Giù le mani dal fuoristrada

La Federazione Motociclistica Italiana scende in campo per bloccare la scellerata decisione di alcune regioni (Piemonte e Liguria) di impedire la pratica del fuoristrada, agonistico e non, sulle strade a fondo naturale
6 maggio 2010

Punti chiave


A partire dagli anni ’80, molte Amministrazioni Regionali hanno adottato normative tese a disciplinare o a vietare il transito motorizzato “fuoristrada”, a tutela del proprio territorio.
Tali normative, in genere, non si sono curate di definire con esattezza il concetto di “fuoristrada”, o hanno tentato di farlo in modo non coordinato con le preesistenti disposizioni.
E’ sorto quindi un considerevole contenzioso per le inevitabili incertezze in fase applicativa.
 

Enduro amatoriale. Cavalcata di Fenis (2008 - Foto AP)
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La Federazione Motociclistica Italiana, nel tentativo di trovare una soluzione, ha promosso fin dal 2004 un Disegno di Legge di tutela della circolazione fuoristrada, sulla base di una sentenza della Corte di Cassazione (2479/02).
Il testo del provvedimento è stato poi riproposto nel 2006 (nuova legislatura) e di nuovo ad inizio del 2008 (nuova legislatura) con alcune correzioni, e attualmente è registrato con il numero 1070.



La Corte di Cassazione ha stabilito che di mulattiere e sentieri si occupa il Codice della Strada, non le Regioni

- il Codice della Strada (CdS) all’art. 3 n. 48, definisce i sentieri, le mulattiere e i tratturi come “strade” a fondo naturale;
- conseguentemente le esistenti normative regionali in tema di “fuoristrada” possono disciplinare solo le aree non già costituenti “strade” nel senso ora indicato, e quindi non possono riguardare i sentieri, le mulattiere e i tratturi;
- la disciplina del transito su dette “strade a fondo naturale” (compresa la disciplina dell’imposizione dei divieti di transito) è perciò da ricercarsi solo nel CdS (art. 6). Anche perché le Regioni non hanno competenze proprie in detto ambito (la circolazione stradale) e non potrebbero quindi derogare al CdS con proprie norme.

Nonostante gli sforzi fino ad ora compiuti dalla FMI, il Disegno di Legge FMI / Fuoristrada “giace nei cassetti del Parlamento” da ormai troppi mesi.
La Federazione sta quindi nuovamente rinnovando il tentativo di sensibilizzare i Parlamentari, affinché prendano in esame il testo, a fronte di una situazione di blocco progressivo che allarma moltissimo non tanto e non solo la Federazione Motociclistica Italiana, ma le migliaia di appassionati che non hanno modo di praticare l’attività preferita nel tempo libero, né possono utilizzare la propria moto in una attività sportiva prevista, permessa e regolamentata dalle leggi dello Stato.


Piemonte e Liguria bloccano l'attività sportiva. La FMI non ci sta!


Nel frattempo, in tempi recenti si sono moltiplicate le normative regionali (i casi più eclatanti in Liguria e Piemonte), assolutamente vessatorie per le motociclette, che hanno addirittura portato al BLOCCO, IN PIEMONTE, DELL’ATTIVITA’ SPORTIVA su terreni liberi di una Federazione nazionale aderente al Coni, che proprio attraverso l’attività sportiva ha dato spesso grande lustro ai colori italiani.

Di fronte a questa vera e propria “emergenza fuoristrada”, la FMI ha di recente compiuto alcuni passi importanti:
- accettare la sfida sul campo giudiziario, proponendo alle magistrature superiori nuovi quesiti giuridici emergenti dagli ultimi atti delle Regioni;
- avviare trattative in sede locale con le nuove Giunte regionali (molte delle quali peraltro appena insediate, con la recentissima assegnazione degli incarichi politici ai diversi Assessori), nell’intento di far modificare (o annullare) gli atti emessi dalle Giunte precedenti;
- puntare a modifiche legislative nazionali che facciano cambiare il quadro giuridico di riferimento.

Nel frattempo, la FMI è impegnata in contatti con i Costruttori di motoveicoli, che insieme ai Rivenditori e ai dipendenti delle Officine costituiscono un settore vitale per l’economia nazionale, che fornisce lavoro diretto ad oltre 10.000 persone, con un indotto totale sull’intero territorio che supera i 90.000 addetti.
L’intento è quello di potere arrivare in tempi rapidi ad azioni comuni e condivise, per non vedere vanificata non tanto e non solo la passione, ma soprattutto la vitalità e la sopravvivenza del settore.

Una pratica sportiva svolta secondo regole giuste e allineate alle libertà personali, peraltro garantite dalla Costituzione, non solo rispetta la legalità e promuove lo sviluppo sociale della Nazione, grazie al volano economico garantito dal lavoro dell’intero comparto motociclistico in Italia (con una percentuale importante dedicata all’esportazione), ma rappresenta anche una ulteriore importante generazione di ricchezza, grazie alle attività locali (ad esempio vitto, alloggio, scoperta del territorio) che la pratica delle competizioni, ed il conseguente movimento “turistico” collegato, sono in grado di generare tutto l’anno in ogni fine settimana.
 

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