Laia Sanz: la regina del deserto

Laia Sanz: la regina del deserto
Laia Sanz Pla-Giribert, uno straordinario talento femminile nel motociclismo fuoristrada
7 marzo 2016

Punti chiave

Il percorso agonistico di Laia Sanz nella realizzazione dei suoi successi, oltre ad essere fortemente caratterizzato dal suo straordinario talento, ha rappresentato nel mondo motociclistico fuoristrada una realtà talmente importante da aver definitivamente mutato la tradizionale visione maschile del centauro di questo sport.

Lo spirito di questa moderna Virago è quest’anno arrivato al massimo splendore con un gesto cavalleresco d’altri tempi: durante una tappa della recentissima Dakar Laia, pur correndo da protagonista nella classifica generale, vistosi cadere rovinosamente davanti un collega motociclista, senza indugiare e senza farsi troppe domande si è fermata a soccorrere il malcapitato avvisando prontamente i soccorsi, ed in tal modo ha potuto salvargli la vita. Ho avuto modo di conoscere personalmente Laia dagli esordi ad oggi, prima come rivale pilota e poi come tecnico, ne ho sempre apprezzato la modestia ma, soprattutto, la determinazione nel voler emergere in un ambiente, la scuola trialistica catalana, dove la tauromachia continua ad essere ben radicata.

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La storia

Laia Sanz Pla-Giribert nasce l’undici dicembre 1985 a Corbera de Llobregat, nei pressi di Barcellona. E' il periodo dei primi successi trialistici del campionissimo catalano Jordi Tarres, che in Spagna, negli anni a seguire, renderà questa disciplina un vero e proprio sport motoristico nazionale. In questo contesto, Laia muove i primi passi, ispirata dal padre e dal fratello, anche loro “vittime” della rinnovata tradizione trialistica Catalana; le radici profonde di questo sport nascono proprio qui alla fine degli anni 60’ quando le gloriose case motociclistiche Bultaco, Ossa e Montesa, di stanza a Barcellona, rompono l’egemonia meccanica quattro-tempistica inglese, proponendo leggerissimi motocicli con motori  a due tempi, antesignani delle moderne motociclette da Trial.

Così Laia, a soli quattro anni, sale per la prima volta su una moto da Trial, per iniziare una carriera gloriosissima che la vedrà a soli 11 anni vincere la sua prima gara nel campionato maschile Juniores spagnolo, a 12 anni vincere la prima edizione del Campionato Europeo Femminile non titolato. Nell’anno 2000 arriva poi la consacrazione iridata, con la conquista del Campionato Mondiale Femminile individuale ed a squadre: in quello stesso anno la Federazione spagnola istituisce la categoria femminile nel suo campionato. Questa storia infinita dura ancora oggi: la ventottenne Catalana, pur cambiando specialità, dopo 13 titoli mondiali individuali, sei a squadre, 10 europei e otto nazionali nel Trial, continua a trionfare nel campionato mondiale enduro femminile, suo negli ultimi tre anni, e soprattutto diventa la nuova regina delle gare motociclistiche più probanti, i rally-raid africani.

Laia ai tempi della militanza in Honda
Laia ai tempi della militanza in Honda

Laia infatti, dopo aver abbandonato nel 2012 la carriera agonistica nel Trial, si è specializzata nella Dakar, la gara motociclistica più dura al mondo, diventandone subito, nemmeno a farlo apposta, la dominatrice femminile. Con il clamoroso risultato dello scorso anno, che l'ha vista a ridosso dei primi quindici, Laia è diventata nel 2015 pilota ufficiale Honda, la casa motociclistica più importante del mondo, salendo fino all’ottavo posto. Mentre in questo 2016, divenuta ufficiale KTM, ha confermato la presenza tra i top classificandosi quindicesima.

Rivoluzionaria

Il fenomeno Laia Sanz ha indubbiamente segnato positivamente il cammino e la divulgazione di uno sport considerato di nicchia (il Trial) per la sua particolare filosofia tecnica, nonostante le origini molto antiche e la grande spettacolarità. La presenza costante ai vertici del campionato mondiale di categoria ed anche - non dimentichiamo - nel campionato maschile, ha generato una nuova consapevolezza rispetto alle capacità di emergere di una donna in un ambiente sostanzialmente considerato maschilista.

I successi di Laia hanno prodotto tutta una serie di iniziative che hanno portato al riconoscimento iridato femminile vent’anni dopo il primo campionato maschile, all'istituzione della categoria femminile in ogni federazione nazionale e, non ultimo, una speciale commissione di sviluppo nella federazione internazionale, che ha dato il via a sua volta all’organizzazione di numerose scuole dedicate. Non meno importante è stato l’interesse dimostrato dai media che hanno eletto Laia a eroina del motociclismo spagnolo e internazionale, realizzando numerosi interventi televisivi che, se da una parte ne hanno consacrato la grandezza, dall’altra come detto hanno reso popolare la disciplina in Spagna ma anche nel mondo, con gli ultimi straordinari successi alla Dakar.

Laia continua ad essere presente in ogni iniziativa benefica come testimonial, spesso al fianco dei più blasonati calciatori piuttosto che in testa alla presentazione delle Special Olympics spagnole. E' dello scorso anno la consegna del prestigioso riconoscimento della medaglia d’oro al Reale merito sportivo spagnolo.

Concludendo…una speranza

Il fenomeno Laia Sanz costituisce un elemento fondamentale nella crescita del moderno motociclismo off-road, la sua straordinaria passione verso le due ruote ha avuto il potere di evolvere la cultura maschile del centauro in una direzione molto più paritaria, regalando a molte ragazze la consapevolezza che impegno, dedizione e tecnica possono portare a gareggiare uomini e donne affrontando le stesse difficoltà. Su tutto, il numero di adepti al movimento trialistico mondiale, raddoppiato in meno di quindici anni.

Emotivamente devo riconoscere, con molta sincerità, che l’aver seguito da vicino questa straordinaria parabola mi ha aiutato a maturare una mentalità nuova, dove l’universo femminile ha una importanza ancora tutta da scoprire e dalla quale, sono certo, al giorno d’oggi non si può prescindere; invidio loro, in particolare, la capacità di sorridere sempre dopo una difficoltà, che è molto diverso dal semplice rialzarsi.

Nonostante l’elemento femminile nei motori sia oggi una realtà consolidata, siamo però ancora distanti dall’avere una presenza significativa nella stanza dei bottoni e, per questo, nella mia personale esperienza nello sport dei motori, continuo a registrare questa carenza da tutta una serie di storture, riconducibili purtroppo a comportamenti tipicamente maschili come corruzione, compromesso, azzardo, sete di potere e denaro, che purtroppo sono troppo spesso limiti ad una crescita anche etica dello sport, qualunque esso sia.

 

“Da piccola mi dissero che guidare una moto mi rendeva un maschiaccio, ma si sbagliavano, non si perde la femminilità né tantomeno non si è donne se si sceglie di pilotare una moto in gara”.

Laia Sanz

Foto: Bauer/RallyZone, Kin

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