Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
In un paese calciofilo come l’Italia, quando si vuole sminuire qualcosa o qualcuno, si tira in ballo la serie B. La serie B è l’incubo degli italiani perché significa retrocessione, sconfitta. Da un po’ di tempo questo modo di dire viene utilizzato da molti per paragonare la MotoGP alla Superbike.
Nel commento del Direttore di un noto mensile che tratta (anche) di moto e di motociclisti, ho letto i complimenti a Biaggi che ha vinto il mondiale Superbike, ma si diceva anche che il Corsaro è stato bravo perché, una volta uscito dal mondo della GP, ha avuto l’umiltà di ripartire dalla Superbike, cioè dalla serie B.
Anche Melandri ha lasciato la GP per la Superbike e da più parti è stato scritto che se non riuscirà a vincere in Superbike, cioè in serie B, dovrà considerarsi un pilota finito.
E Scassa? Luca non ha trovato posto in serie B ed ha optato per la Supersport. Vuol dire che scenderà in serie C? E se avesse deciso di gareggiare nel CIV? Sarebbe stato un pilota di serie D? E in questa delirante ottica il Tourist Trophy, la corsa più affascinante (e pericolosa) del mondo in che campionato andrebbe collocato ? Il vero pilota motociclistico ha due soli obiettivi correre e vincere.
Per farlo è disposto ad ogni tipo di sacrificio, compreso quello fisico. Tutti noi restiamo stupiti dal fatto che in poco tempo i piloti di moto riescano a recuperare da gravi incidenti che metterebbero KO ogni altro essere umano. Ma il pilota non può aspettare. Non può stare lontano dalla pista, perché il suo obiettivo è correre. Correre e vincere.
Melandri non ha scelto la serie B o la seria A. Melandri ha scelto di non rinunciare al piacere di correre e di vincere
Ed è questo l’aspetto più affascinante di questo nostro sport. Cal Crutchlow in una intervista rilasciata a Moto.it alcuni mesi fa disse: «Correre mi porta dei benefici economici, ma io lo farei anche gratis».
E questo vale per tutti i piloti motociclisti.
Da Valentino Rossi a chi si è classificato all’ultimo posto del più sconosciuto dei trofei amatoriali. Sono ormai molti anni che incontro e intervisto piloti, e non ne ho mai trovato uno che non fosse intimamente convinto di essere il più forte. E se i risultati non arrivano è solo colpa della moto, della sfortuna o di quell’altro pilota che aveva le gomme migliori. Ma la prossima gara andrà meglio perché il migliore è lui.
Melandri non ha scelto la serie B o la seria A. Melandri ha scelto di non rinunciare al piacere di correre e di vincere. Marco era stufo di correre sapendo prima ancora di prendere il via che avrebbe corso per le posizioni di rincalzo.
Melandri è ancora un pilota di moto, si ritiene il migliore e lo vuole dimostrare.
Nel motociclismo non ci sono gare di serie A o di serie B. Ci sono le corse e basta. E tutte le corse sono affascinanti perché in qualsiasi competizione motociclistica i piloti danno il massimo e rischiano la loro incolumità per il piacere di spingersi oltre i propri limiti e oltre le proprie paure.
La serie A o la serie B lasciamole al calcio, a chi le gare le ha sempre e solo viste in televisione, a chi sta approfittando della popolarità assunta dalle moto per parlare di una passione che in realtà non gli appartiene.