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Non di soli piloti, manager o moto club è fatto il mondo dell'enduro, e dei motori in generale. Un grosso ruolo lo giocano i meccanici che troppo spesso sono dimenticati, o trascurati, soprattutto dai media.
Ecco perchè abbiamo scelto di inserire nel nostro ciclo di interviste anche loro, cominciando da un mito, di nome e di fatto: Nuvola!
Al secolo Alberto Cattaneo, “Nuvola” si porta dietro questo soprannome da quando era bimbo, da quando insieme ad un suo amico si divertiva a sgommare con tutto quello che fosse in grado di farlo, moto o macchine che fossero. Così in paese lo chiamavano Nuvolari. Con il tempo si è abbreviato in “Nuvola” e gli è rimasto appiccicato addosso, anche se Fabio Farioli, per differenziarsi, lo chiama “Tazio“.
45 anni, nato a Bergamo e oggi residente ad Almè, è finito in questo mondo per colpa, o per merito, di Tullio Pellegrinelli.
“In realtà da piccolo giocavo a calcio, come tutti i bambini – racconta Nuvola – e poi intorno ai 10 anni ho scoperto la moto. Quanto meno ho cominciato a seguirle – sorride”
Fino a che c'è stato l'incontro con Tullio?
“Seguivo Tullio dappertutto e così ho conosciuto suo cugino che gli faceva da meccanico. Ho iniziato a lavorare con lui, quando aveva bisogno di una mano, e nel 1979 sono salito in sella ad un Ancilotti 50”
La storia inizia fra risparmi, rate, soldi messi da parte per i ricambi, e così si arriva al Campionato Italiano Junior.
“Presi una Gilera 125 uguale a quella di Tullio e il Moto Club Arcore mi aiutava con i ricambi. Da lì sono passato alla KTM 250, comprata da Taiocchi, e nello stesso tempo ho iniziato a correre qualche gara d'europeo, le tappe italiane. Sono finito sul podio, a Sanremo, nel 1987 e fino al 1992 sono rimasto sempre in sella alla KTM”
Poi lo stop, per seguire un'altra strada...
“Volevo sistemarmi casa e la ragazza che avevo allora non amava molto la moto, e di conseguenza la mia passione per le gare. Così spostai i miei interessi in un altro ambito”
Ma nel 1995, tre anni dopo, andasti a vedere la Sei Giorni, in Polonia.
“Volevo seguire Tullio che tra l'altro vinse per l'Italia (insieme a Rossi, Fellegara, Grasso, Gallino e Nicoli) e mi offrirono allora di diventare il suo uomo ombra. Accettai con entusiasmo e in sella alla Honda 250 restai alle sue spalle fino al 2000: nel Mondiale, nell'Italiano e nell'Europeo, che vinse nel '99. Avevo anche cominciato a portare il camion della Honda sulle gare di Super Motard, fra il 1996 e il 1999”
E la tua ragazza?
“Chiudemmo la storia. E io mi immersi nuovamente nelle due ruote: la sera al Moto Club per parlare di tutto, e tutti i week end alle gare. Fino a che nel 2000 Fabio Farioli mi chiama per seguire KTM, da esterno. Dapprima nel SuperMotard, nel Mondiale, con Paolo e la cosa mi piacque quasi subito. Mi alternavo fra Enduro e SM. L'anno dopo Fabio mi chiama di nuovo fino a che nel 2002 vengo assunto ufficialmente in KTM Farioli. E da lì sono entrato nella Famiglia, perchè per me, la KTM Farioli, ormai è la mia famiglia”
Una famiglia che ti ha dato tante soddisfazioni, credo?
“Assolutamente sì. Dapprima ho seguito Botturi, fino al 2005 e ha vinto 4 titoli italiani più due terzi posti nel mondiale; in più mi occupavo anche della logistica dei camion. Nel 2005 Fabio decide di passarmi con Ivan Cervantes. Lui era già con KTM ma aveva un altro meccanico, fino a che non sono arrivato io. Sono stato dietro a lui dal 2005 al 2010 e abbiamo vinto 4 mondiali più un Indoor”
Ma prima avevi anche affiancato Fabio, no?
“Si certo, ero stato il suo meccanico, dal 2002 al 2003 compreso, sia per l'Enduro che per il SuperMotard”
Com'è il tuo rapporto con i piloti, al di fuori del paddock, della gara?
“Ottimo, c'è un vero rapporto di amicizia. C'è sempre stato anche se ovviamente con alcuni ti trovi meglio. Con Ivan mi sono trovato benissimo, lui ha un carattere fantastico ed è una persona speciale. Ma mi trovo bene anche con Thomas Oldrati, con Manzi, con Santolino, Roman. Ivan per esempio, ha un grande rispetto per le persone. Lui ci ha sempre visto, non solo a me ma anche agli altri, come persone, e non come meccanici”
Perchè vuoi dirmi che ogni tanto qualcuno invece...
“Eh bè, sì. Gli sgarbati ci sono sempre, quelli che ti trattano male, che magari scaricano le colpe su di te. Ma io non me la prendo, non sono tipo. Sono sempre stato aperto alla discussione e se c'è qualcosa che non va sono pronto a parlarne”
Quando sei in gara sei ansioso per i tuoi piloti?
“Se dicessi di no mentirei. Certo un po' di ansia c'è, specie quando sei in paddock e non vedi nulla, però so controllarmi”
Ma in moto oggi ci vai ancora?
“Assolutamente sì, ma non in gara. Tutti i giorni sono in giro con le moto, dei clienti per esempio. Esco per provarle, per vedere se è tutto a posto. Non uso mai la macchina”
Però a Gorle, alla gara organizzata da Giò Sala, ti abbiamo visto correre in moto!
Ride di cuore “E' vero ma Gorle è una cosa a parte. Ho sempre corso in quella gara perchè ha un significato speciale”
Soprattutto quest'anno se non sbaglio...hai rubato una moto ad Arnaldo Farioli, un KTM 250 degli anni Ottanta...
“Assolutamente vero, ma è una storia lunga! Quella moto era mia e l'avevo venduta ad Arnaldo che la teneva nel suo museo. Perfettamente funzionante. La sera prima della gara sono entrato con il muletto, ho sollevato la moto e l'ho portata in officina insieme a Renato Foresti. Stavamo controllando l'olio, i filtri, la frizione quando è arrivato Arnaldo e ci ha colti in flagrante!”
Accidenti, e che è successo?
“Aveva “nasato” la cosa! Così è arrivato e ci ha colti di sorpresa e a quel punto ha cominciato a dire che dovevo pagare il noleggio ma poi abbiamo legato il pagamento al risultato. Se fossi arrivato bene mi avrebbe abbuonato il tutto” e sorride di nuovo con i suoi occhi sempre divertiti, solari e sinceri.
Ma non è stata l'unica gara di quest'anno, vero?
“In effetti no. Ho corso anche il revival della “Valli” insieme ad Arnaldo Farioli”
Toglimi una curiosità, ma non ti è mai venuta voglia di cambiare, di andare magari a fare una Dakar, o comunque un rally per conoscere e toccare ancora un altro mondo?
“Eh – sospira – certo che mi è venuta la voglia e ci siamo anche andati vicino quando Giovanni Sala è andato a fare la Dakar. Ne abbiamo parlato ma le due cose fanno fatica a coesistere, non riuscirei a seguire tutte e due, Enduro e Rally. E poi l'Arnaldo non ci sente mica tanto da quell'orecchio”
E scoppiamo a ridere tutti e due.