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Federico Caricasulo è uno dei giovani piloti italiani che quest’anno si sta maggiormente mettendo in luce non solo nell’Europeo Stock 600, ma anche nel CIV, dove è in testa alla classifica della Supersport. Dopo alcuni anni bui, ora il vivaio dei piloti italiani si sta animando di tanti talenti, sia in Moto3 che in Stock 600, le due categorie nelle quali i ragazzi hanno modo di crescere e di dimostrare le proprie doti.
Federico è nato a Ravenna nel 1996, ha da poco compiuto 18 anni, ma dimostra una maturità inaspettata per la sua giovane età. E’ molto concreto e realista ed ha imparato che bisogna stare con i piedi per terra e che si deve lottare a denti stretti se si vogliono conquistare i propri traguardi. Una mentalità per fortuna ben lontana da quella di chi si sente arrivato solo per aver vinto qualcosa, oppure perché è sostenuto da amici e parenti.
Tra pochi giorni farà il suo debutto nel mondiale Moto2 sulla pista di Misano, nelle fila del team JR, in sostituzione dell’infortunato Teetsuta Nagashima. Un’altra tappa importante per la carriera di “Carica”.
Come hai iniziato a correre?
«Nel 2004 a otto anni ho iniziato con le minimoto e subito dopo sono passato alle Mini GP ed al HIRC (Honda Italia Racing Project). Nel 2011 ho gareggiato nel trofeo Honda 125 concludendo al secondo posto e l’anno seguente ho ottenuto il terzo posto nel trofeo Honda 250. La scorsa stagione mi sono iscritto al CIV Stock 600, ma è stata un’annata deludente, con una moto ed un team poco competitivi. Per fortuna quest’anno ho incontrato i responsabili del team Evan Bros S.M.A. E’ la squadra dove correva Faccani e mi ci sono trovato subito molto bene, tanto che i risultati stanno arrivando».
Quando hai la moto che va forte, sei nell’ambiente giusto e le persone che ti sono vicine sono competenti ed appassionate non puoi che crescere e fare il salto di qualità
Merito solo al team o anche della tua maturazione?
«Quando hai la moto che va forte, sei nell’ambiente giusto e le persone che ti sono vicine sono competenti ed appassionate non puoi che crescere e fare il salto di qualità. Per me è stato così. Sino a quando hai team e moto per fare ventesimo cresci poco».
Il tuo primo Europeo. Esperienza difficile?
«Ti dirò che secondo me è più difficile il CIV Supersport, dove oltre ai molti giovani che si vogliono mettere in luce, trovi vecchie volpi come Cruciani, Roccoli o Giugovaz, tanto per citarne alcuni. L’unica cosa più semplice del CIV rispetto all’europeo è che conosco le piste. Qui nella STK 600, a parte ovviamente le due italiane, non le conoscevo per niente, ma ho capito che si devono imparare molto in fretta. Nell’europeo 600 hai due turni il venerdì e poi le qualifiche e la gara il sabato. Tutto in fretta e senza possibilità di errore. Le piste dove abbiamo corso quest’anno comunque sono tutte molto belle ed in particolare questa di Jerez mi è piaciuta subito».
Siamo quasi a fine stagione. Puoi fare un consuntivo?
«Originariamente il nostro obiettivo era l’Europeo ma poi abbiamo dovuto virare sull’italiano. L’inizio della 600 stock è stato più difficile del previsto, o forse solo più sfortunato. Ad Aragon mi hanno squalificato per aver tolto in ritardo le termocoperte, mentre ad Assen avevo la pole sull’asciutto, ma poi in gara c’è stato un nubifragio e sono caduto quando ero sesto. Dopo un sesto posto a Imola però non sono più sceso dal podio. Secondo a Misano, terzo a Portimao e secondo qui a Jerez. Ma Faccani ormai ha vinto il titolo. Nel CIV invece mi gioco il campionato al Mugello. Sino ad ora ho fatto cinque podi con una vittoria nella prima gara proprio sulla pista toscana. Speriamo bene. In classifica ho 6 punti di vantaggio su Cruciani, 16 su Roccoli e 22 su Giugovaz. Non sarà certo facile».
Nell’Europeo ha dominato Faccani.
«Lo conosco da quando eravamo bambini. E’ bravo a sistemarsi la moto ed ha già una buona esperienza sulla 600. Un avversario davvero tosto, un riferimento per me. Quest’anno gli siamo stati vicini e quando riuscirò a batterlo vorrà dire che sarò stato davvero bravo».
La Federazione sta lavorando bene ed abbiamo dei campionati italiani competitivi che ci permettono di continuare a crescere ed imparare
Fate parte di una generazione con tanti bravi piloti.
«Quelli della mia età vengono tutti dalla scuola della HIRP. Locatelli, Ferrari, Bastianini, Fenati e Faccani sono emersi come me nella Honda Italia Racing Project. Una categoria MiniGP con moto da 100 cc. Abbiamo avuto la fortuna di avere come insegnanti gente del calibro di Mario Lega ed altri piloti che ci hanno aiutato molto. E poi la Federazione sta lavorando bene ed abbiamo dei campionati italiani competitivi che ci permettono di continuare a crescere ed imparare».
Ma a volte non basta essere bravi, ci vogliono anche gli sponsor. Tu ne hai?
«Nemmeno uno. Per questo devo andare forte e mettermi in mostra se voglio continuare a correre. Quest’anno la mia squadra ha creduto in me ed ha investito molto ed io li ringrazio dal profondo del cuore e farò di tutto per portargli i miglior risultati possibili. Per il futuro spero trovino il budget anche per proseguire».
Cosa ti piacerebbe fare in futuro?
«In questo weekend correrò nel mondiale Moto2. Una bella esperienza che mi rende molto felice. Però in futuro vorrei restare nelle derivate dalla serie. Magari fare la trafila Stock 1000, Supersport e poi Superbike, dove corre il mio idolo e concittadino Marco Melandri. Lo guardo sempre quando è in pista ed è davvero un grande. Devo dire però che mi piace tanto anche Rea, uno che guida da paura e che come me ha una Honda».
Ed il nostro augurio Federico è che tu possa fare ancora meglio di Johnny. In bocca al lupo.