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Non seguo molto la MotoGP. Professionalmente ritengo che sia meglio concentrarsi su un solo campionato mondiale, mentre parlando da appassionato penso che, da un punto di vista del tifo e della passione, la MotoGP si sia allontanata da quello che io considero il vero motociclismo
Le corse in moto sono uno spettacolo ed i piloti ci regalano grandi emozioni, spesso a rischio della propria incolumità, con un grande coraggio, animati da una passione che ha pochi riscontri in altri sport. Quando ho iniziato a seguire le gare in pista c’era rispetto per tutti i protagonisti, e nessuno si curava della loro nazionalità. Negli anni i nostri idoli sono stati l’inglese Barry Sheen, l’italiano Marco Lucchinelli, il texano Kevin Schwantz o l’australiano Mick Doohan, solo per citarne alcuni.
Non so di preciso quando sia successo, ma ad un certo punto la nazionalità è diventata una discriminante. Bisogna fare il tifo per gli italiani, far sventolare il tricolore. I media, soprattutto le televisioni, hanno fatto leva sull’amor di Patria probabilmente per coinvolgere un maggior numero di appassionati, stravolgendo però un concetto basilare del motociclismo: quello di “tifare” per tutti i piloti, per tutti quei fantastici ragazzi che mettono la loro passione ed il loro amore per la moto e la velocità davanti a tutto. Anche se non sono italiani. In seguito i toni hanno iniziato ad accentuarsi e siamo passati dal tifare “pro” al tifare “contro”. Prima sono arrivati gli applausi per festeggiare le cadute dei piloti “avversari” e poi dal 2015 è arrivato anche l’odio, il fuoco ai manichini con le sembianze dell’odiato pilota avversario, i fischi sotto il podio ed altre scempiaggini del genere.
Alcuni media ci hanno sguazzato per anni, ricavandone probabilmente più click e più abbonamenti, ma il tutto a discapito del motociclismo. Purtroppo chi avrebbe potuto mettere un freno a questa situazione, chi era forte di una visibilità talmente vasta da poter educare i tifosi e riaffermare i principi dello sport, non lo ha fatto. Un’escalation di antisportività, un tifo di stampo calcistico che sino a ieri nessuno sembrava voler combattere. Ma ieri finalmente una voce è uscita dal coro, e non è stata quella di un pilota qualsiasi, ma quella del Campione del mondo. Da ieri Francesco “Pecco” Bagnaia è il mio idolo.
Parlando del pubblico del Mugello ha affermato: "Qui la motivazione è molto alta, il pubblico è incredibile, sono fantastici. Onestamente non mi piace quando fischia il pubblico (è stato fischiato Marquez, ndr), non lo sopporto, non lo sopporto su di me come mi è successo a Barcellona e non lo sopporto quando viene fatto in Italia agli altri, perché penso sia irrispettoso”.
Finalmente! Finalmente qualcuno che ha avuto il coraggio di riaffermare i valori dello sport, il rispetto per tutti i piloti, per chi rischia la propria vita per la propria passione, per chi ci regala questo spettacolo meraviglioso che è il motociclismo! Ci sono voluti degli anni, ma finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire che i fischi a Marquez non fanno parte del nostro sport, che sono beceri come quelli che in Spagna qualche ignorante ha rivolto a Bagnaia. Basta fischi. Solo applausi! Grazie Francesco, ieri per me hai vinto un altro mondiale.