John McGuinness “cavaliere elettrico”

John McGuinness “cavaliere elettrico”
Il massimo interprete del leggendario Tourist Trophy, vinto ben 17 volte, quest’anno punta alla vittoria anche nella gara TT Zero con la inedita Mugen Shinden da 122 cv e ben 22,4 kgm di coppia
14 aprile 2012

 

Anche quest’anno, il Tourist Trophy dell’Isola di Man ospiterà il SES TT Zero Clean Emissions Motorcycle Challenge, ovvero la sempre più interessante competizione per moto elettriche, giunta alla sua quarta edizione. Oltre al fatto di vincere la gara – e chiaramente anche a quello di diffondere un messaggio di rispetto per l’ambiente, missione alla quale il mondo prima o poi dovrà puntare senza più alcuna esitazione – l’obiettivo principale è naturalmente quello di superare la media delle 100 miglia orarie sul giro, e saranno 20 i team di 8 nazioni (India, Regno Unito, Austria, Giappone, Stati Uniti d’America, Svezia e Germania, oltre naturalmente alla stessa Isola di Man) che tenteranno di riuscire nell’impresa. Anche perché il primo che lo farà si porterà a casa un premio di 10.000 sterline (circa 12.000 euro), che male non fanno. Ma sono stati allestiti anche 10 trofei speciali da assegnare ad altrettanti team che infrangeranno l’emblematica soglia velocistica.


La TT Zero 2012


Lo scorso anno, la TT Zero è stata vinta da Michael Rutter, che in sella alla MotoCzysz E1PC ha fallito il colpaccio per soli 5 secondi, percorrendo il giro dell’Isola (poco meno di 61 km) in 22’43”68 alla media di 99,604 miglia orarie, pari a 160,3 km/h.

Ma quest’anno la corsa ecologica acquisirà un’importanza particolare, perché al via vedremo anche il titolatissimo John McGuinness, titolare di ben 17 vittorie e 33 podi conquistati sul leggendario Mountain Circuit di Man. McGuinness – che quest’anno correrà al TT con il N°1 sulla carenatura, quindi sarà il primo pilota ad affrontare la mitica discesa che porta a Bray Hill il prossimo 2 giugno, quando partirà la gara della Dainese Superbike – porterà al debutto in gara la nuovissima Mugen Shinden, che ha provato sul circuito giapponese di Motegi, notoriamente di proprietà Honda, lo scorso 22 marzo.


La Mungen alle origini


Le origini della Mugen (“senza limiti”, in lingua giapponese) Motorsports risalgono al lontano marzo 1973, quando Hirotoshi Honda, figlio del grande Soichiro, e da Masao Kimura, amico ed ex pilota, per dedicarsi principalmente alla preparazione di motori automobilistici Honda, fino ad arrivare alla Formula 1, con minor

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interesse verso il mondo a due ruote.
Mugen, naturalmente, è sempre stata legata ad Honda, e pur avendo sempre mantenuto la propria indipendenza, è sempre venuto naturale considerarla un po’ una sorta di reparto corse satellite della più grande casa giapponese. La quale, guarda caso, ha presentato la propria moto elettrica sportiva RC-E al Tokio Motor Show dello scorso dicembre.


Caratteristiche tecniche


Comparando fotograficamente le due moto non ci pare di trovare analogie ciclistiche, quantomeno visibili. Ma sotto alla carenatura della Shinden – il cui nome significa, molto ambiziosamente,“dio dell’elettricità” – potrebbe verosimilmente celarsi il medesimo motore, che sarebbe quello della berlina Integra: si tratta di un’unità trifase tipo “brushless” alimentata da batterie agli ioni di litio da oltre 370 Volt, capace di fornire 122 cavalli, il che magari non farà una grande impressione. Ma vogliamo parlare della coppia? Siamo a ben 22,4 kgm (220 Nm), esattamente come per il formidabile motore tricilindrico da 2.294 cc della Triumph Rocket III! Il tutto con un peso di 260 chili, chiaramente a secco, visto che qui di benzina non ce n’è.

Il telaio è un doppio trave in materiale plastico rinforzato con fibra di carbonio, con il cannotto inclinato di 23°, avancorsa di soli 96 mm e interasse di 1.485 mm. La luce a terra è di 130 mm, e l’altezza della sella di 840. Quanto agli pneumatici, abbiamo un 120/70 anteriore e un 200/55 posteriore, montati su cerchi da 17 pollici.

E molto facile ipotizzare che il “vecchio” John non ci deluderà nemmeno nell’inedita veste di “cavaliere elettrico” (titolo, quest’ultimo, di un bel film del 1979 diretto da Sidney Pollack e interpretato dal grande Robert Redford).
 

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