Le donne dei campioni Motocross USA: Tiffany Lechien

Le mogli di Lechien, Lackey, Laporte e Smith hanno ripercorso in una serie di quattro divertenti interviste la vita trascorsa a fianco di questi mitici eroi che hanno scritto esaltanti pagine di storia di Motocross | M. Zanzani
21 febbraio 2013



Ron Lechien è nato nel dicembre del 1966 a El Cajon
, cittadina dell’entroterra californiano a pochi chilometri da San Diego.Una zona che evidentemente è “terreno fertile” per il motocross statunitense, avendo sfornato una serie di assi del calibro Marty Smith, Marty Tripes, Broc Glover e lo stesso Ricky Johnson.

Oltre a Ron, naturalmente, che nel 1981 stupì tutti per la sua guida fluida ed efficace dominando la Pro Class nella leggendaria gara di Mammoth Mountain, e che già a 16 anni firmò un contratto con il Team Yamaha U.S.A. E all’esordio da pilota ufficiale, nell’arco di una settimana vinse sia la prova della 250 Supercross di Orlando che la 125 National di Lake Whitney , in Texas, battendo gente come Hannah, Bailey, Glover, Barnett, e gli stessi Ricky Johnson e Jeff Ward: compito difficile per chiunque, figuriamoci per un sedicenne esordiente nella fossa dei leoni, ma che consacrò il giovanissimo Ron – presto noto anche come “The Dogger “ - come un gran talento naturale. Un vero idolo anche per i suoi concittadini, peraltro stupiti che spesso lui non salisse in moto per allenarsi se non poco prima di una gara!

Lechien su Honda nel 1985
Lechien su Honda nel 1985
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Nell’arco di soli 9 anni di gare, Lechien ha corso alternativamente con moto ufficiali di Yamaha, Honda e Kawasaki, conquistando 25 vittorie, 10 delle quali nel campionato National classe 125, 6 nel National 250, 7 nel Supercross 250 e due nel National 500. Il suo unico titolo Ron se lo aggiudicò nel Campionato AMA 125 National del 1985, in sella ad una Honda, tuttavia finì 7 volte entro i primi 10 nella classifica AMA. In ogni caso, Ron è stato un ottimo pilota, che divenne presto famoso per il suo stile decisamente fantasioso e spettacolare. Ma anche per la sua vita piuttosto scapestrata, tipo “genio e sregolatezza”: tant’è che in un anno si beccò 150.000 dollari di multa dal team Kawasaki per aver saltato delle sessioni di prova, riunioni tecniche e i classici appuntamenti con i tifosi a caccia di autografi. Fortunatamente, suo padre Dick investì parte dei guadagni ottenuti con le vittorie per di Ron costruirgli un futuro, fondando la casa di lubrificanti californiana Maxima Oils, a San Bernardino.


Lavorare in azienda però non è come correre nel cross, tant’è che Ron Lechien divenne fin troppo sedentario, tanto da ingrassare vistosamente a causa della sua inesistente attività fisica. Uno status ovviamente mal tollerato da uno come lui, che ha saputo reagire seguendo una dieta molto ferrea per tornare a una forma dignitosa. Ed oggi, a 46 anni, come molti suoi ex colleghi di durissime battaglie agonistiche, è tornato a divertirsi con le vecchie glorie del cross. Recentemente, è venuto anche in Italia come ospite della Trasborgaro 2012, la gara “veterans” tenutasi a Borgaro Torinese lo scorso 18 novembre.

 

Tiffany Lechien


Quando hai incontrato Ronnie?

«Avevo dodici anni, a scuola eravamo nella stessa classe ma poi lui fu bocciato per via delle gare e non siamo stati più assieme, ci vedevamo ogni tanto in giro o alle feste ma lui faceva le sue cose e io le mie. Però era il più carino della città, guidava la moto e fu l’inizio della sua carriera, ».

 

Quindi era un po’ presto per stare assieme.
«In quel periodo era decisamente selvatico, di ragazze non ne voleva una ma probabilmente ne aveva una ventina. Quando frequentavo le superiori iniziò a telefonarmi e il ragazzo era molto geloso, e quando Ron vinse il Supercross di San Diego, proprio nella sua città, è stato molto eccitante ma l’ho dovuto mascherare perché ognuno aveva ancora la sua vita, ci vedevamo ma più come buoni amici. Anche il ragazzo che avevo andava in moto, ma non era bravo e soprattutto pazzo come Ron, a volte mi aspettava di notte fuori da casa mia».


Allora non pensavi che sarebbe potuto diventare il tuo compagno?
«No, perché mi disse che se fossimo stati assieme non sarebbe riuscito a fare ciò che ha fatto, si sarebbe sentito intrappolato».


E come è successo che vi siete messi insieme?
«Io avevo sempre lo stesso numero di telefono e Ron mi chiamava più o meno tre volte l'anno, poi sette anni fa il mio ragazzo delle superiori è morto e Ron ha chiesto se poteva accompagnarmi al funerale al termine del quale siamo andati a cena e mi ha semplicemente detto: da ora stai con me».

 

Per lui girare con la moto da cross è una cosa naturale, gli risulta facile e mi stupisce come riesca a memorizzare la pista anche con un solo giro

Conoscendolo non stupisce un’uscita del genere.
«E’ vero, ma è molto cambiato, quando siamo tornati assieme praticamente non andava più in moto, l'ho messo a dieta, si è rimesso a correre ed ora è molto contento perché per lui girare con la moto da cross è una cosa naturale, gli risulta facile e mi stupisce come riesca a memorizzare la pista anche con un solo giro».

 
Hai parlato con lui della sua carriera?
«Certo, ho sempre saputo tutto ad iniziare dalla casa sulle colline che comprò quando aveva sedici anni perché guadagnava la bellezza di 250.000 dollari l'anno, che a quei tempi erano un’enormità, ci ero anche stata qualche volta per delle feste. Lui poi è un tipo che si ricorda di tutte le gare, di come sono andate e di chi ha partecipato. Conosco tutta la sua carriera, e anche tutte le ragazze che ha avuto, non so quale sia stata la carriera che lo abbia impegnato di più...».


Lo segui quando va alle gare di adesso?
«Sì, ogni week end o due andiamo a correre, ha una Kawasaki 450 che gli da la filiale americana ed è sponsorizzato dalla JT Racing e dalla Monster».


Sei con lui anche quando viene in Europa, una bella esperienza?
«Sì, soprattutto vedere come tutti lo conoscono e come tutti gli vogliono bene. Quando viaggiamo c'è sempre qualcuno negli aeroporti che lo riconosce, è famoso più di George Clooney….».


Quanto è cambiato rispetto al passato?
«Adesso apprezza tutto molto di più, perché sa cosa ha avuto e cosa ha perso. E soprattutto non si mette nei guai per questioni di droga o di donne perché sa che mi perderebbe, finalmente ha fatto ordine nella sua vita. Ama gli animali, gli animali amano lui, i miei genitori e la mia famiglia gli vogliono bene tanto che ogni volta che mi arrabbio con lui lo difendono. I suoi lati negativi si sono addolciti, stiamo bene, litighiamo, scherziamo, giochiamo e andiamo assieme alle gare con lui. Praticamente è irriconoscibile rispetto ad una volta».

 

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