Il nostro amico Giamba ci racconta il suo viaggio al Tourist Trophy e tutte le emozioni che solo un appassionato motociclista può cogliere sull'Isola di Man
14 luglio 2011
Chi mi conosce lo sa, l'Isola di Man è per me una vera ossessione. Una passione che ha condizionato anche alcune scelte della mia vita; intendiamoci, nulla di trascendentale, ma una sana fissazione che mi accompagna da molti anni.
L'edizione 2011 è stata ancora più bella. Sarà che ormai conosco sempre meglio l'isola, sarà forse che quest'anno mi sono concesso sette giorni pieni di puro godimento, il fatto è che ho assaporato fino in fondo la magia che solo questo luogo riesce a regalare. Quest'anno, all'isola, ci sono andato in sella alla mia 996. Una scelta che consente di godersi ogni suo angolo ma soprattutto di far parte delle 40-45.000 moto che in queste due settimane allagano questo luogo di una passione unica e irripetibile.
Il Viaggio
Arrivo a Calais e la mattina seguente traghetto direzione Dover. Da lì si parte per Liverpool dove mi aspetta un altro traghetto che finalmente mi porterà a Douglas.
Quest'anno si festeggia il centenario del percorso della montagna, una ragione in più per rendersi conto che tutto questo non è un'invenzione del marketing. Qui c'è la storia. È bene ricordare che una volta il Tourist Trophy rappresentava una tappa del circolo mondiale e qua hanno vinto nomi come un certo Agostini... L'ultimo gladiatore moderno che ha goduto di una fama mondiale anche al di fuori dell'isola è forse il mitico Carl Fogarty, il suo record del giro è rimasto imbattuto per diversi anni.
Il Paddock
Una volta ben sistemato in una sorta di Bed & Breakfast (l'isola in questo periodo ne è piena), mi sono fiondato verso il Paddock, ovvero il centro nevralgico di quest'incredibile evento.
Mettete da parte ogni pensiero o riferimento ai paddock allestiti per le gare nostrane, qua è tutta un'altra storia. Ciò che lascia veramente stupiti è la totale, e ripeto totale, disponibilità da parte di piloti, Team manager, meccanici e chiunque sia lì anche solo per versare qualche bicchiere d'acqua, di condividere una passione vera e viscerale per le moto da corsa. In qualsiasi altro contesto competitivo sarebbe impossibile entrare nei box, riempirsi gli occhi di ogni piccolo particolare, chiedere, fare domande senza essere mandato fuori a pedate dopo pochi minuti. Nonostante il flusso continuo di appassionati, che il più delle volte risultano rispettosi ed educati, qui è possibile assistere da vicino al lavoro dei meccanici. Spesso sono gli stessi Team Manager che si sporcano le mani, a volte anche i piloti non si tirano indietro: la partecipazione è totale. Tutto è talmente vicino, genuino e vero che anche da spettatori sembra di partecipare in modo attivo a quanto accade dietro ad una moto. Semplicemente fantastico.
Viaggio al Tourist Trophy 2011