La FIM proroga l’introduzione della nuova normativa dei caschi piloti

Carlo Baldi
Con un comunicato, la FIM sposta al 3 giugno l’introduzione della normativa FRHPhe-01. Tutti i pro e i contro di un’omologazione che crea perplessità tra i produttori di caschi
11 febbraio 2019

Le due Commissioni, la GP composta da Carmelo Ezpeleta (Presidente Dorna) Paul Duparc (FIM) Herve Poncharal (IRTA) e Takanao Tsubouchi (MSMA) e quella SBK composta da Gregorio Lavilla (Dorna SBK) e Franck Vayssié (FIM) in una riunione tenutasi il 5 febbraio 2019, hanno deciso di far scattare l’obbligo di utilizzo da parte dei piloti dei caschi omologati FIM a partire dal 3 giugno 2019 e non dal primo evento agonistico del 2019 come era stato invece stabilito in precedenza. 


La decisione è stata presa in quanto sono ancora molte le richieste di omologazione al vaglio dell’unico laboratorio autorizzato dalla FIM alla concessione dell’omologazione  FRHPhe. Di conseguenza sino al 2 giugno 2019 i piloti di MotoGP, Moto2, Moto3 e Superbike potranno utilizzare caschi omologati ECE 22-05 (Europa) Snell (USA) o JIS (Giappone) oltre naturalmente a quelli che sono già riusciti a superare i test previsti dalla nuova direttiva FRHPhe-01.


Le due Commissioni invitano i produttori di caschi a presentare entro fine febbraio (cioè tra poche settimane) i loro caschi al laboratorio FIM, per essere testati secondo la normativa FRHPhe-01, l’unica che autorizza l’utilizzo dei caschi nelle competizioni motociclistiche della FIM.  Sul sito www.frhp.org, che viene aggiornato quotidianamente, potete visionare gli elenchi dei caschi omologati e di quelli che sono attualmente soggetti alle prove.


La successiva direttiva FRHPhe-02 è al momento sospesa sino al prossimo incontro tra le Commissioni e i produttori di caschi protettivi per motociclisti, previsto per la metà del 2019.  Allegata al comunicato troviamo una tabella che chiarisce che sino alla data del 2 giugno 2019 in tutte le competizioni motociclistiche riconosciute dalla FIM si debbano utilizzare solo caschi omologati ECE, Snell JIS o FRHPhe-01.


Dalla data del 3 giugno in MotoGP, Moto2, Moto3 e Superbike si potranno utilizzare esclusivamente caschi conformi all’omologazione FRHPhe-01, mentre in tutte le altre competizioni (MotoE, Rookies Cup, Moto3 Mondiale Junior, Supersport, Supersport 300, Mondiale Endurance, Mondiale Endurance World Cup, Mondiale Sidecar e Land Speed World Records) si potranno continuare ad utilizzare caschi ECE, Snell e JIS (oltre che FRHPhe-01). Infine dalla prima gara del 2020 i piloti potranno utilizzare esclusivamente caschi omologati secondo la normativa FRHPhe-01.   


Questo è il contenuto del comunicato emesso dalla FIM e dalla Dorna, ma vediamo di fare chiarezza su cosa sia questa nuova direttiva voluta dalla FIM ed in cosa si differenzi dalla vigente omologazione europea ECE 22-05. Innanzitutto solo i caschi conformi a una o più delle tre omologazioni sopra citate possono richiedere l’omologazione della FIM. Inoltre possono essere testati solo caschi integrali con mentoniera fissa (no jet e nemmeno apribili) e caschi con la chiusura del cinturino a doppia D (doppio anello). Non viene accettata nessuna chiusura a scatto. 


Rispetto all’omologazione Europea ECE 22-05 la direttiva FRHPhe-01 prevede una prova di penetrazione (già prevista dalla Snell e dalla JIST) che si effettua facendo cadere un cuneo di metallo appuntito del peso di 3 Kg da un’altezza di 3 metri, che va ad impattare sulla parte superiore del casco. Il cuneo non deve penetrare all’interno del casco e toccare la falsa testa sulla quale è stato fissato il casco.  


Proseguendo con la comparazione tra le due omologazioni, dobbiamo rilevare che quest’ultima prevede una prova con la stessa macchina test utilizzata dalla ECE, ma ad una velocità più alta: una caduta a 8,2 metri/secondo per la calotta e di 6 m/sec per la mentoniera. Inoltre i punti di impatto sono differenti rispetto a quelli stabiliti dalla normativa Europea. 


Un’altra prova è quella ad un impatto a bassa velocità (5 m/s). Cambiano anche i limiti di HIC, che sono leggermente più alti per le alte velocità. Ricordiamo che HIC (Head Injury Criterion) è un valore che viene rilevato dal computer che elabora i dati delle prove di impatto. Il valore HIC calcolato si traduce nei potenziali danni che verrebbero subiti dalla testa umana in caso di impatto. Ad ogni valore limite HIC corrisponde infatti una probabilità statistica di danni cerebrali. 


