Giorgio Rocca: "Oggi la moto mi emoziona più dello sci"

Giorgio Rocca: "Oggi la moto mi emoziona più dello sci"
Quante cose accomunano la moto e lo sci alpino? Tante, lo scrive Nico e ce lo conferma il campione di sci, Giorgio Rocca. L'abbiamo intervistato e abbiamo scoperto un vero amante della moto. Dice che sta imparando, ma va già fortissimo in fuoristrada
15 febbraio 2022

Giorgio Rocca è uno tra i più grandi sciatori alpini italiani. Specialista dello slalom speciale, ha vinto undici gare di Coppa del Mondo, una Coppa del Mondo di specialità e tre medaglie iridate. Ma è anche un grandissimo amante dei motori. Ci siamo visti in moto allo Swank Rally in Sardegna o ora, con la scusa delle Olimpiadi invernali in Cina (legge l'editoriale di Nico), abbiamo colto l'occasione per parlare di sci e di moto su Moto.it

Ciao Giorgio, quali sono, se ci sono, i punti in comune tra i due sport?
Giorgio Rocca: "Lo stare in equilibrio è la prima cosa. E poi l'avanzamento e l'arretramento nello sci sono come la frenata e l'accelerazione in moto. Devi cercare la centralità sulle pedane rispetto alla tua andatura. Anche l'inclinazione dello sci ricorda la piega in moto. Lo sci è molto simile alla guida della moto nello sterrato. Hai poco grip, scivoli, devi avere sensibilità e trovare il compromesso tra la velocità in curva e l'inclinazione. Ci sono molte similitudini. Ci vuole pelo in entrambi gli sport per andare forte. A volte nello sci e in moto conviene non entrare troppo forte in curva, ma frenare un attimo e poi uscire forte con una bella linea. Chi va in fuoristrada in moto è poi spesso avvantaggiato nello sci. C'è molta somiglianza".

Hai fatto tantissime gare con gli sci, ma anche qualche speciale in moto. Dove c'è più tensione?
Giorgio Rocca: "La tensione emotiva c'è ed è sempre tanta, perché quando sei chiamato a dare il massimo la componente mentale ti condiziona. Oggi è normale avere al proprio fianco uno psicologo dello sport. Io fui tra i primi ad averlo nel 1998. Quando scii ad altissimo livello devi curare anche i più piccoli dettagli".

Oggi vai in moto?
Giorgio Rocca:  "Sì, ho una Yamaha WR 250 da enduro. E giro con mio figlio, che ha una Yamaha YZ 125 2 tempi. Il 2 tempi è una scuola perfetta, ti insegna a guidare anche nel difficile. O dai gas o non vai su. Poi mi diverto con la Ténéré 700 in Sardegna a sfidare il Bottu in speciale".

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Dalla Vespa alla moto da enduro

La tua prima moto?
Giorgio Rocca:  "Il Bravo, poi la Vespa ET3 che ho ancora. Ma mai una vera moto tutta mia da ragazzo. Sciavo e avevo troppa paura di farmi male. Però, quando vivevo ad Asti dal mio preparatore atletico, ogni tanto prendevo la sua moto e andavo alla pista di cross di Asti a girare. Mi è sempre piaciuta la moto da fuoristrada".

Ma non era vietato per uno sciatore professionista fare motocross?
Giorgio Rocca: "No, il motocross non era vietato come lo è, ad esempio, da contratto per i calciatori. Certo, non potevo farmi male. Ma la moto da fuoristrada mi ha sempre attirato, come anche la guida dell'auto sulla neve. Impari, come nello sci, a guardare lontano. Più vai forte e più devi guardare lontano".

Ti emoziona più la moto o lo sci?
Giorgio Rocca: "In questo momento mi emoziona più la moto, perché sto imparando una cosa nuova (ma fidatevi, va già fortissimo! Nda) e poi mi piacciono i motori. Voglio migliorare la tecnica, ogni tanto esagero con l'acceleratore. Con l'età che ho e i figli, dovrei limitare il gas ogni tanto".

Vedi più pericoli nella moto o nello sci?
Giorgio Rocca: "Nella moto, perché sono meno capace. Con lo sci ho l'esperienza che limita la paura. In discesa libera ho timore reverenziale per certi salti, ma li faccio. In moto me la faccio ancora addosso, perché non ho tanta esperienza".

Parliamo di sicurezza. Che consigli vuoi dare ai nostri lettori sciatori?
Giorgio Rocca: "Divertitevi, ma usate la testa. Il pericolo spesso arriva dagli altri. C'è gente che va a cannone dove non potrebbe, come se guidasse una R1 a 200 in paese. State attenti agli altri, manca il rispetto. A Livigno tempo fa mi hanno steso mentre venivo giù tranquillo con alcuni allievi. Il tizio non si è nemmeno fermato. Se avesse preso un bambino, lo avrebbe ucciso. Imparate a fare bene le curve, non a scendere a cannone dritti. E usate il casco, vedo ancora troppa gente in Italia che non lo mette".