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“Lo maggior corno della fiamma antica”. Comincia così il XXVI canto del libro dell’Inferno della Divina Commedia, quello in cui Dante ci presenta Ulisse che racconta della sua fantastica epopea e di come abbia spinto i suoi compagni di viaggio, il suo equipaggio, verso l’ignoto, verso l’avventura oltre le colonne d’Ercole. Le colonne d’Ercole, mitologicamente site sullo stretto di Gibilterra, che ancora oggi rappresenta il passaggio verso l’Avventura sia per i Naviganti, che via mare accedono all’Oceano Atlantico, sia per molti motociclisti che da qui via terra, mettono piede in terra d’Africa.
E proprio la Gibraltar Race, che già nel suo nome evoca il sapore di avventura appunto, giunta quest’anno alla sua quarta edizione, nella sua prima volta nel 2016 ha voluto ricalcare il viaggio di Ulisse con partenza da Atene e arrivo alle colonne di Ercole. Per questa quarta edizione si è scelto invece come punto di partenza Danzica, sita in Polonia sul mar Baltico, e come punto di arrivo un altro luogo molto simbolico: il km zero del Cammino di Santiago, sito al faro di Cabo Finisterre in Spagna sulle rive dell’oceano Atlantico. Il percorso di questa edizione 2019 è stato rinnovato come promette l’organizzatore ogni anno per almeno il 95%, e sono previsti circa 7.500 km durante due settimane, ed è molto interessante l’opzione prevista dal regolamento di poter prevedere la partecipazione a solo metà della gara, che sia la prima o la seconda è a discrezione del partecipante, per avere cosi un impegno logistico e/o di tempo più limitato. Al via di questa quarta edizione 81 partecipanti provenienti da molti paesi europei, discreta la partecipazione Italiana ma non predominante, e anche piloti giunti dalla Nuova Zelanda, o Stati Uniti per questa avventura.
Ho partecipato per Moto.it in sella a una Africa Twin DCT alle due tappe Italiane: Laives-Brescia (300 km) e Brescia-Cuneo (500 km), adesso vi racconto com’è andata.
Ho raggiunto la carovana a Laives (BZ) la sera antecedente alla tappa, in tempo per partecipare al briefing di sicurezza riguardante il percorso del giorno successivo.
Giunto all’hotel in tarda serata dopo aver lasciato Follonica all’ora di pranzo in sella alla mia GS, appena arrivato nel piazzale antistante alla struttura che funge da paddock, la prima cosa che mi salta all’occhio è che sono le 18 e solo pochi piloti sono arrivati, gli altri stanno arrivando e arriveranno fino a qualche ora dopo: questo per dirvi innanzitutto che se volete partecipare alla Gibraltar Race, la voglia di stare in moto ce la dovete avere, è una gara incentrata sullo spirito di avventura, non una passeggiata in mezzo alle campagne, per quanto vi sia la possibilità di tagliare il percorso (pagando le giuste penalità ovvio) se ci si trovasse in difficoltà o altrimenti troppo stanchi ed in ritardo.
La seconda cosa che mi salta all’occhio è la variegatura delle moto che vi partecipano: in mezzo a sfilze di GS col cerchio da 21 davanti e finalmente “maltrattati” a dovere, oltre gli aperitivi in centro, fanno bella mostra di se Africa Twin semi ufficiali, monocilindrici da Dakar, ma anche Royal Enfield con gomme tacchettate e lo scooter di Renato Zocchi, un Honda ADV totalmente modificato.
Qui si capisce anche che lo spirito di partecipazione è molto personale: c’è chi corre come fosse la Dakar, e chi è venuto a misurarsi con l’avventura in un contesto protetto ed organizzato per stare lontano dalle rogne. Al briefing della sera, dopo aver cenato tutti insieme in hotel, la organizzazione prevede la logistica per tutti i partecipanti, si capisce anche un’altra cosa che il team di Manuel Podetti, organizzatore ed inventore di questa manifestazione insieme a Rino Fissore e Claudio Giacosa, organizza questo evento con una partecipazione e un compromesso totale, una passione che a me che capita di partecipare a diversi eventi l’anno, ormai vedo in pochi organizzatori: bravi!
Al briefing viene fuori qualche mugugno da parte di alcuni partecipanti circa la tappa odierna, che dalla Germania ha portato i concorrenti fino a Bolzano attraverso l’Austria: è evidente che la organizzazione di una gara come questa che copre vari paesi, considerate le questioni logistiche e climatiche, che quest’anno sono state particolarmente severe sull’arco Alpino fino a Maggio inoltrato, complicano lo svolgimento della manifestazione inaspettatamente in certi casi e l’organizzatore non può fare molto in merito.
