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Buon anno a tutti voi! Il 2019 è ormai qui, e forse non sapete che settanta anni fa, proprio in questi giorni, stava maturando l'idea di un campionato mondiale del motociclismo. Le corse si facevano da tanto tempo, anche ad altissimo livello, ma con la guerra alle spalle finalmente si pensava in grande: il campionato europeo diventò campionato mondiale e la Federazione dei Club Motociclisti fu rifondata nella FIM che conosciamo adesso. Prima gara al TT, Isola di Man, a metà giugno; poi Svizzera, Olanda, Belgio, Ulster e infine, sesta prova e unica in un circuito stabile, Monza con il GP delle Nazioni del 4 settembre. Gli italiani dominarono la 125 e la 250 con piloti e moto: Nello Pagani su Mondial 125 e Bruno Ruffo su Moto Guzzi 250 sono i primi nostri campioni nell'albo d'oro. Gli inglesi invece primeggiarono nelle classi maggiori: con Freddie Frith e la sua Velocette vincitori sei volte su sei, e con Leslie Graham (AJS bicilindrica) che prevalse di poco sul versatile Nello Pagani (Gilera quattro). La quinta classe, i sidecar, andò a un altro inglese: Eric Oliver su Norton.
Io ho i capelli grigi ma non esageriamo, non ho ricordi dell'epoca, compivo un anno nei giorni in cui quei piloti correvano ad Assen. L'unico campione del 1949 che ho avuto l'occasione di conoscere, molto anni dopo, è stato Pagani che peraltro in Olanda, e non fu l'unica volta, vinse sia la 125 sia la 500. Era milanese, Nello, un tipo intelligente e spiritoso, tanto appassionato da tornare in sella a una Laverda 750 nel 1970 per correre la 500 Km di Monza in mezzo ai dilettanti che potevano essere i suoi figli. Di questi settant'anni di campionato del mondo posso però dire di averne seguiti una cinquantina, comunque tantissimi. Ho visto correre Hailwood, Ivy, il sidecarista Klaus Enders e altri giganti. Agostini, Sheene, Roberts e Lucchinelli li ho incrociati qualche volta anche in pista. E magari prossimamente vi proporrò un sondaggio per sapere quali sono stati i campioni che vi hanno colpito di più, per conoscenza diretta o anche soltanto per sentito dire. I "vostri" campioni mondiali. Molti di loro sono diventati delle vere leggende collezionando titoli a raffica, Ago e Angel Nieto su tutti, ma non è detto che valgano per i nostri lettori più di certi altri, come Schwantz per fare un nome, che hanno portato a casa un campionato soltanto ma che hanno colpito a fondo l'immaginario e il cuore dei motociclisti.
Lo so che è difficile. Se dovessi fare un solo nome, io stesso sarei molto incerto. Hailwood o Agostini? E Nieto? Provini, Saarinen, Spencer, Valentino Rossi o Marquez? Niente, adesso non occupiamoci dei nomi, magari portatevi avanti per studiare come rispondere al futuro sondaggio.
Per ora lancio una proposta. Immagino che, nel corso della prossima stagione, FIM e Dorna vorranno celebrare in qualche modo questo anniversario. "1949-2019, il mondiale compie settant'anni". Io credo che sarebbe bello radunare i più anziani tra i campioni del mondo superstiti e metterli di fianco ai giovani che corrono oggi. E fare di questo incontro un video che sarebbe straordinario: volti, parole, passione. La tecnologia ha cambiato profondamente anche il nostro mondo, Phil Read -sette titoli e 52 vittorie, uno dei più anziani che volentieri accetterebbe l'invito- non sapeva nemmeno cosa fossero le termocoperte, i forcelloni a banana, i link della sospensione posteriore, le pinze radiali, i breefing di tre ore dentro il box e i test invernali. Ma l'ho conosciuto e ve lo posso assicurare: la passione che lo muoveva è la stessa dei piloti di oggi. Una vita intera dedicata alla moto, esattamente come i Bagnaia o i Bezzecchi che conoscete.