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Bernhard Gobmeier è il Direttore Generale di Ducati Corse. Ha 53 anni ed è cresciuto professionalmente in BMW dove ha lavorato anche nel settore Motorsport. Da Gennaio 2013 ha preso il posto di Filippo Preziosi e dipende direttamente dall’amministratore delegato di Ducati Motor Holding, Claudio Domenicali.
E’ arrivato in Ducati in uno dei momenti più difficili per l’azienda bolognese. Il ciclone Valentino Rossi ha lasciato molte macerie alle sue spalle e l’immagine racing che ha sempre dato lustro ed era il fiore all’occhiello dell’azienda di Borgo Panigale è ora da ricostruire completamente. Un compito non facile per lui e per i suoi due collaboratori, Paolo Ciabatti (responsabile progetto MotoGP) ed Ernesto Marinelli (Responsabile progetto SBK).
Abbiamo incontrato Gobmeier a Monza, nell’hospitality del team Ducati Alstare, a poche ore dalle esternazioni di Batta, che ha utilizzato i media per far sapere al Direttore di Ducati Corse ed alla Ducati, di voler essere maggiormente coinvolto nello sviluppo della Panigale. Inoltre il manager belga ha divulgato la notizia che Gobmeier ha bocciato il suo progetto che prevedeva l’utilizzo di Biaggi in qualità di tester Ducati.
Il manager tedesco non si è sbilanciato a riguardo. Ovviamente non ha gradito lo sfogo di Batta, ma non ha voluto buttare benzina sul fuoco, parlandoci però in modo molto chiaro dei programmi Ducati in Superbike, anche per quanto riguarda il futuro del mondiale delle derivate dalla serie.
La Ducati sta attraversando un momento difficile in Superbike.
«Non è un periodo fortunato per noi. A Monza Carlos Checa non ha potuto correre a causa dell’infiammazione alla spalla. I dottori gli hanno raccomandato di non correre e visto che queste due gare di Monza ci penalizzano a causa della minor potenza del nostro motore nei confronti dei 4 cilindri, sarebbe stato inutile e stupido rischiare di peggiorare le sue condizioni fisiche. Lui è il nostro pilota migliore. Ha vinto il mondiale nel 2011 ed è ancora uno dei più forti in Superbike. Ma oltre a questo, le nostre difficoltà nascono dal fatto che noi siamo all’inizio dello sviluppo di una nuova moto. Ho avuto la stessa esperienza in BMW e come sappiamo la casa bavarese ha impiegato molto tempo prima di essere vincente. Non è una cosa semplice. Inoltre la Panigale è completamente nuova e diversa rispetto ai precedenti modelli Ducati, ed è più sofisticata e difficile da mettere a punto. Carlos con tutta la sua esperienza, sta lavorando come pilota ma anche come tester e ci sta aiutando molto. Purtroppo è caduto a Phillip Island e le sue condizioni fisiche ora non sono perfette.
Avete in programma l’utilizzo di qualche altro tester che vi possa aiutare ad accelerare i tempi?
«Noi preferiamo utilizzare i nostri piloti anche come tester e non avvalerci di collaudatori che non siano impegnati nelle competizioni. Solo i nostri piloti conoscono la moto e la possono portare al massimo. Da sempre i tester sviluppano le moto ma poi sono i piloti a trovarne i limiti, perché le utilizzano in gara. Le gare sono i migliori test. Un tester può sviluppare alcuni componenti, ma poi è il pilota che in gara che li prova veramente. Noi puntiamo quindi su Checa e su Badovini ai quali, come collaudatori, possiamo affiancare Matteo Baiocco o Eddi La Marra, che conosco la Panigale per averci corso».
Cosa ci può dire della proposta di Batta di utilizzare Biaggi come tester sulla Panigale?
«Abbiamo avuto dei contatti con Max in passato. Ovviamente lo apprezziamo e pensiamo che sia un grande pilota, ma abbiamo solo parlato con lui, senza concretizzare nulla. Visto che Checa è infortunato, proseguiremo lo sviluppo con il solo Badovini. Certo è una situazione difficile perché noi puntiamo molto sull’esperienza e sulle capacità di Carlos e quindi al momento senza di lui non sarà facile, ma contiamo che torni presto a correre. Posso solo confermare quindi che al momento Ducati non pensa di avvalersi di altri tester oltre a quelli che già da tempo sono impegnati nello sviluppo della 1199».
Lei è qui a Monza anche per la riunione tra Dorna e MSMA (Motorcycle Sports Manufacturers’ Association). Un’altra riunione, ma ad oggi non si vedono risultati.
«E’ vero, ma non è facile trovare un'intesa. Io partecipo anche alle riunioni tra Dorna e MSMA relative alla MotoGP ma li le case sono solo tre, mentre qui sono sei, con proposte ed interessi diversi. Però su di una cosa siamo tutti d’accordo: bisogna ridurre i costi. Stiamo lavorando in questo senso, intervenendo sulle sospensioni, sui freni e sui costi delle moto, ma senza dimenticare i costi della logistica che i team devono sostenere per le lunghe trasferte. Si dovrà quindi mettere mano anche al calendario. Però l’aspetto fondamentale è che la Superbike dovrà avere in futuro anche maggiori introiti derivanti dagli sponsor e dalle televisioni. Dobbiamo intervenire su tutto quello che riguarda il mondo Superbike perché le problematiche sono tutte collegate tra di loro. Voi qui in Italia siete fortunati perché avete le reti Mediaset che trasmettono tutte le gare in diretta, ma due settimane fa io ero in Germania a casa di amici ed ho acceso la televisione per vedere le gare di Assen. Non ho potuto vedere gara uno perché era solo a pagamento e non ho potuto vedere la seconda manche perché veniva trasmessa in differita il giorno successivo. Bisogna quindi diminuire i costi per avere più moto in griglia e più spettacolo, bisogna creare uno spettacolo che possa aumentare il numero dei telespettatori ed attirare quindi l’attenzione di nuovi sponsor. E poi, parlando da costruttore, noi vogliamo che le nostre moto vengano viste in televisione ed attualmente questo succede solo in alcune nazioni. Per un campionato mondiale questo non è accettabile».
Lei ha a che fare con Dorna sia in MotoGP che in Superbike. Le sembra che la volontà e l’impegno di Dorna impiega sia uguale in entrambi i campionati?
«Si penso proprio di si. Dorna si sta impegnando molto anche in Superbike e sta lavorando molto sulla riduzione dei costi. Confido che presto si adopererà anche per aumentare gli introiti, perché solo in questo modo potrà fare come in MotoGP, dove le squadre vengono aiutate economicamente dalla società che organizza il campionato. Senza soldi non si possono organizzare i campionati e non si possono aiutare i team a sostenere i costi che le gare comportano. Se Dorna ci è riuscita in GP ci riuscirà anche in Superbike».