Ma la più importante caratteristica della FRHPhe-01 è che prende in considerazione l'accelerazione rotazionale, vale a dire un valore che misura il danno riportato dalla testa dell’utilizzatore nel caso di un impatto obliquo... Due dei caschi inviati per i test verranno impattati con una falsa testa libera, equipaggiata con 3 accelerometri e alcuni sensori di rotazione angolare. In pratica è come se la falsa testa disponesse di ben 9 accelerometri.


Infine i caschi vengono testati in tutte le varie possibili combinazioni di appendici aerodinamiche (prese aria/spoiler). Il casco in grado di superare tutte le prove, otterrà la “super omologazione” ed il produttore  potrà/dovrà applicare sulla calotta un’etichetta olografica vendutagli dalla FIM al prezzo di 5 franchi svizzeri (4,99 euro al cambio attuale). 


Da notare che tutti i caschi prodotti nel modello omologato dovranno avere sulla calotta  l'etichetta FIM, anche quelli venduti nei negozi e non solo quelli utilizzati dai piloti nelle competizioni. Per controllare che i caschi venduti o utilizzati nelle gare siano effettivamente identici a quelli sottoposti all’omologazione, la FIM si riserva il diritto di comperare caschi sul mercato, testarli e sanzionare con una multa chi eventualmente non superi le prove di controllo. 

 

Chiarite le principali caratteristiche della nuova normativa fortemente voluta dalla FIM, in collaborazione con Dorna e MSMA (Associazione dei costruttori di motocicli) vediamo ora cosa ne pensano i produttori. Innanzitutto esiste un solo laboratorio autorizzato a testare i caschi secondo la FRHPhe-01 ed è situato al Motorland di Aragon. E’ diretto dal Professor Mari Maza ed è un’emanazione dell’Università di Saragozza. Ovviamente un solo laboratorio allunga di molto i tempi dei test (da qui la proroga di cui sopra) ma soprattutto nega ai produttori ogni possibilità di controllo o di contro-prova. 


Desta molte perplessità tra i produttori europei anche l’introduzione della prova di penetrazione. L’omologazione ECE 22-05 che in molti (compreso chi scrive) ritengono essere la migliore al mondo,  non prevede questa prova in quanto è stato appurato che un casco debba assorbire la maggior quantità possibile dell’energia che deriva da un impatto. Per fare questo il casco non può essere rigido (altrimenti i caschi avrebbero la calotta in acciaio). Però per superare la prova di penetrazione la calotta deve essere rigida e più pesante e questo è contrario alla (giusta) filosofia che guida l’omologazione europea.  


Perplessità derivano anche dalla prova di impatto a bassa velocità, che era presente nella ormai obsoleta omologazione ECE 22-04, ma venne eliminata nella 05 in quanto non serviva a nulla. Qualsiasi casco era infatti in grado di superarla. 

I produttori si ritroveranno quindi con i caschi replica più pesanti e più cari

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Il costo dell’etichetta FIM, pari a 5 euro, andrà ad aumentare il prezzo di vendita del casco da pilota. I produttori si ritroveranno quindi con i caschi replica più pesanti e più cari, e di conseguenza con una minor possibilità di vendita.

Ulteriori dubbi sulla nuova normativa derivano dal fatto che la Clinica Mobile non sia stata coinvolta nella valutazione della FRHPhe-01, e quindi, di fatto, non esista collegamento tra i problemi verificatisi in pista e la normativa stessa. Inoltre la nuova omologazione è stata sviluppata basandosi sul “Cost 327” (uno studio della Comunità Europea che riguarda gli incidenti che coinvolgono i motociclisti), che si è occupato di incidenti stradali  l'80% dei quali è avvenuto in città: condizioni completamente diverse, dunque, rispetto a quelle che i piloti trovano in pista.

Da rilevare infine che al momento della richiesta dei test omologativi, i produttori sono obbligati a firmare FIM un documento che sembra essere più un contratto che non una semplice richiesta: un accordo che, tra le altre cose, obbliga i richiedenti a sottoscrivere quanto la Federazione Internazionale affermi in materia di caschi e di sicurezza, nonostante che, come abbiamo visto, i pareri siano invece diversi sotto molti punti di vista. Ma le aziende non hanno alternative: o richiedono la nuova omologazione, o non potranno utilizzare i propri caschi nelle competizioni.

 

Una situazione ingarbugliata, con molti punti oscuri ancora da valutare e da chiarire. Non possiamo però negare come la FRHPhe-01 introduca concetti, come l'accelerazione rotazionale, che di fatto anticipano le nuove normative, tra le quali la futura ECE 22-06.

I danni provocati al cervello dall'accelerazione rotazionale sono stati messi in evidenza da molti studi, ma sino ad ora non era stato ancora messo a punto un reale test ripetitivo in grado di misurare questo tipo di urto.

La nuova normativa nasce dalla volontà della Dorna, che ha constatato come alcuni piloti utilizzassero caschi non adatti all’utilizzo in condizioni estreme come quelle della pista. Da qui la necessità di “costringere” i produttori a fornire ai piloti solo caschi di elevata qualità, più sicuri.

A nostro parere, in un prossimo futuro la nuova FRHPhe-01 non sarà solo discriminante per l’utilizzo dei caschi in pista, ma diventerà un vero e proprio marchio di qualità, che andrà ad identificare i caschi ritenuti più sicuri.

 

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