Nico Cereghini: “Melandri, che peccato!”

Nico Cereghini: “Melandri, che peccato!”
Pare proprio che si fermi, a trentatre anni e ancora affamato di moto. Marco non mi è mai stato particolarmente simpatico, però mi dispiace: sprecare il talento è un peccato
2 febbraio 2016

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Ciao a tutti! Per un talento che forse torna – Casey Stoner- ce n’é un altro che quasi certamente esce: Marco Melandri. L’annunciato addio alla SBK del pilota di Ravenna mi induce a riflettere sulle qualità dei piloti e sul loro carattere. Perché entrambi, Stoner e Melandri, sono stati giudicati piloti veloci, molto veloci; però con caratteri particolari, molto particolari.


Tutte le volte che si accenna alla psicologia c’è qualche lettore che protesta dicendo “non ci serve: giudichiamo il pilota e non l’uomo, parliamo di sport e non di gossip!”. Ma questa è una sciocchezza: il gossip è lo spettegolare sulle fidanzate e sulla vita privata, e qui non lo si fa, mentre invece indagare sul carattere è utile, perché non esiste lo sportivo sganciato dalla sua umanità. Io credo che talento e carattere facciano un tutt’uno, e che da quell’insieme (oltre all’intervento del caso) esca qualche volta il campione fenomenale, qualche volta il campione normale e qualche volta anche il flop.
 

Melandri è stato il campione del mondo della classe 250 nel 2002, ed era un pilota molto precoce: il più giovane a vincere l’italiano della 125 a quindici anni, il più giovane a vincere un GP della stessa classe a 15 anni e 324 giorni (Assen 1998), il più giovane a salire sul podio della 250 (Portogallo ’99) e ancora il più giovane a conquistare quel titolo della duemmezzo a vent’anni (battuto in seguito da Pedrosa e Lorenzo). Poi, alti e bassi: in MotoGP le prime difficoltà con la Yamaha M1, ma poi due grandi stagioni con la Honda RC di Gresini, nel 2005, finita al secondo posto generale, e nel 2006. Lì pareva lanciato anche nella top class, Macio Melandri, e invece ricorderete tutti com’è andata: cotto dalla Ducati, tradito dalla Kawasaki, ancora un anno con Gresini insieme al Sic, e dalle stelle piombò nella mediocrità. Né gli è andata meglio in SBK: un anno di Yamaha, due anni BMW, poi l’Aprilia; è veloce, vince tanto, va molto vicino al titolo mondiale. Ma al momento buono tutte le volte perde la moto o si perde lui stesso: cadute, infortuni, problemi tecnici, gare sbagliate, tensioni nel box. E infine l’ultima, svogliata stagione in MotoGP con l’Aprilia.


Io non so esattamente tutta la storia, e Marco lo conosco poco. Per saperne di più ho telefonato a Reggiani, che lo ha scoperto vent’anni fa, ma Loris non parla, si sono lasciati male. Francamente, il Macio non mi è mai stato particolarmente simpatico (lamentoso, contorto, indecifrabile), però, ora che si ferma, mi dispiace. A trentatre anni, in SBK avrebbe avuto ancora parecchio da dire, invece nessuno lo ha cercato, e adesso ho la sensazione che qualcosa di bello sia stato sprecato. Lo so bene che per un pilota il solo talento non basta, e per questo ho sempre studiato anche l’uomo. Ma è possibile, mi chiedo, che nessuno sia mai riuscito a raddrizzare lo spigoloso carattere di Melandri? Era davvero un’impresa così proibitiva?

Melandri, che peccato
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