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Dove ci eravamo lasciati? 2 anni e mezzo fa, dopo il mio esordio in pista con IL Luca (Pedersoli, della Riding School). Solo al pensiero di quella giornata ancora mi torna la pelle d'oca. Quello che però ignoravo, tornando a casa quella sera, era che il mio battesimo in pista... sarebbe stato solo l'inizio.
Una volta online, l'articolo che mi ero divertito a scrivere aveva ricevuto un po' di commenti. Alcuni sostenevano che "una volta provata la pista, se ti piace, poi non ne esci più!". Ci avevo sorriso, nonostante il tono inquietante dei messaggi, ma lì per lì non ci avevo dato molto peso. Risultato? Eccomi qui 2 anni e mezzo dopo, con 20 giornate in pista nel carniere e la consapevolezza che, forse, davvero non ne esco più!
Ma - ancora una volta - riavvolgiamo il nastro.
Fatto il corso nel 2020, torno in redazione dal mio amico e mentore Maurizio Vettor e gli chiedo: "Mauri, ma se volessi andare in pista a divertirmi un po', da privato, cosa mi consigli?". Mai risposta fu più preziosa: "Guido tu conosci bene la tua moto, conosci bene le tue gomme (da strada), quando andrai in pista quello che per te sarà nuovo sarà il contesto. Quindi quando andrai in pista è meglio che tu lo faccia con moto e gomme che conosci bene, che sai gestire, padrone del loro comportamento".
Detto fatto: l'uscitina in pista sono diventate 20, sempre rigorosamente con la mia moto e con le gomme da strada. Unico upgranding che mi sono concesso: pneumatici bimescola dopo le prime 10 uscite, per cominciare ad assaporare il grip dei pneumatici (un po' più) racing.
E ogni volta cercando di applicare i consigli dei colleghi (lavorare da motopuntoittì ha i suoi vantaggi .. eh oh) e dei tutorial online sulla guida in pista. Ogni volta cercando di migliorare i movimenti, le traiettorie, la confidenza con la moto ... e perchè no, limando qualche decimo (e sentendomi un eroe). Fino a un certo punto però, perchè recentemente mi sono reso conto che con quella moto, con quei pneumatici e con le mie limitate capacità, il rischio di cadere e farsi male era dietro l'angolo. Mi sono reso conto, per fortuna, che per rincorrere qualche decimo in meno avrei dovuto forzare, oltre il potenziale a mia disposizione, con sicuro amaro finale.
E quindi chessifà?
Ovvio! Si richiama IL Luca.
Tempo una settimana e sono di nuovo al Tazio Nuvolari, a Cervesina, dove tutto cominciò. Ad attendermi sempre lui, IL Luca, anima e firma della Luca Pedersoli Riding School, e sempre lei, la Yamaha R6, sorniona nel box coccolata da termocoperte. Una FI-GA-TA. Arrivo scodinzolando, non solo perchè so che mi divertirò come un bambino, ma perchè l'idea di un corso personale con IL Luca mi crea un'aspettativa infinita sulla mia crescita di pilota (non ridete, è che ogni tanto mi diverto a considerarmi tale).
Come funziona: si comincia con un lungo colloquio, così che l'istruttore possa capire a che punto sei e definire i punti di miglioramento. Poi, cartina del circuito alla mano, ti spiega traiettorie e marcia da tenere punto per punto. Poi, ovviamente, pista, tanta pista. L'ho detto: una FI-GA-TA. All'inizio segui l'istruttore, perchè un conto è studiare le traiettorie su una cartina, un altro è farle per davvero. Poi è il tuo turno di stare davanti, con l'istruttore che ti segue da vicino e - con la GoPro - ti riprende. Tornati ai box si analizzano i filmati e curva dopo curva si evidenziano errori e aree di miglioramento.
All'inizio il carico di informazioni è enorme, rischi l'overload, salti in sella pensando "ma io come faccio a ricordarmi tutta sta roba!? E lo sguardo, e la spalla, e il ginocchio e le chiappe ...". Il primo turno è devastante. Sbagli tutto, ovviamente, sei rigido e ti senti quasi sotto esame. "Ca@@o ma è molto più difficile di quello che pensassi! In che condizioni ho girato in pista negli ultimi 2 anni!".
Esatto: la presa di coscienza è istantanea, girare bene in moto non è nè istintivo né automatico, ma ti senti rassicurato dal fatto che hai fatto bene a mettere in dubbio le tue capacità, perchè è facile montarsi la testa. E quindi sotto col corso, sei qui per imparare no?
IL Luca è bravissimo, anche dal lato umano, sottolinea subito le cose che ti riescono bene dandoti certezze e poi ti fa lavorare sul resto, un po' alla volta, in modo da acquisire, consolidare e passare oltre. E già verso fine mattina mi rendo conto che sono molto più sciolto, non mi appendo più al manubrio in curva, non faccio (quasi) fatica e la R6 urla in rettilineo in mezzo alle gambe. Una FI-GA-TA.
Io: "Luca, senti, non voglio fare il fanatico, ma mi fai fare un paio di giri a tuono?"
Luca: (con accento bresciano) "Guido ma sei scemo?! Stai girando 10" più veloce rispetto al primo turno di stamattina!"
Credo che il sorriso ebete da bambino la mattina di Natale mi sia rimasta stampata per almeno due settimane. Incredibile! Ma è proprio qui la magia: tu pensi che per fare il tempone devi scannare al limite delle possibilità umane ... si ok devi spingere, ma se metti le ruote nel punto giusto (come dice IL Luca quando intende che le traiettorie sono tutto) e ti muovi bene in sella, questo vale più della staccata della vita. Poi è chiaro, il tutto rapportato a chi è in sella, cioè io, che non corro in MotoGP e mi esalto per qualche curva fatta bene.
Finisce il corso che vorrei continuare all'infinito, tipo i bambini davanti alla giostra al Luna Park. Non solo per il divertimento, ma anche perchè mi sono reso conto di quanto facessi tempi pazzeschi (sempre per me, eh) senza forzare e quindi - presumibilmente - diminuendo il rischio. Proprio il motivo per cui avevo scelto il corso.
Come sempre: IL Luca santo subito.