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Raggiungiamo Luca Manca al telefono, mentre in automobile si sta recando a fare riabilitazione insieme alla compagna Giuliana. È allegro, loquace, felice di informarci sulle sue condizioni di salute e sul suo desiderio di normalità: un segno che il peggio è definitivamente alle spalle.
Inutile girarci attorno, il botto di Luca durante la sesta tappa della Dakar cilena ha fatto temere il peggio.
Il pilota di Sassari, a causa dell’edema cerebrale conseguente alla caduta, è stato operato in una clinica di Santiago e tenuto in coma farmacologico per diversi giorni. Gli è stata applicata anche una sonda nel cervello per monitorare la pressione nella scatola cranica. Solo in un secondo momento è stato possibile trasferire il pilota della KTM presso l’ospedale San Raffaele di Milano e, da qui, nella sua amata Sardegna, dove la riabilitazione sta procedendo a gonfie vele.
Merito di un fisico possente (Luca è stato giocatore semi professionista di pallacanestro) e di una forza di volontà straordinaria, che gli permette già di sognare traguardi ambiziosi.
Ciao Luca, come stai?
Luca Manca: «Sto bene, grazie. Sto facendo tanta riabilitazione psico-fisica, seguo le terapie che mi hanno dettato i medici e a giugno mi aspetta un’importante visita medica che mi dirà quando potrò tornare a correre nelle competizioni».
Parli di riabilitazione psico-fisica. Spiegaci meglio di cosa si tratta.
Luca Manca: «Oltre al lavoro in piscina, in palestra e con la bicicletta, faccio anche riabilitazione cognitiva che mi aiuta a migliorare il linguaggio (ma vi assicuriamo che Luca si esprime già benissimo. Nda)».
Sei già tornato al lavoro?
Luca Manca: «Certo, avevo fretta di lasciare l’ospedale di Milano anche per tornare alla mia vita di tutti i giorni. Che è fatta di affetti e di lavoro nell’azienda di famiglia. Qui c’è la mia compagna Giuliana, che mi ha assistito meravigliosamente, la mia bimba di 11 mesi e tutta la mia famiglia».
Di cosa ti occupi?
Luca Manca: «Abbiamo un’azienda che lavora la carta a Porto Torres. Ma spesso mi reco in Egitto, dove seguiamo un’attività con la Italcementi, società che ringrazio perché mi ha sempre aiutato economicamente per correre».
Raccontaci la tua giornata tipo.
Luca Manca: «La mattina mi sveglio prestissimo per andare al lavoro. Poi buona parte della giornata la dedico alla riabilitazione fisica, che procede per il meglio».
Non dirci che sei già tornato a guidare un’automobile.
Luca Manca: «No, non posso ancora. Vado in bicicletta, ma per la macchina ci vuole ancora l’ok del medico. Forse tra due settimane arriverà. Intanto mi faccio portare in giro… Ma è meglio così, l’appetito vien mangiando e dopo l’automobile, vorrò guidare subito la moto».
Sei stato un grande protagonista della Dakar sudamericana. Per i risultati (eri tra i primi in classifica generale), per il tuo bellissimo gesto nei confronti di Coma (gli hai dato la tua ruota posteriore, perdendo diverse posizioni). E poi per quel gravissimo incidente a 150 km/h; cosa ricordi?
Luca Manca: « Mi ricordo solo la prima caduta, dopo la quale sono ripartito. Della seconda caduta, quella in cui sono rimasto ferito, non ricordo nulla: buio totale. Mi si è spenta la “luce” all’improvviso. Dell’incidente non porto nessun ricordo. E devo solo ringraziare l’abbigliamento protettivo che indossavo se ora sono qui. Casco, paraschiena, protezione cervicale, tutori in carbonio per le ginocchia… tutti elementi indispensabili quando si corre a quelle velocità».
Ti ricordi il risveglio in ospedale?
Luca Manca: «Ho un ricordo sbiadito, devi capire che ero imbottito di medicinali. In un secondo tempo ho realizzato di avere al mio fianco Giuliana, la mia piccolina, il papà. È stato emozionante. Ma la gioia più grande è stata tornare qui, in Sardegna, e ritrovare l’affetto della mia famiglia».
Nei giorni del tuo incidente la stampa e gli appassionati di fuoristrada ti hanno seguito passo passo. Hai sentito la loro vicinanza?
Luca Manca: «Sì, gli amici della Sardegna e tanti appassionati di enduro e rally mi hanno manifestato la loro amicizia e il loro affetto. È stato importante».
I tuoi colleghi piloti ti sono stati vicino?
Luca Manca: «Devo fare un distinguo. Tranne poche eccezioni, i piloti italiani non mi sono stati vicini, non so per quale ragione… Ho sentito molto invece l’affetto dei piloti francesi, di quelli spagnoli e degli americani. Marc Coma è stato l’unico collega che mi ha fatto visita quando ero ricoverato in ospedale a Milano, un gesto bellissimo che ho apprezzato molto. Marc è un vero amico, generoso e sempre disponibile».
Chi altri ti ha aiutato in questo momento difficile?
Luca Manca: «La KTM non mi ha mai abbandonato. In particolare KTM Italia mi è stata davvero a fianco nella persona di Angelo Crippa (amministratore delegato di KTM Italia. Nda), un persona per bene che mi ha sempre fatto sentire la sua presenza in questi mesi difficili. Un grazie speciale lo dedico anche ad Antonio Locatelli (caschi Airoh. Nda) che è stato tra i primi a chiamarmi dopo l’incidente».
Tra i tuoi sogni e le tue ambizioni c’è ancora la moto?
Luca Manca: «Aspetto di terminare, e bene, la riabilitazione per tornare nel pieno della forma. Fisica e mentale. Voglio correre».
Abbiamo capito bene? Vuoi tornare a correre in moto?
Luca Manca: «Già il lunedì dopo il Rally di Sardegna vorrei saltare in sella alla moto da enduro. Ho già degli obiettivi che mi sono prefissato: le ultime gare di Campionato Italiano Enduro, le ultime di Motorally e poi di nuovo in Africa».
Nei tuoi programmi quindi rientrano anche i Rally africani e la Dakar?
Luca Manca: «Certamente. Spero di correre il Faraoni e il Rally del Marocco, finiti i quali mi aspettano alcuni giorni di test con la KTM».
La forza d’animo e la tempra di Luca sono incredibili. Temevamo di trovarlo demotivato, deluso dal mondo dei rally a cui tanto aveva dato, e che in una frazione di secondo stava spezzando la sua vita. Ci eravamo sbagliati, il campione di Sassari tornerà presto in sella, e non lo farà da comprimario.