come portatori di eventi che muovono l’economia locale attraverso una affluenza, nel fine settimana di gara, di un rilevante numero di potenziali clienti per il settore terziario. Nel futuro, se da questo punto di vista dovessimo riscuotere consenso, potremmo arrivare a progettare un "format FMI" da proporre ad amministratori di importanti località turistiche, con il supporto di Club motivati in questa direzione.


Il quarto punto è che comunque a noi manca un Campione del Mondo!: se così non fosse, la rilevanza di un risultato agonistico ci avvicinerebbe al grande pubblico, agli sponsor. Oggi abbiamo la possibilità di utilizzare piattaforme multimediali come Auto e Moto Tv, dove già trasmettiamo le immagini del torneo nazionale con interventi direttamente in studio, tutto per cercare la massima visibilità. Chiaro che per avere il Campione del Mondo bisogna lavorarci, e tu lo sai meglio di me per le tue precedenti esperienze: ora ovviamente per dare le risorse da investire in questa direzione occorre arrivare a liberare delle risorse attualmente investite per la gran parte nel Campionato Italiano. Queste energie potrebbero arrivare grazie ad un sempre maggiore coinvolgimento economico delle aziende di settore, in questo mio mandato spero sensibilizzate anche dall’intervento diretto del Presidente Copioli, che ricordo essersi proposto in qualità di garante del nostro fermo impegno al rilancio dell’immagine FMI nel Trial. Spero quindi che rispetto al passato le Case costruttrici, in particolare, tornino a credere ed investire nel Campionato Italiano rendendolo di fatto economicamente autosufficiente.


Ho certamente percepito positivamente che il fatto d’aver sostituito Teobaldi abbia innescato in tutta la disciplina un certo movimento, ma io sono stato chiaro fin da subito con il Presidente Copioli: per me il mandato non andrà oltre i tre anni, per questo mi auguro che il mio sostituto possa trovare una disciplina in crescita a 360° e non un appiattimento in negativo, come purtroppo avvenuto in passato. Certamente oggi possiamo fortunatamente contare su una presenza maggiore del Trial nei vertici FMI: abbiamo Vittorio Angela vice-Presidente, e i Consiglieri Federali Raffaele Prisco e Fabio Lenzi, che nei limiti dei loro incarichi istituzionali possono comunque spendersi, qualora ce ne fosse bisogno, in una direzione a noi favorevole».

 

La tua posizione rispetto all’infinita diatriba regolamentare tra stop e no-stop?

«Chiarito il fatto che in linea di principio sarebbe opportuno per uno sport avere delle regole uguali per tutte le nazioni, e che la Federazione Internazionale dovrebbe essere in grado di farsi da garante in questo senso: non posso non registrare il fatto che in questo momento succede esattamente il contrario. Detto questo, ci troviamo al paradosso di dover scegliere tra una regola no-stop che troviamo solo nell’internazionale per scelte condivise di Aziende ed esperti di settore, contro la volontà popolare di mantenere la possibilità di fermarsi in zona: in questa situazione di stallo le federazioni nazionali attendono la prossima decisione della Spagna come ago della bilancia, loro sono attualmente il riferimento, e in quanto tali sarebbe più facile affiancarsi a loro qualunque sia la scelta. Certo, in questo momento i nostri piloti impegnati nel progetto Talenti Azzurri FMI si allenano con il no-stop in previsione degli eventi internazionali, quindi ben venga una decisione, qualunque essa sia, però definitiva e da riferimento per tutti. In definitiva, se c’è un errore che in questi anni si è fatto con troppa disinvoltura è stato quello di cambiare frequentemente le regole del gioco pensando di dimostrare dinamismo, e invece togliendo di fatto credibilità alla disciplina».

 

Se fossi un medico e dovessi esprimere una cura immediata al paziente Trial, chi o cosa sceglieresti come prioritario?

«In questo momento la priorità sono i piloti, seguirli e portarli ai risultati: ovviamente una condizione che con il Comitato stiamo spingendo insieme al Settore Tecnico, con il quale dialoghiamo costantemente».


Una curiosità da appassionato-pilota: perché non avete più organizzato gare a Camaiore?
«La legge del Fuoristrada in Toscana ha creato un freno allo sviluppo del Trial a Camaiore. Con la modifica dello scorso anno, che ha dato maggiori poteri ai Sindaci, si spera di poter riavviare la disciplina, anche se, dopo tanti anni di stop, diventa sempre più difficile ripartire: questo nonostante al Comune di Camaiore sia ancora vivo il ricordo delle belle manifestazioni di Campionato Italiano Trial del passato.

Rispetto a questo una riflessione corre spontanea, e cioè l’importanza di dare continuità agli eventi sul territorio: prendo ad esempio manifestazioni di successo come la Tre Giorni della Valtellina, che per il secondo anno consecutivo non verrà organizzata rischiando concretamente di perdere la consuetudine nell’ottenere le autorizzazioni dalle amministrazioni pubbliche, senza le quali nulla è possibile organizzare. Detto questo, comunque non dispero nel prossimo futuro di riportare ancora una volta il Trial in Versilia».

 

Un pensiero finale...

«Beh, sicuramente mi auguro che l’incontro avuto recentemente tra FMI e le maggiori testate giornalistiche del motociclismo fuoristrada, (dalla quale è nata l’idea dell’intervista ndr) possa stimolare anche un web magazine importante come Moto.it nel seguire e dare rilievo al rinnovato, nella veste estetica, Campionato Italiano, cercando di fare insieme quadrato con un comune sforzo, così come peraltro auspicato dal Presidente Copioli».
 

Bene Francesco, ringraziandoti della disponibilità ti auguro un proficuo lavoro con il massimo risultato possibile, naturalmente sperando che entro questi tre anni di mandato tu possa dare linfa alla disciplina, grazie!».

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