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Ciao a tutti! A Mandello del Lario non c’è soltanto la Moto Guzzi, ma anche Ezio Gianola, oggi 58enne, ex-pilota della 125 e vicecampione del mondo con la Honda trent’anni fa: uno che in carriera ha vinto nove Gran Premi, è salito trenta volte sui podi del mondiale, sei volte ha conquistato il titolo nazionale e ha guidato MBA, Garelli, Honda e Derbi. Negli anni Ottanta era normale fermarsi in una classe per tutta la carriera, diventandone uno specialista. Venerdì scorso, 30 novembre, Gianola mi ha invitato per la serata a lui dedicata nel teatro cittadino.
Ogni pilota potrebbe scrivere un libro sulla carriera personale, ed Ezio, anche se non ha studiato tanto, ne scriverebbe uno fantastico, perché ha un talento naturale. Intelligente e spiritoso, è anche un cabarettista nato, e con la sua storia e vari testimoni ha inventato un vero spettacolo. Con i mitici collaudatori della Guzzi, che erano anche piloti e lo hanno ispirato, da “Lalo” Macchi, scomparso da giovane e rappresentato dal fratello, fino a Renato Pasini, Luciano Gazzola e Alfio Micheli; con i primi amici che lo hanno aiutato a portare in pista una scassata Aspes 125 alla quale è sopravvissuto per miracolo, e poi con i meccanici veri come Scola e Balzarotti, un paio di giornalisti-testimoni, i primi finanziatori che lo hanno supportato e infine gli sponsor importanti del territorio lariano, come Gilardoni, Domino e Nolan. Con leggerezza e grande divertimento, la serata è cominciata alle 21 ed è finita a notte fonda. Qualche ospite era un po’ suonato per via dell’età, il tempo passa, ma Ezio è brillante e ha saputo ispirare tutti con arguzia e classe.
Ogni pilota ha una storia analoga a tante altre, in fondo. La passione trasmessa dall’ambiente, il sogno, i primi giri in pista e la scoperta di saperci fare. Però ogni storia ha una sua particolarità. Gianola aveva la Moto Guzzi di fianco a casa: non più la Guzzi che ha fatto la storia, ma pur sempre un catalizzatore di tradizione e competenza. Questo lo ha salvato: gli amici stretti non sapevano nulla della moto e facevano soprattutto pasticci, ma qualcuno a cui rivolgersi per riparare i guasti si conosceva. Come Bruno Scola, che per tanti anni ha lavorato in fabbrica alla sperimentazione con Lino Tonti, e tuttora prepara le bicilindriche Guzzi.
Il dilettantismo e la caparbietà rischiarono di far deragliare il giovane Ezio, e chissà quanti altri Gianola hanno dovuto arrendersi prima di cogliere un minimo risultato, qui tra i monti lariani come in tutte le altre zone italiane. Gianola ha perso tempo, ha perso delle opportunità, alla fine se l’è cavata benone perché era tenace, aveva coraggio e guidava forte, ma quanti mondiali avrebbe potuto raccogliere se fosse nato in Romagna invece che qui? Tanti hanno sollevato la domanda clou della serata.
“Bisogna prendere quello che passa…col vento!” questa è la celebre frase che Ezio tirò fuori una volta, in una mia intervista per Grand Prix alla fine degli anni Ottanta. Di sicuro il vento era per Gianola una conoscenza stretta, lui è nato con la Breva fuori dalla finestra, e a meno di un chilometro dalla storica galleria creata per lo studio aerodinamico delle Moto Guzzi vincenti. Di fatto, l’imprecisione linguistica ha contribuito a renderlo famoso, addirittura infilandolo di diritto in un libro dedicato alle uscite più strampalate dei grandi dello sport. E la filosofia resta solida: che sia “il convento” come dice alla lettera l’espressione idiomatica, oppure sia il vento di Gianola, quello che conta è adattarsi alla situazione e alle possibilità concrete senza perdersi nelle recriminazioni. Fosse nato in Romagna, certamente il nostro eroe avrebbe fatto presto a trovare degli amici più competenti, una motoretta in prestito, una pistina per provare, due lire per cominciare facendo subito sul serio. Eppure ce l’ha fatta ugualmente, e magari proprio le difficoltà – le stesse che con molta probabilità hanno fermato tanti altri ragazzi come lui - l’hanno reso più determinato, e alla fine più forte.