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Guidi una moto italiana, assistito da un team italiano. Come ti trovi a Varese?
«Ho lavorato diversi anni con gli italiani, ora con Azzalin in Husqvarna, in passato con Farioli in KTM. La mentalità vostra è diversa da quella dei finlandesi, ma ciò non mi crea alcun problema. Sapete lavorare bene e la cosa importante, per tutti, è impegnarsi al massimo. Non ci sono problemi, anzi mi trovo benissimo!».
Hai vinto 8 titoli mondiali, hai 36 anni. Sei soddisfatto o hai ancora fame di vittorie?
«Ho vinto fino a oggi tutto quello che potevo. Non c’è altro che possa vincere. All’inizio c’era più passione, oggi questa è cambiata, si esprime in una forma diversa. Prima volevo diventare campione del mondo. Oggi ho coronato questo sogno e il mio è diventato un vero lavoro, è cambiata la prospettiva».
...oggi ho anche l’esperienza che mi mancava anni fa. Come Valentino, ogni anni ho bisogno di nuove sfide...
Hai ancora le motivazioni giuste?
«Certo. Sono consapevole di fare un lavoro fantastico e cerco di farlo al meglio per dare le giuste soddisfazioni anche ai miei datori di lavoro. Credono in me e devo ripagarli con le vittorie. Oggi le moto sono per me un lavoro e cerco semplicemente di dare il massimo».
Dopo due anni di vittorie in USA, sei tornato in Finlandia. Eppure là vincevi e pagavano molto bene.
«I due anni in America sono stati una parentesi, era stabilito così da prima che partissi. Io amo vivere in Europa, in Finlandia che è la mia terra. Il mio piano era proprio di andare là per due anni e tornare poi in Europa, possibilmente vittorioso. Ed è andata proprio così».
Il tuo team è in Italia. Hai una base anche qui come diversi altri piloti?
«No, vengo in Italia solo per i meeting col mio team. Poi passo molto tempo in viaggio ai GP. Quando posso, torno sempre a casa, in Finlandia, da mia moglie e dai miei due bambini».
Che programmi hai per il futuro?
«Non lo so davvero, ho ancora un anno di contratto con Husqvarna, poi davvero non so che farò. È difficile dire basta con le corse in moto finché sei competitivo».
Piloti forti ce ne sono, come Antoine Meo. Ma è difficile indicarne uno che possa vincere otto mondiali, ci vogliono tanti anni ai massimi livelli. In futuro magari arriverà, ma oggi non lo vedo ancora
Sei un po’ il Valentino Rossi dell’enduro, vuoi sfidare i giovani e non ti tiri indietro di fronte alla sfide. I tuoi due anni in BMW ricordano un po' l'esperienza di Rossi alla Ducati.
«Sì, è vero. Mi piace ancora correre in moto e oggi ho anche l’esperienza che mi mancava anni fa. Come Valentino, ogni anni ho bisogno di nuove sfide da affrontare per mettermi alla prova. Ho passato due anni con BMW (due anni senza titolo mondiale, ma vissuti con grande rispetto nei confronti del team tedesco. Differente fu il comportamento di David Knight che si lasciò molto male con BMW. Ndr).
Tanti hanno criticato la mia scelta. Invece non cambierei nulla in passato, perché ho imparato molto dal lavoro con gli ingegneri tedeschi, è stata un’esperienza costruttiva. Non sapevo che si potessero modificare così tante parti nella moto».