L’indomani mattina finalmente arriva il momento della partenza della tappa, così dopo un bike swap stile motogp, la Honda Africa Twin DCT a me in uso viene scaricata da un camion di supporto tramite degli argani elettrici, e così, fluttuando praticamente, vedo caricare la mia GS sullo stesso camion, sono pronto alla partenza. Ho chiesto all’organizzatore come primo giorno della mia partecipazione di essere trattato esattamente come un concorrente, cosi ricevo la traccia come loro sul mio GPS, cioè aperta e visibile nei trasferimenti, invisibile e con solo i way point riportati nei tratti selettivi.
Questo metodo di navigazione, unico in questa manifestazione al momento, è una delle caratteristiche principali e più interessanti della gara: infatti la Gibraltar race non è una gara di velocità, vi ricordo che tutto il percorso compresi i “tratti selettivi” sono svolti su strade aperte al traffico, ma una gara di navigazione, orientamento e regolarità.
Infatti come anticipato la traccia che viene caricata solo al mattino ai concorrenti e risulta visibile solo nei trasferimenti, una volta arrivati nei tratti selettivi invece, si vedono sulla cartografia, in alcuni casi molto sommaria a seconda di quanto il luogo sia remoto, solo i way point che vanno validati in ordine cronologico dopo averli trovati e rispettando un tempo assegnato tra la entrata e la uscita dal settore, proprio della regolarità; la classifica viene poi redatta secondo i punti di penalità, un punto per ogni secondo di anticipo o ritardo rispetto al tempo imposto.
Vi assicuro che nonostante la mia esperienza in tema di navigazione, serve munirsi di molta concentrazione per tenere occhio al cronometro, al gps, e alla cartografia insieme con l’intento di fare percorso netto.
Le speciali di questa giornata si svolgono tutte nelle valli a ovest del lago di Garda, ed in sella alla AT DCT mi godo panorami davvero spettacolari delle nostre Alpi seppur preso dalla competizione.
L’arrivo della tappa, in una bollente Brescia, è presso il Museo 1000 Miglia, sede anche del prestigioso M.C. Leonessa il più vecchio di Italia, dove insieme alla visita al bellissimo museo, ho l’occasione di incontrare diversi amici esperti di Raid.
Il secondo giorno, ho optato invece per aprire la pista in compagnia di un mito del motociclismo Italiano, Franco Picco, apripista di eccezione di tutte le tappe fin qui disputate e che passerà il testimone a Cuneo ad un altro personaggio di rilievo, Jarno Boano, anche loro in sella a una Africa Twin DCT.
Ci siamo dunque svegliati di buon’ora (perché si dica così, quando tocca svegliarsi alle 5 del mattino che di buono non ha nulla, ancora non l’ho mai capito!) e alle 6 avevamo già lasciato Brescia.
Dopo un primo tratto di asfalto per attraversare la pianura padana, abbiamo raggiunto il primo tratto selettivo nell’Oltrepo Pavese, e questo è l’habitat naturale per il bicilindrico Honda.
La AT equipaggiata con il DCT che naturalmente mostra qualche limite nell’enduro impegnativo soprattutto su forti pendenze e con sasso smosso, dove la ricerca della trazione è massima, in questi terreni dà il meglio di sè: su sfondi sabbiosi e sottobosco umido molto scorrevole il DCT in funzione sequenziale da un piacere di guida unico.
Lasciato questo settore ci siamo diretti verso l’entroterra Ligure, dove i tratti selettivi sono stati all’altezza di un rally internazionale: navigazione e terreni insidiosi, che fanno capire quanto ho già scritto, la Gibraltar race contiene al suo interno molti contenuti, uno tra questi da non sottovalutare il compromesso fisico e tecnico che occorre per destreggiarsi in terreni anche impegnativi con grandi bicilindrici.
Il bagno nella fontana in una se possibile ancor più bollente Cuneo, è stata una liberazione!
Parafrasando la famosa frase di Ulisse dunque: “Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”
Se cercate l’avventura, e siete disposti ad accettarla, se siete pronti a superare le vostre personali colonne d’Ercole, è pensate che sia giunto il momento di guardare alla vostra moto di tutti i giorni con occhi diversi, per misurarvi con qualcosa di autentico: la Gibraltar Race fa per Voi!
Matteo Casuccio
Foto: Corradini e Casuccio
Honda
Via della Cecchignola, 13
00143 Roma
(RM) - Italia
848846632
https://www.honda.it/motorcycles.html
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